La risata dianoetica Se già in Leopardi «la disperazione aveva sempre nella bocca un sorriso» (G. Leopardi, Dialogo di Timandro e di Eleandro), nel tempo «ridicolissimo e freddissimo» (Zib. 1393-1394 [27 Lug.1821]) della modernità europea sempre più diventa il riso, invece del pianto, la maschera del dolore. La risata «stridula» della Figliastra, un'eco delle zone inconciliate dell'umorismo di Theodor Lipps, nella riscrittura del 1925 dei Sei personaggi, scende dal palco e si diffonde nella platea, attraversa le poltrone del pubblico e infine esce all'esterno, con un suono persistente, come un inquietante rumore di crolli, oltre i limiti della finzione teatrale. Riemergono nel dilagare di questo ghigno perturbante le antiche radici della risata sardonica che, sul volto del Melmoth di Maturin, Baudelaire aveva visto come una «contraddizione vivente» destinata a lacerare e bruciare «le labbra del riso umano» (C. Baudelaire, Dell’essenza del riso, in Id., Scritti sull’arte). Il suo suono, diffondendosi, agghiaccia: è lo stesso suono della risata «dianoetica» di Beckett, sorta da una «scorticazione dell’intelletto», prodotta sul vertice del disincanto: «la risata delle risate, il risus purus, [...]in una parola la risata che ride [...] di tutto ciò che è infelice» (S. Beckett, Watt, a cura di G. Frasca).

Se tutto st(ride): «Humor scisso» e «stridule risate» pirandelliane / Acocella, Silvia. - (2015). (Intervento presentato al convegno XIII Convegno Annuale COMPALIT- Chi ride ultimo. Parodia satira umorismi tenutosi a Università degli Studi di Napoli “Federico II”, - Napoli, nel 16-18 dicembre 2015).

Se tutto st(ride): «Humor scisso» e «stridule risate» pirandelliane

ACOCELLA, SILVIA
2015

Abstract

La risata dianoetica Se già in Leopardi «la disperazione aveva sempre nella bocca un sorriso» (G. Leopardi, Dialogo di Timandro e di Eleandro), nel tempo «ridicolissimo e freddissimo» (Zib. 1393-1394 [27 Lug.1821]) della modernità europea sempre più diventa il riso, invece del pianto, la maschera del dolore. La risata «stridula» della Figliastra, un'eco delle zone inconciliate dell'umorismo di Theodor Lipps, nella riscrittura del 1925 dei Sei personaggi, scende dal palco e si diffonde nella platea, attraversa le poltrone del pubblico e infine esce all'esterno, con un suono persistente, come un inquietante rumore di crolli, oltre i limiti della finzione teatrale. Riemergono nel dilagare di questo ghigno perturbante le antiche radici della risata sardonica che, sul volto del Melmoth di Maturin, Baudelaire aveva visto come una «contraddizione vivente» destinata a lacerare e bruciare «le labbra del riso umano» (C. Baudelaire, Dell’essenza del riso, in Id., Scritti sull’arte). Il suo suono, diffondendosi, agghiaccia: è lo stesso suono della risata «dianoetica» di Beckett, sorta da una «scorticazione dell’intelletto», prodotta sul vertice del disincanto: «la risata delle risate, il risus purus, [...]in una parola la risata che ride [...] di tutto ciò che è infelice» (S. Beckett, Watt, a cura di G. Frasca).
2015
Se tutto st(ride): «Humor scisso» e «stridule risate» pirandelliane / Acocella, Silvia. - (2015). (Intervento presentato al convegno XIII Convegno Annuale COMPALIT- Chi ride ultimo. Parodia satira umorismi tenutosi a Università degli Studi di Napoli “Federico II”, - Napoli, nel 16-18 dicembre 2015).
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