Nell’ambito degli studi ormai avviati sulla “voce”, sulla sua potenza simbolica, nonché sulla sua capacità di rispecchiare valori univocamente percepiti e condivisi all’interno di una stessa comunità linguistica, lo studio del linguaggio oracolare femminile si mostra particolarmente ricco di spunti di ricerca. Ciò appare, in particolare, dalla lettura dei frammenti e testi dedicati alla Sibilla, sia intesa come una sola e specifica figura di donna dotata di capacità profetiche (così come essa è stata vista fino alla metà del IV secolo), sia intesa come una qualsiasi donna purché dotata delle stesse qualità (il fenomeno della proliferazione delle Sibille si accentua a partire dall’età ellenistica). La voce della Sibilla è voce che predice il futuro secondo il modello della mantica aperta; non dà risposte, ma solo profezie di sventure e avvenimenti nefasti di ogni genere. La capacità di predizione è garantita dalla natura stessa della Sibilla che, come i filosofi e i grandi eroi, è divinamente ispirata. La sua voce è quella di una donna appunto ispirata, voce sapiente che dice la verità, ma una verità terribile. Ciò premesso, dalla letteratura analizzata appare chiaramente come una parte essenziale della specificità dell’espressione profetica femminile sia ben rispecchiata dalla caratteristiche della voce della Sibilla e, in particolare, dalla ‘fisicità’ della sua voce: acuta, laringale, gridata, cantata… Come è noto, tutti i termini che designano la voce della Sibilla indicano per lo più suoni acuti, rumori della natura o di strumenti musicali, e comunque suoni indistinti o difficilmente comprensibili. Parimenti, le qualità di questa voce rivestono un ruolo fondamentale nella individuazione delle caratteristiche della figura letteraria: è voce senza luogo e senza tempo, vecchissima o immortale; è voce umana che rivolge parole di miele; è voce divina e armoniosa; è voce femminile e, in quanto tale, assimilabile al linguaggio degli uccelli come alla lingua dei barbari... Nell’ambito di un quadro teorico che prende in considerazione l’esistenza, nella cultura greca antica, di un linguaggio dipendente dalla differenza di genere, viene presentata una rassegna delle qualità della voce della Sibilla offerte dalla tradizione letteraria e una loro sistemazione tematica ragionata. Allo stesso tempo si mostrerà come il lessico individuato condivida non pochi aspetti con le caratteristiche della voce di quanti possiamo genericamente ritenere, sul livello delle funzioni culturali, mediatori ‘ai margini della normalità’ (sciamani, indovini, profeti e quant’altro). Si tratta di voci autoritarie, percepite col proprio corpo ma anche nel proprio corpo (e pertanto solo raccontate), per le quali l’identità tra voce e corpo, irrimediabilmente perduta, viene ricostituendosi nella dimensione allo stesso tempo fisica e psichica della sola voce.

La voce nel linguaggio oracolare femminile / Dovetto, FRANCESCA MARIA. - (2006). (Intervento presentato al convegno Convegno internazionale “La comunicazione parlata” tenutosi a Università di Napoli Federico II nel 23-25 febbraio 2006).

La voce nel linguaggio oracolare femminile

DOVETTO, FRANCESCA MARIA
2006

Abstract

Nell’ambito degli studi ormai avviati sulla “voce”, sulla sua potenza simbolica, nonché sulla sua capacità di rispecchiare valori univocamente percepiti e condivisi all’interno di una stessa comunità linguistica, lo studio del linguaggio oracolare femminile si mostra particolarmente ricco di spunti di ricerca. Ciò appare, in particolare, dalla lettura dei frammenti e testi dedicati alla Sibilla, sia intesa come una sola e specifica figura di donna dotata di capacità profetiche (così come essa è stata vista fino alla metà del IV secolo), sia intesa come una qualsiasi donna purché dotata delle stesse qualità (il fenomeno della proliferazione delle Sibille si accentua a partire dall’età ellenistica). La voce della Sibilla è voce che predice il futuro secondo il modello della mantica aperta; non dà risposte, ma solo profezie di sventure e avvenimenti nefasti di ogni genere. La capacità di predizione è garantita dalla natura stessa della Sibilla che, come i filosofi e i grandi eroi, è divinamente ispirata. La sua voce è quella di una donna appunto ispirata, voce sapiente che dice la verità, ma una verità terribile. Ciò premesso, dalla letteratura analizzata appare chiaramente come una parte essenziale della specificità dell’espressione profetica femminile sia ben rispecchiata dalla caratteristiche della voce della Sibilla e, in particolare, dalla ‘fisicità’ della sua voce: acuta, laringale, gridata, cantata… Come è noto, tutti i termini che designano la voce della Sibilla indicano per lo più suoni acuti, rumori della natura o di strumenti musicali, e comunque suoni indistinti o difficilmente comprensibili. Parimenti, le qualità di questa voce rivestono un ruolo fondamentale nella individuazione delle caratteristiche della figura letteraria: è voce senza luogo e senza tempo, vecchissima o immortale; è voce umana che rivolge parole di miele; è voce divina e armoniosa; è voce femminile e, in quanto tale, assimilabile al linguaggio degli uccelli come alla lingua dei barbari... Nell’ambito di un quadro teorico che prende in considerazione l’esistenza, nella cultura greca antica, di un linguaggio dipendente dalla differenza di genere, viene presentata una rassegna delle qualità della voce della Sibilla offerte dalla tradizione letteraria e una loro sistemazione tematica ragionata. Allo stesso tempo si mostrerà come il lessico individuato condivida non pochi aspetti con le caratteristiche della voce di quanti possiamo genericamente ritenere, sul livello delle funzioni culturali, mediatori ‘ai margini della normalità’ (sciamani, indovini, profeti e quant’altro). Si tratta di voci autoritarie, percepite col proprio corpo ma anche nel proprio corpo (e pertanto solo raccontate), per le quali l’identità tra voce e corpo, irrimediabilmente perduta, viene ricostituendosi nella dimensione allo stesso tempo fisica e psichica della sola voce.
2006
La voce nel linguaggio oracolare femminile / Dovetto, FRANCESCA MARIA. - (2006). (Intervento presentato al convegno Convegno internazionale “La comunicazione parlata” tenutosi a Università di Napoli Federico II nel 23-25 febbraio 2006).
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