L'intervento è centrato sulla individuazione e distribuzione delle lingue di immigrazione in Campania e sul database linguistico finora da me raccolto. Ci si chiede, in primo luogo, se sia effettivamente possibile raggiungere l'obiettivo di identificare e classificare le lingue degli immigrati che attualmente la regione ospita, mettendo in evidenza i numerosi problemi che si pongono a causa delle informazioni incomplete o contrastanti fornite dai censimenti ISTAT ed altre fonti di rilevazione statistica. Un ulteriore e importantissimo problema è del resto quello della storia linguistica personale dell’immigrato, soprattutto laddove questi proviene da Paesi in cui il multilinguismo (o anche solo il bilinguismo) è diffuso. Quello che il lavoro tenta di fare è di dedurre dalle nazionalità censite dall’Istat un quadro approssimativo delle lingue maggiormente rappresentate sul territorio campano, dando luogo ai risultati che seguono: Napoli: lingue slave > “cinese” > singalese > arabo > albanese. Salerno: lingue slave > romeno > arabo > albanese > “cinese”. Caserta: lingue slave > romeno > albanese > arabo > lgbo/yoruba/wolof… Avellino: lingue slave > arabo > albanese > “cinese” > tagalog/celuano… Benevento: romeno > lingue slave > arabo > albanese > “cinese” . Le lingue più rappresentate in tutte e cinque le province: lingue slave > arabo. Gli schemi non rendono giustizia alle molte altre nazionalità e lingue presenti sul territorio campano e che nelle rilevazioni ISTAT appaiono piuttosto in basso nella percentuale di presenza, sicuramente anche per effetto della non considerazione degli immigrati irregolari. Il lavoro introduce poi al database di tipo linguistico raccolto: interviste orali fatte a diverse tipologie di immigrati, date di seguito: ucraini (madrelingua ucraina o russa; area di Napoli e provincia); srilankesi (madrelingua singalese; area di Napoli); romeni (area di Napoli); nigeriani (area di Napoli e provincia di Caserta); ghanesi (area di Napoli e provincia); sudamericani (area di Napoli); cinesi (area di Napoli, soprattutto bambini appena giunti in Italia, studi longitudinali); maghrebini (marocchini e algerini, provincia di Salerno). Si discute quindi dell’allargamento in progress del corpus di dati, che da un lato riguarda le etnie/ nazionalità appena citate, dall’altro le nuove seguenti etnie / nazionalità: polacchi (area di Napoli); bulgari (area di Procida); senegalesi (provincia di Caserta); filippini (area di Napoli); cinesi (adulti; area di Napoli e provincia). I dati raccolti si prestano all’analisi di due domini cognitivi: quello dei processi e delle relazioni spaziali dinamiche, attraverso il genere del racconto fittizio. Tali dati sono di tipo semi-guidato, poiché raccolti attraverso l’impiego di un supporto specifico (Frog, where are you? di Mercer Meyer, 1961). I dati narrativi di tipo fittizio sono stati affiancati da dati provenienti da un parlato di tipo più spontaneo, ovvero dati di natura dialogica elicitati attraverso un test socio-biografico. Il lavoro pone poi in evidenza che le lingue selezionate per l’indagine permettono alcuni confronti interlinguistici di grande interesse dal punto di vista tipologico: lingue flessive, introflessive, tonali, isolanti, agglutinanti. Il contatto tra l’italiano e la gamma di lingue appena presentata si rivela cruciale sotto molti profili, tra gli altri: - la dimensione morfologica legata al dominio verbale; - la dimensione linguistico-spaziale; - le categorie relative alla dimensione sintattica; - la competenza testuale e discorsiva (essendo gli immigrati contattati quasi tutti di livello medio-avanzato); - il possibile ruolo “ponte” che alcune lingue veicolari conosciute da certe categorie di informatori possono svolgere in relazione all’acquisizione dell’italiano. Le differenze tra i dati a cui il lavoro accenna e quelli studiati attraverso progetti e iniziative passate risiedono: - nei livelli interlinguistici avanzati; - nell’input di esposizione, molto diverso, poiché si tratta delle varietà di italiano campano oltre che dei dialetti campani; - nel fatto che si tratta di categorie di immigrati spesso differenti, per gli ovvii motivi legati alla diversità dei flussi migratori degli ultimi 15 anni.

Le lingue di immigrazione in Campania: alcuni dati preliminari / Giuliano, Patrizia. - (2010).

Le lingue di immigrazione in Campania: alcuni dati preliminari

GIULIANO, PATRIZIA
2010

Abstract

L'intervento è centrato sulla individuazione e distribuzione delle lingue di immigrazione in Campania e sul database linguistico finora da me raccolto. Ci si chiede, in primo luogo, se sia effettivamente possibile raggiungere l'obiettivo di identificare e classificare le lingue degli immigrati che attualmente la regione ospita, mettendo in evidenza i numerosi problemi che si pongono a causa delle informazioni incomplete o contrastanti fornite dai censimenti ISTAT ed altre fonti di rilevazione statistica. Un ulteriore e importantissimo problema è del resto quello della storia linguistica personale dell’immigrato, soprattutto laddove questi proviene da Paesi in cui il multilinguismo (o anche solo il bilinguismo) è diffuso. Quello che il lavoro tenta di fare è di dedurre dalle nazionalità censite dall’Istat un quadro approssimativo delle lingue maggiormente rappresentate sul territorio campano, dando luogo ai risultati che seguono: Napoli: lingue slave > “cinese” > singalese > arabo > albanese. Salerno: lingue slave > romeno > arabo > albanese > “cinese”. Caserta: lingue slave > romeno > albanese > arabo > lgbo/yoruba/wolof… Avellino: lingue slave > arabo > albanese > “cinese” > tagalog/celuano… Benevento: romeno > lingue slave > arabo > albanese > “cinese” . Le lingue più rappresentate in tutte e cinque le province: lingue slave > arabo. Gli schemi non rendono giustizia alle molte altre nazionalità e lingue presenti sul territorio campano e che nelle rilevazioni ISTAT appaiono piuttosto in basso nella percentuale di presenza, sicuramente anche per effetto della non considerazione degli immigrati irregolari. Il lavoro introduce poi al database di tipo linguistico raccolto: interviste orali fatte a diverse tipologie di immigrati, date di seguito: ucraini (madrelingua ucraina o russa; area di Napoli e provincia); srilankesi (madrelingua singalese; area di Napoli); romeni (area di Napoli); nigeriani (area di Napoli e provincia di Caserta); ghanesi (area di Napoli e provincia); sudamericani (area di Napoli); cinesi (area di Napoli, soprattutto bambini appena giunti in Italia, studi longitudinali); maghrebini (marocchini e algerini, provincia di Salerno). Si discute quindi dell’allargamento in progress del corpus di dati, che da un lato riguarda le etnie/ nazionalità appena citate, dall’altro le nuove seguenti etnie / nazionalità: polacchi (area di Napoli); bulgari (area di Procida); senegalesi (provincia di Caserta); filippini (area di Napoli); cinesi (adulti; area di Napoli e provincia). I dati raccolti si prestano all’analisi di due domini cognitivi: quello dei processi e delle relazioni spaziali dinamiche, attraverso il genere del racconto fittizio. Tali dati sono di tipo semi-guidato, poiché raccolti attraverso l’impiego di un supporto specifico (Frog, where are you? di Mercer Meyer, 1961). I dati narrativi di tipo fittizio sono stati affiancati da dati provenienti da un parlato di tipo più spontaneo, ovvero dati di natura dialogica elicitati attraverso un test socio-biografico. Il lavoro pone poi in evidenza che le lingue selezionate per l’indagine permettono alcuni confronti interlinguistici di grande interesse dal punto di vista tipologico: lingue flessive, introflessive, tonali, isolanti, agglutinanti. Il contatto tra l’italiano e la gamma di lingue appena presentata si rivela cruciale sotto molti profili, tra gli altri: - la dimensione morfologica legata al dominio verbale; - la dimensione linguistico-spaziale; - le categorie relative alla dimensione sintattica; - la competenza testuale e discorsiva (essendo gli immigrati contattati quasi tutti di livello medio-avanzato); - il possibile ruolo “ponte” che alcune lingue veicolari conosciute da certe categorie di informatori possono svolgere in relazione all’acquisizione dell’italiano. Le differenze tra i dati a cui il lavoro accenna e quelli studiati attraverso progetti e iniziative passate risiedono: - nei livelli interlinguistici avanzati; - nell’input di esposizione, molto diverso, poiché si tratta delle varietà di italiano campano oltre che dei dialetti campani; - nel fatto che si tratta di categorie di immigrati spesso differenti, per gli ovvii motivi legati alla diversità dei flussi migratori degli ultimi 15 anni.
2010
Le lingue di immigrazione in Campania: alcuni dati preliminari / Giuliano, Patrizia. - (2010).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/422983
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact