L’assetto naturale della piana di Bagnoli venne profondamente trasformato nello specchio delle proposte di ampliamento della città di Napoli a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento: le immaginifiche utopie urbane di Lamont Young, i più pragmatici esperimenti promossi da Candido Giusso per la realizzazione di un quartiere borghese a Bagnoli e le proposte di espansione nella piana occidentale secondo quel ricorrente leit-motiv della «città che cerca spazio» - sancito nella relazione del Piano del ’39, ma ben presente nei piani per la zona occidentale fin dal Nuovo Piano di Risanamento ed Ampliamento della Città del 1910 e dal successivo Piano Regolatore di Francesco De Simone del 1914 - appaiono sintomatici di un fervore urbanistico destinato presto a scontrarsi con una drammatica realtà. Le analisi sulle arretratezze economiche ed amministrative della commissione presieduta da Giuseppe Saredo e, soprattutto, la legge per il Risorgimento economico della città di Napoli, del 1904, tenacemente sostenuta da Francesco Saverio Nitti, favorirono infatti la creazione dello stabilimento siderurgico dell’Ilva di Bagnoli. Un programma in linea con quegli anni in cui l’industrializzazione con ferro e carbone veniva considerata la più concreta soluzione per contrastare il degrado economico della città e promuovere il risorgimento economico di Napoli e quindi del Mezzogiorno d’Italia. Scartata l’idea di una prima localizzazione dell’Ilva nell’Arenaccia, dove, a oriente della città storica, la legge del 1904 aveva in realtà individuato una “zona aperta” a sviluppo industriale, il polo dell’avvenire economico della città fu localizzato a Bagnoli dove la presenza del mare avrebbe consentito la realizzazione di attrezzature portuali per lo scarico delle materie prime. L’antico paesaggio veniva drasticamente alterato dalle svettanti ciminiere ad altiforni la cui valenza visiva aumentava sempre più seguendo i continui aggiornamenti industriali. Ricostruire le fasi costruttive della fabbrica è un’operazione complessa in quanto i potenziamenti e gli ampliamenti venivano realizzati quasi sempre per sostituzione degli impianti preesistenti demoliti per far spazio a nuovi macchinari. Una storia quindi programmaticamente destinata a cancellare la propria memoria perché volta a registrare gli aggiornamenti tecnologici della siderurgia e a strutturare intorno a questi i luoghi e le macchine. Ma i momenti fondanti di oltre settant’anni di storia industriale della città e del Mezzogiorno d’Italia, costituiscono il prezioso racconto di una straordinaria quantità di documenti inediti – piante di edifici e grafici di macchinari, planimetrie dello stabilimento, fotografie, plastici e poi, ancora, relazioni, lettere, perizie – sapientemente custoditi nell’Archivio della fabbrica e consultati da chi scrive. Un corpus che racconta l’origine, i fasti, la rovina post-bellica, le rinascite, le ripetute crisi dell’azienda e la vita dei suoi uomini. Memorie legate dal filo rosso di una fede industriale alimentata da intellettuali ed economisti che accolsero con fervido entusiasmo l’apertura della fabbrica.

L'Antico e Ferropoli: le memorie di Bagnoli / DI LIELLO, Salvatore. - (2011), pp. 153-164.

L'Antico e Ferropoli: le memorie di Bagnoli

DI LIELLO, SALVATORE
2011

Abstract

L’assetto naturale della piana di Bagnoli venne profondamente trasformato nello specchio delle proposte di ampliamento della città di Napoli a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento: le immaginifiche utopie urbane di Lamont Young, i più pragmatici esperimenti promossi da Candido Giusso per la realizzazione di un quartiere borghese a Bagnoli e le proposte di espansione nella piana occidentale secondo quel ricorrente leit-motiv della «città che cerca spazio» - sancito nella relazione del Piano del ’39, ma ben presente nei piani per la zona occidentale fin dal Nuovo Piano di Risanamento ed Ampliamento della Città del 1910 e dal successivo Piano Regolatore di Francesco De Simone del 1914 - appaiono sintomatici di un fervore urbanistico destinato presto a scontrarsi con una drammatica realtà. Le analisi sulle arretratezze economiche ed amministrative della commissione presieduta da Giuseppe Saredo e, soprattutto, la legge per il Risorgimento economico della città di Napoli, del 1904, tenacemente sostenuta da Francesco Saverio Nitti, favorirono infatti la creazione dello stabilimento siderurgico dell’Ilva di Bagnoli. Un programma in linea con quegli anni in cui l’industrializzazione con ferro e carbone veniva considerata la più concreta soluzione per contrastare il degrado economico della città e promuovere il risorgimento economico di Napoli e quindi del Mezzogiorno d’Italia. Scartata l’idea di una prima localizzazione dell’Ilva nell’Arenaccia, dove, a oriente della città storica, la legge del 1904 aveva in realtà individuato una “zona aperta” a sviluppo industriale, il polo dell’avvenire economico della città fu localizzato a Bagnoli dove la presenza del mare avrebbe consentito la realizzazione di attrezzature portuali per lo scarico delle materie prime. L’antico paesaggio veniva drasticamente alterato dalle svettanti ciminiere ad altiforni la cui valenza visiva aumentava sempre più seguendo i continui aggiornamenti industriali. Ricostruire le fasi costruttive della fabbrica è un’operazione complessa in quanto i potenziamenti e gli ampliamenti venivano realizzati quasi sempre per sostituzione degli impianti preesistenti demoliti per far spazio a nuovi macchinari. Una storia quindi programmaticamente destinata a cancellare la propria memoria perché volta a registrare gli aggiornamenti tecnologici della siderurgia e a strutturare intorno a questi i luoghi e le macchine. Ma i momenti fondanti di oltre settant’anni di storia industriale della città e del Mezzogiorno d’Italia, costituiscono il prezioso racconto di una straordinaria quantità di documenti inediti – piante di edifici e grafici di macchinari, planimetrie dello stabilimento, fotografie, plastici e poi, ancora, relazioni, lettere, perizie – sapientemente custoditi nell’Archivio della fabbrica e consultati da chi scrive. Un corpus che racconta l’origine, i fasti, la rovina post-bellica, le rinascite, le ripetute crisi dell’azienda e la vita dei suoi uomini. Memorie legate dal filo rosso di una fede industriale alimentata da intellettuali ed economisti che accolsero con fervido entusiasmo l’apertura della fabbrica.
2011
978-88-6666-114-6
L'Antico e Ferropoli: le memorie di Bagnoli / DI LIELLO, Salvatore. - (2011), pp. 153-164.
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