Welfare, neopatrimonialismo e criminalità organizzata. Il caso dei Centri Servizi nella città di Napoli di Luciano Brancaccio In questo contributo propongo, a partire dal caso della diffusione dei Centri servizi nella città di Napoli, e del loro uso strumentale alla costruzione del consenso elettorale, una lettura del rapporto tra neopatrimonialismo politico, dispositivi di welfare e gruppi di criminalità organizzata. La crisi della rappresentanza politica in Italia negli ultimi anni non ha risparmiato il fenomeno del clientelismo di partito, minando la stabilità di cordate e reti di scambio che fino a pochi anni fa godevano di una certa “credibilità” presso l’elettorato. Queste configurazioni clientelari – pur secondo meccanismi di mediazione impropria – univano pezzi di periferia al centro del sistema politico, garantendo una integrazione alla dimensione nazionale delle tante domande particolaristiche provenienti dai territori. In seguito ai rivolgimenti politici recenti lo scenario pubblico del nostro paese, soprattutto nel Mezzogiorno, ha visto proliferare nuove leadership a livello locale, spesso eredi dirette della tradizione di partito, ma ora orfane dei vecchi “boss” e dei flussi di spesa che questi ultimi avevano il potere di indirizzare dal centro del sistema politico. Le nuove figure della politica locale così si adattano a circuiti di scambio di ridotta dimensione e valore, ma allo stesso tempo godono di maggiore autonomia rispetto alle formazioni politiche nazionali. Esse organizzano in proprio il proselitismo politico e le funzioni della politica di base, facendo perno sul privato sociale e su società private (i Centri servizi) che erogano in convenzione servizi pubblici. Ne consegue una gestione neopatrimonialistica delle residue risorse di welfare che è possibile attivare in sede locale. Dal punto di vista delle politiche di welfare questa tendenza è rafforzata da una serie di fattori: - il decentramento amministrativo del welfare moltiplica i luoghi possibili per scambi illeciti; - l’esternalizzazione dei servizi a favore del privato sociale e del privato a scopo di lucro crea spazi di negoziazione aperti alla gestione clientelare delle risorse; - l'inefficienza dei servizi e delle procedure da parte della PA rafforza le ragioni del ricorso a soggetti esterni; - la tendenza alla monetizzazione piuttosto che alla produzione di servizi del welfare italiano favorisce i margini di profitto per operatori illegali; - l’indebolimento complessivo delle prestazioni di welfare rafforza la ricerca per i ceti meno abbienti di vie illegali per l’ottenimento di risorse di assistenza. Dal punto di vista del sistema politico i fattori principali possono essere individuati come segue: - l’economicizzazione della politica (la crescita dello spazio per rapporti di tipo contrattuale), dovuta alla crisi delle culture politiche e delle strutture di partito, lascia emergere nuove forme di patrimonialismo in sede locale; - la frammentazione del quadro politico riduce le funzioni di controllo dal centro; - la riduzione dei finanziamenti alla politica favorisce la ricerca di fonti di sostentamento alterntative per il proselitismo politico e nuovi strumenti di raccolta del consenso. Le risorse di legittimazione di questi nuovi politici “rionali” derivano dalla costruzione di reti di scambio alla dimensione di vicinato o di quartiere. L’oggetto dello scambio riguarda principalmente prestazioni della pubblica amministrazione, erogate attraverso l’intermediazione di agenzie e società di natura privata o afferenti alle sigle sindacali e di categoria: Caf, patronati, agenzie di pratiche burocratiche, centri servizi. A volte questi soggetti giuridici – controllati da consiglieri municipali e comunali – propongono offerte di servizi molto vari, come nel caso dei cosiddetti “centri polifunzionali” che forniscono, ad esempio, prestazioni mediche ambulatoriali di tipo privato (spesso gratuitamente o comunque a condizioni molto vantaggiose), consulenza legale, orientamento professionale, aiuto nella compilazione di modelli burocratici, facilitazioni per l’ottenimento di agevolazioni e altre forme di assistenza. In generale si tratta di forme varie di mediazione con i soggetti istituzionali e con gli uffici della PA (sia locali che centrali), che sono possibili grazie alla corruzione di pubblici funzionari e alla costruzione di reti di scambio con altre figure professionali Si tratta di centri che hanno ormai assunto un ruolo centrale nella vita di quartiere, costituendo un riferimento irrinunciabile nell’economia quotidiana di tante famiglie, non solo nei quartieri popolari. Recenti indagini della magistratura compiute a Napoli (ma anche altri territori risultano interessati) hanno messo in luce casi che vedono convolti politici locali, professionisti, funzionari pubblici, truffatori di professione, soggetti afferenti a famiglie e gruppi criminali (clamoroso il caso dei falsi invalidi che ha visto l’arresto dal 2009 a oggi di 337 persone). Le ragioni per cui i gruppi di camorra sono interessati a entrare in questi circuiti sono diverse: - si tratta di fonti di guadagno facili con un giro di affari spesso di un valore consistente; - soprattutto nel caso di clan minori a forte insediamento territoriale la gestione di queste risorse consente di remunerare gli affiliati; - la distribuzione di risorse di assistenza crea consenso sociale, legittimando la presenza del clan sul territorio; - il clan per questa via si assicura la presenza nelle attività centrali del quartiere, cosa che può agevolare le forme di controllo sociale; - il rapporto con la politica e con la pubblica amministrazione (anche se alla scala ridotta del quartiere) può assicurare l’accesso ad altre risorse. Il paper propone una lettura di queste dinamiche attraverso l’analisi quantitativa delle preferenze elettorali e l’approfondimento di alcuni casi emblematici.

Welfare, neopatrimonialismo e criminalità organizzata. Il caso dei Centri servizi nella città di Napoli / Brancaccio, Luciano. - (2014). (Intervento presentato al convegno VII Conferenza Espanet (European Network for Social Policy Analysis), “Sfide alla cittadinanza e trasformazione dei corsi di vita: precarietà, invecchiamento e migrazioni” tenutosi a Università di Torino nel 18-20 settembre).

Welfare, neopatrimonialismo e criminalità organizzata. Il caso dei Centri servizi nella città di Napoli

BRANCACCIO, LUCIANO
2014

Abstract

Welfare, neopatrimonialismo e criminalità organizzata. Il caso dei Centri Servizi nella città di Napoli di Luciano Brancaccio In questo contributo propongo, a partire dal caso della diffusione dei Centri servizi nella città di Napoli, e del loro uso strumentale alla costruzione del consenso elettorale, una lettura del rapporto tra neopatrimonialismo politico, dispositivi di welfare e gruppi di criminalità organizzata. La crisi della rappresentanza politica in Italia negli ultimi anni non ha risparmiato il fenomeno del clientelismo di partito, minando la stabilità di cordate e reti di scambio che fino a pochi anni fa godevano di una certa “credibilità” presso l’elettorato. Queste configurazioni clientelari – pur secondo meccanismi di mediazione impropria – univano pezzi di periferia al centro del sistema politico, garantendo una integrazione alla dimensione nazionale delle tante domande particolaristiche provenienti dai territori. In seguito ai rivolgimenti politici recenti lo scenario pubblico del nostro paese, soprattutto nel Mezzogiorno, ha visto proliferare nuove leadership a livello locale, spesso eredi dirette della tradizione di partito, ma ora orfane dei vecchi “boss” e dei flussi di spesa che questi ultimi avevano il potere di indirizzare dal centro del sistema politico. Le nuove figure della politica locale così si adattano a circuiti di scambio di ridotta dimensione e valore, ma allo stesso tempo godono di maggiore autonomia rispetto alle formazioni politiche nazionali. Esse organizzano in proprio il proselitismo politico e le funzioni della politica di base, facendo perno sul privato sociale e su società private (i Centri servizi) che erogano in convenzione servizi pubblici. Ne consegue una gestione neopatrimonialistica delle residue risorse di welfare che è possibile attivare in sede locale. Dal punto di vista delle politiche di welfare questa tendenza è rafforzata da una serie di fattori: - il decentramento amministrativo del welfare moltiplica i luoghi possibili per scambi illeciti; - l’esternalizzazione dei servizi a favore del privato sociale e del privato a scopo di lucro crea spazi di negoziazione aperti alla gestione clientelare delle risorse; - l'inefficienza dei servizi e delle procedure da parte della PA rafforza le ragioni del ricorso a soggetti esterni; - la tendenza alla monetizzazione piuttosto che alla produzione di servizi del welfare italiano favorisce i margini di profitto per operatori illegali; - l’indebolimento complessivo delle prestazioni di welfare rafforza la ricerca per i ceti meno abbienti di vie illegali per l’ottenimento di risorse di assistenza. Dal punto di vista del sistema politico i fattori principali possono essere individuati come segue: - l’economicizzazione della politica (la crescita dello spazio per rapporti di tipo contrattuale), dovuta alla crisi delle culture politiche e delle strutture di partito, lascia emergere nuove forme di patrimonialismo in sede locale; - la frammentazione del quadro politico riduce le funzioni di controllo dal centro; - la riduzione dei finanziamenti alla politica favorisce la ricerca di fonti di sostentamento alterntative per il proselitismo politico e nuovi strumenti di raccolta del consenso. Le risorse di legittimazione di questi nuovi politici “rionali” derivano dalla costruzione di reti di scambio alla dimensione di vicinato o di quartiere. L’oggetto dello scambio riguarda principalmente prestazioni della pubblica amministrazione, erogate attraverso l’intermediazione di agenzie e società di natura privata o afferenti alle sigle sindacali e di categoria: Caf, patronati, agenzie di pratiche burocratiche, centri servizi. A volte questi soggetti giuridici – controllati da consiglieri municipali e comunali – propongono offerte di servizi molto vari, come nel caso dei cosiddetti “centri polifunzionali” che forniscono, ad esempio, prestazioni mediche ambulatoriali di tipo privato (spesso gratuitamente o comunque a condizioni molto vantaggiose), consulenza legale, orientamento professionale, aiuto nella compilazione di modelli burocratici, facilitazioni per l’ottenimento di agevolazioni e altre forme di assistenza. In generale si tratta di forme varie di mediazione con i soggetti istituzionali e con gli uffici della PA (sia locali che centrali), che sono possibili grazie alla corruzione di pubblici funzionari e alla costruzione di reti di scambio con altre figure professionali Si tratta di centri che hanno ormai assunto un ruolo centrale nella vita di quartiere, costituendo un riferimento irrinunciabile nell’economia quotidiana di tante famiglie, non solo nei quartieri popolari. Recenti indagini della magistratura compiute a Napoli (ma anche altri territori risultano interessati) hanno messo in luce casi che vedono convolti politici locali, professionisti, funzionari pubblici, truffatori di professione, soggetti afferenti a famiglie e gruppi criminali (clamoroso il caso dei falsi invalidi che ha visto l’arresto dal 2009 a oggi di 337 persone). Le ragioni per cui i gruppi di camorra sono interessati a entrare in questi circuiti sono diverse: - si tratta di fonti di guadagno facili con un giro di affari spesso di un valore consistente; - soprattutto nel caso di clan minori a forte insediamento territoriale la gestione di queste risorse consente di remunerare gli affiliati; - la distribuzione di risorse di assistenza crea consenso sociale, legittimando la presenza del clan sul territorio; - il clan per questa via si assicura la presenza nelle attività centrali del quartiere, cosa che può agevolare le forme di controllo sociale; - il rapporto con la politica e con la pubblica amministrazione (anche se alla scala ridotta del quartiere) può assicurare l’accesso ad altre risorse. Il paper propone una lettura di queste dinamiche attraverso l’analisi quantitativa delle preferenze elettorali e l’approfondimento di alcuni casi emblematici.
2014
Welfare, neopatrimonialismo e criminalità organizzata. Il caso dei Centri servizi nella città di Napoli / Brancaccio, Luciano. - (2014). (Intervento presentato al convegno VII Conferenza Espanet (European Network for Social Policy Analysis), “Sfide alla cittadinanza e trasformazione dei corsi di vita: precarietà, invecchiamento e migrazioni” tenutosi a Università di Torino nel 18-20 settembre).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/590122
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