La pianta dell'olivo caratterizza in maniera marcata il paesaggio agrario di molte aree rurali italiane, in particolare del meridione, e ha contribuito a creare l'identità di interi territori. Nel corso dei secoli, l'uomo ha sempre dedicato grande attenzione alla cura degli oliveti rendendo, in tal modo, possibile la salvaguardia e la sopravvivenza di impianti che, nel frattempo, hanno assunto una notevole valenza storica anche grazie alla presenza di alberi che oggi si possono considerare veri e propri monumenti naturali. L'olivo, sin dall'antichità, è stato coltivato per la sua “multifunzionalità” che comprendeva aspetti materiali (legna da ardere, frutti, foraggio per gli animali, ecc.) e immateriali (componenti rituali per le grandi religioni monoteistiche). Grazie alle sue, non indifferenti, capacità di adattamento a svariate condizioni pedo-climatiche, si è ampiamente diffuso in quasi tutte le regioni italiane. La sua coltivazione, in molti casi, ha reso necessari interventi radicali di trasformazione del territorio collinare italiano dando origine ad ampie e profonde trasformazione fondiarie (realizzazioni di terrazzamenti e muretti a secco) che sono stati frutto di capitalizzazioni del lavoro di epoche ormai passate.Purtroppo, negli ultimi decenni l'olivicoltura sta attraversando uno stato di generale crisi che ha portato all'abbandono delle campagne (specialmente nelle aree più marginali) o alla sostituzione dell'olivo con altre colture più redditizie. In conseguenza di tali fenomeni, nelle aree olivicole tradizionali (Puglia, Calabria, Sicilia, ecc.) è alto il rischio di compromettere interi sistemi paesaggistici che da sempre si qualificano per la presenza dell'olivo. Per questi motivi il tema della salvaguardia dei paesaggi storici degli olivi secolari appare molto attuale. Purtroppo il quadro normativo vigente, ancora incentrato sull'antico Decreto Luogotenenziale del 1945, si mostra del tutto inadeguato soprattutto perché sono profondamente mutate le condizioni economiche e sociali che ispirarono il legislatore nell'immediato dopoguerra. Neppure i recenti interventi legislativi di regioni come la Puglia a tutela degli oliveti secolari appaiono del tutto adeguati. Difatti, vietare tout court lo spianto di olivi secolari non garantisce affatto la conservazione del paesaggio.Alla luce delle nuove funzioni riconosciute all'agricoltura, una significativa novità potrebbe essere la messa a punto di interventi legislativi che prevedano la valorizzazione, la conservazione e la tutela degli oliveti secolari attraverso nuove forme di sostegno agli olivicoltori e l'individuazione di aree produttive di elevata rilevanza “ambientale” sulle quali puntare per trasmettere alle generazioni future un patrimonio culturale millenario.
Il ruolo dell'olivo nel paesaggio agrario italiano del XXI secolo / Cicia, Giovanni; D'Amico, M.; Pappalardo, G.. - (2009). (Intervento presentato al convegno I° Convegno Nazionale dell'Olio e dell'Olivo tenutosi a Facoltà di Agraria di Portici (Federico II) nel 1-2 Ottobre 2009).
Il ruolo dell'olivo nel paesaggio agrario italiano del XXI secolo
CICIA, GIOVANNI;
2009
Abstract
La pianta dell'olivo caratterizza in maniera marcata il paesaggio agrario di molte aree rurali italiane, in particolare del meridione, e ha contribuito a creare l'identità di interi territori. Nel corso dei secoli, l'uomo ha sempre dedicato grande attenzione alla cura degli oliveti rendendo, in tal modo, possibile la salvaguardia e la sopravvivenza di impianti che, nel frattempo, hanno assunto una notevole valenza storica anche grazie alla presenza di alberi che oggi si possono considerare veri e propri monumenti naturali. L'olivo, sin dall'antichità, è stato coltivato per la sua “multifunzionalità” che comprendeva aspetti materiali (legna da ardere, frutti, foraggio per gli animali, ecc.) e immateriali (componenti rituali per le grandi religioni monoteistiche). Grazie alle sue, non indifferenti, capacità di adattamento a svariate condizioni pedo-climatiche, si è ampiamente diffuso in quasi tutte le regioni italiane. La sua coltivazione, in molti casi, ha reso necessari interventi radicali di trasformazione del territorio collinare italiano dando origine ad ampie e profonde trasformazione fondiarie (realizzazioni di terrazzamenti e muretti a secco) che sono stati frutto di capitalizzazioni del lavoro di epoche ormai passate.Purtroppo, negli ultimi decenni l'olivicoltura sta attraversando uno stato di generale crisi che ha portato all'abbandono delle campagne (specialmente nelle aree più marginali) o alla sostituzione dell'olivo con altre colture più redditizie. In conseguenza di tali fenomeni, nelle aree olivicole tradizionali (Puglia, Calabria, Sicilia, ecc.) è alto il rischio di compromettere interi sistemi paesaggistici che da sempre si qualificano per la presenza dell'olivo. Per questi motivi il tema della salvaguardia dei paesaggi storici degli olivi secolari appare molto attuale. Purtroppo il quadro normativo vigente, ancora incentrato sull'antico Decreto Luogotenenziale del 1945, si mostra del tutto inadeguato soprattutto perché sono profondamente mutate le condizioni economiche e sociali che ispirarono il legislatore nell'immediato dopoguerra. Neppure i recenti interventi legislativi di regioni come la Puglia a tutela degli oliveti secolari appaiono del tutto adeguati. Difatti, vietare tout court lo spianto di olivi secolari non garantisce affatto la conservazione del paesaggio.Alla luce delle nuove funzioni riconosciute all'agricoltura, una significativa novità potrebbe essere la messa a punto di interventi legislativi che prevedano la valorizzazione, la conservazione e la tutela degli oliveti secolari attraverso nuove forme di sostegno agli olivicoltori e l'individuazione di aree produttive di elevata rilevanza “ambientale” sulle quali puntare per trasmettere alle generazioni future un patrimonio culturale millenario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.