La ricerca sociale e storica sul fenomeno mafioso si è tradizionalmente concentrata sui caratteri peculiari delle tre mafie storiche del nostro paese: Cosa Nostra, Ndrangheta e Camorra. Ormai disponiamo di una cospicua letteratura che, da diverse angolazioni teoriche, ne ha analizzato genesi, consolidamento, evoluzione, fattori di riproduzione, rapporti con le classi dirigenti, strategie di adattamento al cambiamento. Permane tuttavia in molti contributi una tendenza a considerare queste forme organizzative alla stregua di “corpi” solidi, frutto di epoche lontane, agenti sulla base di una soggettività storica sostanzialmente immutata nel corso del tempo e dunque dotati di una matrice unitaria e chiari confini (per quanto permeati da rapporti di collusione/corruzione con attori esterni). Le ragioni di una tale visione, veicolata a più riprese dalla pubblicistica e spesso implicita nei contributi degli studiosi, sono diverse. Hanno a che fare con la formazione del discorso pubblico e del senso comune, con le fasi di emergenza nazionale del fenomeno, con l’azione e le rappresentazioni fornite dal fronte dell’antimafia e, non da ultimo, con l’impostazione disciplinare e teorica degli studiosi stessi. Le ricerche degli ultimi anni mettono in discussione questi assunti, mostrando un panorama più complesso, che comprende fenomeni di espansione territoriale, forme ibride, processi di imitazione, casi di genesi di nuove formazioni, convivenza di gruppi storici e nuove formazioni mafiose. Questa complessa articolazione costringe a tener conto delle dimensioni analitiche dello spazio e del tempo e del ruolo dei fattori di contesto nella riproduzione mafiosa, inducendo progressivamente ad abbandonare una prospettiva del fenomeno mafiocentrica e consustanziale.

Declinare le mafie nello spazio e nel tempo / Brancaccio, Luciano. - (2021). (Intervento presentato al convegno Convegno della Società di Studi Geografici “Oltre La Globalizzazione. Chains” tenutosi a Università di Napoli nel 10 dicembre).

Declinare le mafie nello spazio e nel tempo

Luciano Brancaccio
2021

Abstract

La ricerca sociale e storica sul fenomeno mafioso si è tradizionalmente concentrata sui caratteri peculiari delle tre mafie storiche del nostro paese: Cosa Nostra, Ndrangheta e Camorra. Ormai disponiamo di una cospicua letteratura che, da diverse angolazioni teoriche, ne ha analizzato genesi, consolidamento, evoluzione, fattori di riproduzione, rapporti con le classi dirigenti, strategie di adattamento al cambiamento. Permane tuttavia in molti contributi una tendenza a considerare queste forme organizzative alla stregua di “corpi” solidi, frutto di epoche lontane, agenti sulla base di una soggettività storica sostanzialmente immutata nel corso del tempo e dunque dotati di una matrice unitaria e chiari confini (per quanto permeati da rapporti di collusione/corruzione con attori esterni). Le ragioni di una tale visione, veicolata a più riprese dalla pubblicistica e spesso implicita nei contributi degli studiosi, sono diverse. Hanno a che fare con la formazione del discorso pubblico e del senso comune, con le fasi di emergenza nazionale del fenomeno, con l’azione e le rappresentazioni fornite dal fronte dell’antimafia e, non da ultimo, con l’impostazione disciplinare e teorica degli studiosi stessi. Le ricerche degli ultimi anni mettono in discussione questi assunti, mostrando un panorama più complesso, che comprende fenomeni di espansione territoriale, forme ibride, processi di imitazione, casi di genesi di nuove formazioni, convivenza di gruppi storici e nuove formazioni mafiose. Questa complessa articolazione costringe a tener conto delle dimensioni analitiche dello spazio e del tempo e del ruolo dei fattori di contesto nella riproduzione mafiosa, inducendo progressivamente ad abbandonare una prospettiva del fenomeno mafiocentrica e consustanziale.
2021
Declinare le mafie nello spazio e nel tempo / Brancaccio, Luciano. - (2021). (Intervento presentato al convegno Convegno della Società di Studi Geografici “Oltre La Globalizzazione. Chains” tenutosi a Università di Napoli nel 10 dicembre).
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