Scopo di questo contributo è ricostruire il processo di mutamento che ha investito il quartiere di Bagnoli, nell’area occidentale di Napoli, a seguito della ristrutturazione aziendale e poi della chiusura dell’acciaieria Italsider tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso. La “fabbrica”, fulcro simbolico e politico dell’attivismo operaio, ha rappresentato il luogo per eccellenza dell’aggregazione di classe in città. E, ben oltre il suo impatto materiale, ha coinvolto nelle dinamiche della rappresentanza politica anche altri ceti, come è testimoniato dal consenso elettorale nei confronti del Pci del quartiere di Bagnoli, la cui composizione sociale non era, anche in quegli anni, riducibile alla sola dimensione operaia. A partire dalla fine degli anni 80 e con più vigore all’inizio dei 90, in concomitanza con la dismissione della fabbrica, si assiste nel quartiere all’affermazione di nuovi criteri di aggregazione del consenso politico. Con il declino della fonte principale di distribuzione di risorse la partecipazione di base ai partiti della sinistra, alle organizzazioni sindacali e, più in generale, alla vita collettiva, si spegne man mano. Contemporaneamente si afferma una tendenza alla differenziazione delle strategie individuali e alla formazione di dinamiche politiche secondo nuove forme e logiche, che assimilano Bagnoli al resto della città. Si creano così le condizioni ambientali ideali per la diffusione delle clientele politiche dei partiti di governo, la cui azione si rende evidente negli esiti delle elezioni del 1992. La vita sociale de quartiere cambia radicalmente: alle associazioni operaie, ai circoli del dopolavoro, alle società sportive legate all'Italsider si sostituiscono come centri di formazione del consenso i circoli culturali legati alla Dc e al Psi. Purtuttavia le nuove strategie del consenso politico durano lo spazio di un mattino. Il passaggio cruciale del '93 spazza via i principali centri politici cittadini di redistribuzione delle risorse. In ogni caso il processo di differenziazione sociale del quartiere va avanti: nuovi flussi residenziali in entrata e in uscita, percorsi di mobilità sociale, aumento dei livelli d'istruzione configurano una realtà in profonda trasformazione. Il contributo qui proposto ricostruisce le dinamiche di trasformazione del quartiere sulla base di una serie di interviste realizzate circa 20 anni fa e di un’analisi delle fonti secondarie (Censimenti Istat, dati elettorali).

Deindustrializzazione e mutamento politico. Il caso di Bagnoli / Brancaccio, Luciano. - (2020). (Intervento presentato al convegno Il volto della città di Napoli e l’attività dell’Amministrazione Valenzi (1975 –1983) tenutosi a Napoli nel 13-14 febbraio).

Deindustrializzazione e mutamento politico. Il caso di Bagnoli

Luciano Brancaccio
2020

Abstract

Scopo di questo contributo è ricostruire il processo di mutamento che ha investito il quartiere di Bagnoli, nell’area occidentale di Napoli, a seguito della ristrutturazione aziendale e poi della chiusura dell’acciaieria Italsider tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso. La “fabbrica”, fulcro simbolico e politico dell’attivismo operaio, ha rappresentato il luogo per eccellenza dell’aggregazione di classe in città. E, ben oltre il suo impatto materiale, ha coinvolto nelle dinamiche della rappresentanza politica anche altri ceti, come è testimoniato dal consenso elettorale nei confronti del Pci del quartiere di Bagnoli, la cui composizione sociale non era, anche in quegli anni, riducibile alla sola dimensione operaia. A partire dalla fine degli anni 80 e con più vigore all’inizio dei 90, in concomitanza con la dismissione della fabbrica, si assiste nel quartiere all’affermazione di nuovi criteri di aggregazione del consenso politico. Con il declino della fonte principale di distribuzione di risorse la partecipazione di base ai partiti della sinistra, alle organizzazioni sindacali e, più in generale, alla vita collettiva, si spegne man mano. Contemporaneamente si afferma una tendenza alla differenziazione delle strategie individuali e alla formazione di dinamiche politiche secondo nuove forme e logiche, che assimilano Bagnoli al resto della città. Si creano così le condizioni ambientali ideali per la diffusione delle clientele politiche dei partiti di governo, la cui azione si rende evidente negli esiti delle elezioni del 1992. La vita sociale de quartiere cambia radicalmente: alle associazioni operaie, ai circoli del dopolavoro, alle società sportive legate all'Italsider si sostituiscono come centri di formazione del consenso i circoli culturali legati alla Dc e al Psi. Purtuttavia le nuove strategie del consenso politico durano lo spazio di un mattino. Il passaggio cruciale del '93 spazza via i principali centri politici cittadini di redistribuzione delle risorse. In ogni caso il processo di differenziazione sociale del quartiere va avanti: nuovi flussi residenziali in entrata e in uscita, percorsi di mobilità sociale, aumento dei livelli d'istruzione configurano una realtà in profonda trasformazione. Il contributo qui proposto ricostruisce le dinamiche di trasformazione del quartiere sulla base di una serie di interviste realizzate circa 20 anni fa e di un’analisi delle fonti secondarie (Censimenti Istat, dati elettorali).
2020
Deindustrializzazione e mutamento politico. Il caso di Bagnoli / Brancaccio, Luciano. - (2020). (Intervento presentato al convegno Il volto della città di Napoli e l’attività dell’Amministrazione Valenzi (1975 –1983) tenutosi a Napoli nel 13-14 febbraio).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/869221
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