Il saggio ripercorre la lunga vicenda del mercato dei magliari, venditori ambulanti di merci disparate, dai tessuti all’abbigliamento, agli oggetti per la persona. Si tratta di un’attività radicata nei mestieri di Napoli fin dal XIX secolo, ma che ha trovato un’esplosione nel secondo dopoguerra. Il mercato dei magliari richiede grandi capacità organizzative e imprenditoriali perché si sviluppa attraverso reti internazionali di lunga distanza. Le reti si espandono nel corso del Novecento, si specializzano nella borsa nera durante la seconda guerra mondiale; nutriti gruppi di magliari arrivano fino in Germania sfidando la Gestapo. Hanno basi organizzative a Napoli in quartieri centrali (Quartieri Spagnoli, Forcella, Mercato, Borgo S. Antonio Abate) e in aree periferiche (Secondigliano), che non a caso costituiscono i territori in cui si sono sviluppati clan storici (Giuliano, Mazzarella, Contini, Licciardi, Di Lauro, gruppi che incontreremo spesso nel corso del volume). Il turning point degli anni della guerra risulta cruciale per l’intreccio delle reti dei magliari con i mercati illegali e la loro internazionalizzazione: questo commercio irregolare si espande a livello mondiale e si collega alla miriade di manifatture tessili/calzaturiere nella cintura metropolitana; è un mercato regolato da dinamiche che favoriscono un mix di violenza e imprenditorialità. Proprio in questo settore si dipanano percorsi criminali distanti da una visione della genesi del gruppo di camorra tutta inscritta dentro la carriera criminale dei capi (il contrasto violento, l’imposizione nell’universo carcerario): questo mercato, infatti, benché irregolare, appartiene a settori pienamente legali (la maglieria in primis) ed è perciò un’area protetta dalle incursioni delle autorità repressive. Le principali famiglie magliare si muovono a cavallo tra i commerci irregolari, la criminalità comune (il borseggio e lo scippo, anche in altre città d’Italia) e il crimine organizzato (il narcotraffico). Sono contigue, talvolta in contatto, in ragione dei propri traffici, ai boss del dopoguerra e poi, dopo la svolta degli anni settanta e ottanta, ai gruppi criminali armati. L’analisi di quest’area sociale conferma l’importanza dei mercati violenti nella genesi del potere criminale, segnala alcune peculiarità della criminalità campana: in primo luogo, la centralità di alcuni tornanti storici – la seconda guerra mondiale, il dopoguerra, il boom economico –, che, nel disegnare il profilo di questo fenomeno composito, tracciano linee ben più nette di quelle riconoscibili nella stratificazione sociale urbana.

Mercati violenti e gruppi di camorra / Brancaccio, Luciano. - (2015), pp. 5-44.

Mercati violenti e gruppi di camorra

BRANCACCIO, LUCIANO
2015

Abstract

Il saggio ripercorre la lunga vicenda del mercato dei magliari, venditori ambulanti di merci disparate, dai tessuti all’abbigliamento, agli oggetti per la persona. Si tratta di un’attività radicata nei mestieri di Napoli fin dal XIX secolo, ma che ha trovato un’esplosione nel secondo dopoguerra. Il mercato dei magliari richiede grandi capacità organizzative e imprenditoriali perché si sviluppa attraverso reti internazionali di lunga distanza. Le reti si espandono nel corso del Novecento, si specializzano nella borsa nera durante la seconda guerra mondiale; nutriti gruppi di magliari arrivano fino in Germania sfidando la Gestapo. Hanno basi organizzative a Napoli in quartieri centrali (Quartieri Spagnoli, Forcella, Mercato, Borgo S. Antonio Abate) e in aree periferiche (Secondigliano), che non a caso costituiscono i territori in cui si sono sviluppati clan storici (Giuliano, Mazzarella, Contini, Licciardi, Di Lauro, gruppi che incontreremo spesso nel corso del volume). Il turning point degli anni della guerra risulta cruciale per l’intreccio delle reti dei magliari con i mercati illegali e la loro internazionalizzazione: questo commercio irregolare si espande a livello mondiale e si collega alla miriade di manifatture tessili/calzaturiere nella cintura metropolitana; è un mercato regolato da dinamiche che favoriscono un mix di violenza e imprenditorialità. Proprio in questo settore si dipanano percorsi criminali distanti da una visione della genesi del gruppo di camorra tutta inscritta dentro la carriera criminale dei capi (il contrasto violento, l’imposizione nell’universo carcerario): questo mercato, infatti, benché irregolare, appartiene a settori pienamente legali (la maglieria in primis) ed è perciò un’area protetta dalle incursioni delle autorità repressive. Le principali famiglie magliare si muovono a cavallo tra i commerci irregolari, la criminalità comune (il borseggio e lo scippo, anche in altre città d’Italia) e il crimine organizzato (il narcotraffico). Sono contigue, talvolta in contatto, in ragione dei propri traffici, ai boss del dopoguerra e poi, dopo la svolta degli anni settanta e ottanta, ai gruppi criminali armati. L’analisi di quest’area sociale conferma l’importanza dei mercati violenti nella genesi del potere criminale, segnala alcune peculiarità della criminalità campana: in primo luogo, la centralità di alcuni tornanti storici – la seconda guerra mondiale, il dopoguerra, il boom economico –, che, nel disegnare il profilo di questo fenomeno composito, tracciano linee ben più nette di quelle riconoscibili nella stratificazione sociale urbana.
2015
978-88-6843-191-4
Mercati violenti e gruppi di camorra / Brancaccio, Luciano. - (2015), pp. 5-44.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/606908
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