Il declamatore poeta: il giovane Ovidio al bivio tra oratoria e poesia (Sen. contr. 2, 2, 8-12)

Un giovane Ovidio, allievo del retore Arellio Fusco, interviene al dibattimento trasmessoci dalla controversia 2, 2 di Seneca il Vecchio che racconta una tormentata vicenda matrimoniale e familiare. Le sententiae pronunciate da lui e dagli altri declamatori delineano la storia (un suicidio tentato dalla moglie, fedele a un giuramento prestato al marito) e i personaggi (un marito imprevidente e leggero; una moglie audace e innamorata; il padre di lei, che spinge la figlia a separarsi dal marito). Il contributo propone una possibile reminiscenza di questo apprendistato retorico accostando le sententiae pronunciate in questa controversia da maestri e colleghi al processo di costruzione del personaggio della Medea ovidiana, a partire dal fr. 1 della sua tragedia giovanile (Servare potui: perdere an possim, rogas?) fino alla dodicesima eroide e alle metamorfosi.