Una vibrante tensione all’utopia sembra affiorare dalle annotazioni su Procida di artisti e architetti giunti sull’isola durante il Novecento, seguendo itinerari estranei a ogni liturgia del loisir. Frammento di una mediterraneità inalterata nei suoi segni e miti, dagli anni Venti Procida alimenta a suo modo un’officina intellettuale attivata proprio dall’esegesi della sua architettura dove, rispetto al passato, gli accenti pittoreschi cedono a favore dell’esaltazione dei caratteri di semplicità e ‘sincerità’ costruttiva libera da ogni retorica stilistica. In quell’edilizia di scorie vulcaniche, di lapillo e pozzolana, di volte estradossate e archi irregolari dai sorprendenti effetti plastici, dove ogni carattere costruttivo e distributivo asseconda essenziali funzioni, gli architetti trovano argomenti per confrontarsi sul modernismo valutando tesi e sperimentando idee. Da qui un corpus di scritti, disegni, fotografie e progetti di Roberto Pane, Giuseppe Pagano, Bernard Rudofsky e Luigi Cosenza che trova spazio nelle ricerche su una declinazione nazionale del modernismo libero sì dall’imitazione del passato, ma anche dal rigore funzionalista. Fra le case sul mare della Corricella e di Sancio Cattolico o nel suburbio agricolo troviamo gli architetti muniti di taccuini o di macchina fotografica per rilevare un’architettura scoperta nei suoi valori plastici, sincera espressione di un razionalismo e di un funzionalismo legati alla realtà e al lavoro dell’uomo, e quindi confrontata con le idee del modernismo internazionale e con le istanze sancite dalle avanguardie. E nell’architettura italiana, che il regime fascista degli anni Venti dirottava verso la retorica della monumentalità, questi studi su Procida , veicolando connessioni con i regionalismi, con le tradizioni locali e con le condizioni materiali, concorrono a muovere aspre critiche agli altisonanti valori plastici celebrati dai programmi di regime.
Dal refuge all’utopia del modernismo: Procida nel Novecento / DI LIELLO, Salvatore. - (2017), pp. 281-291.
Dal refuge all’utopia del modernismo: Procida nel Novecento
Salvatore Di Liello
2017
Abstract
Una vibrante tensione all’utopia sembra affiorare dalle annotazioni su Procida di artisti e architetti giunti sull’isola durante il Novecento, seguendo itinerari estranei a ogni liturgia del loisir. Frammento di una mediterraneità inalterata nei suoi segni e miti, dagli anni Venti Procida alimenta a suo modo un’officina intellettuale attivata proprio dall’esegesi della sua architettura dove, rispetto al passato, gli accenti pittoreschi cedono a favore dell’esaltazione dei caratteri di semplicità e ‘sincerità’ costruttiva libera da ogni retorica stilistica. In quell’edilizia di scorie vulcaniche, di lapillo e pozzolana, di volte estradossate e archi irregolari dai sorprendenti effetti plastici, dove ogni carattere costruttivo e distributivo asseconda essenziali funzioni, gli architetti trovano argomenti per confrontarsi sul modernismo valutando tesi e sperimentando idee. Da qui un corpus di scritti, disegni, fotografie e progetti di Roberto Pane, Giuseppe Pagano, Bernard Rudofsky e Luigi Cosenza che trova spazio nelle ricerche su una declinazione nazionale del modernismo libero sì dall’imitazione del passato, ma anche dal rigore funzionalista. Fra le case sul mare della Corricella e di Sancio Cattolico o nel suburbio agricolo troviamo gli architetti muniti di taccuini o di macchina fotografica per rilevare un’architettura scoperta nei suoi valori plastici, sincera espressione di un razionalismo e di un funzionalismo legati alla realtà e al lavoro dell’uomo, e quindi confrontata con le idee del modernismo internazionale e con le istanze sancite dalle avanguardie. E nell’architettura italiana, che il regime fascista degli anni Venti dirottava verso la retorica della monumentalità, questi studi su Procida , veicolando connessioni con i regionalismi, con le tradizioni locali e con le condizioni materiali, concorrono a muovere aspre critiche agli altisonanti valori plastici celebrati dai programmi di regime.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Immaginare il mediterraneo.pdf
solo utenti autorizzati
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Dominio pubblico
Dimensione
8.72 MB
Formato
Adobe PDF
|
8.72 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.