Ben nota l’influenza di Gaspar van Wittel sugli esordi pittorici dell’adolescente Luigi Vanvitelli, ma quel che conviene qui sostenere è come soprattutto nel Vanvitelli architetto continui a fermentare il praticantato con il padre e in special modo quell’impostazione ‘vedutistica’ della costruzione dello spazio, sintesi di natura, città e architettura. Nel comporre i suoi progetti i ricorrenti tagli prospettici all’infinito dilatano la dimensione architettonica alla misura del paesaggio, spingendo l’idea oltre la scala urbana e riuscendo a configurare un organismo unitario, visivamente scomponibile in distinti brani al tempo stesso indissolubilmente legati da un'unica visione d’insieme. Una modalità di concepire unitamente architettura, città e paesaggio che certo perviene ai massimi risultati nel progetto di Caserta, come anche nelle sue ‘correzioni’ al progetto di Mario Gioffredo per la villa Campolieto per i duchi di Casacalenda. Fabbriche tutte largamente approfondite dalla storiografia, che ne ha valutato cultura architettonica e rimandi, comparando di volta in volta tracciati ideativi, matrici lessicali e sviluppi compositivi, su cui certo non è necessario ritornare in queste brevi note, se non per avvalorare quel senso di percezione dell’infinito nella finitezza dello spazio progettato, quell’ idea di «horizonte alto» di provenienza fiamminga e sì di riconoscibile ascendenza paterna, eppure mirabilmente nuova.
Dalla città al paesaggio: «l’horizonte alto» nell’architettura di Luigi Vanvitelli / DI LIELLO, Salvatore. - si:(2024), pp. 184-191. [10.6093/978-88-6887-221-2]
Dalla città al paesaggio: «l’horizonte alto» nell’architettura di Luigi Vanvitelli
Salvatore Di Liello
2024
Abstract
Ben nota l’influenza di Gaspar van Wittel sugli esordi pittorici dell’adolescente Luigi Vanvitelli, ma quel che conviene qui sostenere è come soprattutto nel Vanvitelli architetto continui a fermentare il praticantato con il padre e in special modo quell’impostazione ‘vedutistica’ della costruzione dello spazio, sintesi di natura, città e architettura. Nel comporre i suoi progetti i ricorrenti tagli prospettici all’infinito dilatano la dimensione architettonica alla misura del paesaggio, spingendo l’idea oltre la scala urbana e riuscendo a configurare un organismo unitario, visivamente scomponibile in distinti brani al tempo stesso indissolubilmente legati da un'unica visione d’insieme. Una modalità di concepire unitamente architettura, città e paesaggio che certo perviene ai massimi risultati nel progetto di Caserta, come anche nelle sue ‘correzioni’ al progetto di Mario Gioffredo per la villa Campolieto per i duchi di Casacalenda. Fabbriche tutte largamente approfondite dalla storiografia, che ne ha valutato cultura architettonica e rimandi, comparando di volta in volta tracciati ideativi, matrici lessicali e sviluppi compositivi, su cui certo non è necessario ritornare in queste brevi note, se non per avvalorare quel senso di percezione dell’infinito nella finitezza dello spazio progettato, quell’ idea di «horizonte alto» di provenienza fiamminga e sì di riconoscibile ascendenza paterna, eppure mirabilmente nuova.File | Dimensione | Formato | |
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