Le ricerche più recenti sul tema della povertà e della emarginazione sociale mettono in evidenza la multidimensionalità del fenomeno. Gli effetti della povertà, infatti, agiscono sui vari piani, combinandosi e rafforzandosi a vicenda: privazione materiale, segregazione sociale, degrado culturale, negazione dei diritti civili, soggiogamento ai circuiti del crimine organizzato (in specie nel Mezzogiorno d'Italia) costituiscono i diversi fattori che configurano lo stato di povertà oggi. Ne risulta un circuito vizioso dal quale risulta assai difficile uscire e che estende la propria sinistra forza di attrazione su quote crescenti di popolazione, anche sulle fasce sociali una volta considerate protette.Nel luglio del 2009 il rapporto Istat sulla “Povertà in Italia nel 2008” calcola che circa 2.700.000 famiglie (13,6%), corrispondenti a 8.000.000 di cittadini si trovino in una condizione di povertà relativa. L'indice di povertà relativa è una misura che tiene conto del contesto di vita dei cittadini: si trova in condizioni di povertà relativa quella quota di popolazione che non riesce a garantirsi uno standard di vita accettabile in relazione alla comunità alla quale appartiene (sono considerati poveri coloro che si trovano al di sotto del 50% del reddito medio della comunità). È da notare che si tratta di cifre in notevole aumento rispetto agli anni precedenti (nel 2007 le famiglie povere erano circa 2.600.000, pari all'11,1%) e, quel che è più preoccupante, che non registrano ancora la situazione determinatasi con la crisi finanziaria mondiale, i cui primi effetti si rendono apprezzabili sull'economia del nostro paese solo nella seconda metà del 2008.Al Sud circa una famiglia su 4 è povera; i 2/3 delle famiglie povere italiane si concentrano nel Mezzogiorno. Quali sono le caratteristiche sociologiche di queste famiglie? Si tratta di famiglie numerose, con minori, a volte monogenitoriali (quasi sempre con una donna sola) a volte plurigenerazionali (la necessità costringe alla convivenza in un unico aggregato domestico di più generazioni); il tasso medio di attività di queste famiglie è molto basso, ma è in aumento la categoria dei working poors (famiglie povere nonostante il bread winner – colui che procura il reddito – abbia un lavoro). L'identikit sociologico traccia il quadro tipico delle grandi periferie metropolitane, dove in effetti si concentra il grosso della povertà (Napoli e Palermo in particolare). Nelle aree metropolitane di Napoli e Palermo si concentrano i tassi di disoccupazione più alti del paese e i tassi di occupazione più bassi (appena 4 cittadini su 10 in età da lavoro hanno una occupazione). Nei confini amministrativi della città di Napoli il tasso di disoccupazione sfora il 40%, con punte nei quartieri periferici di oltre il 60%. L'area metropolitana di Napoli, che si estende su tutto il territorio provinciale e oltre e che conta oltre 3 milioni di abitanti, costituisce ormai, come risultato di un processo di suburbanizzazione che inizia negli anni 70 del novecento, una unica conurbazione con i tassi di povertà più elevati in Italia.

Profili di povertà a Napoli e nel mezzogiorno / Brancaccio, Luciano. - (2009). (Intervento presentato al convegno Povertà e nuovi bisogni: una riflessione sul disagio sociale a Napoli e nella sua area metropolitana tenutosi a Napoli nel 11 settembre 2009).

Profili di povertà a Napoli e nel mezzogiorno

BRANCACCIO, LUCIANO
2009

Abstract

Le ricerche più recenti sul tema della povertà e della emarginazione sociale mettono in evidenza la multidimensionalità del fenomeno. Gli effetti della povertà, infatti, agiscono sui vari piani, combinandosi e rafforzandosi a vicenda: privazione materiale, segregazione sociale, degrado culturale, negazione dei diritti civili, soggiogamento ai circuiti del crimine organizzato (in specie nel Mezzogiorno d'Italia) costituiscono i diversi fattori che configurano lo stato di povertà oggi. Ne risulta un circuito vizioso dal quale risulta assai difficile uscire e che estende la propria sinistra forza di attrazione su quote crescenti di popolazione, anche sulle fasce sociali una volta considerate protette.Nel luglio del 2009 il rapporto Istat sulla “Povertà in Italia nel 2008” calcola che circa 2.700.000 famiglie (13,6%), corrispondenti a 8.000.000 di cittadini si trovino in una condizione di povertà relativa. L'indice di povertà relativa è una misura che tiene conto del contesto di vita dei cittadini: si trova in condizioni di povertà relativa quella quota di popolazione che non riesce a garantirsi uno standard di vita accettabile in relazione alla comunità alla quale appartiene (sono considerati poveri coloro che si trovano al di sotto del 50% del reddito medio della comunità). È da notare che si tratta di cifre in notevole aumento rispetto agli anni precedenti (nel 2007 le famiglie povere erano circa 2.600.000, pari all'11,1%) e, quel che è più preoccupante, che non registrano ancora la situazione determinatasi con la crisi finanziaria mondiale, i cui primi effetti si rendono apprezzabili sull'economia del nostro paese solo nella seconda metà del 2008.Al Sud circa una famiglia su 4 è povera; i 2/3 delle famiglie povere italiane si concentrano nel Mezzogiorno. Quali sono le caratteristiche sociologiche di queste famiglie? Si tratta di famiglie numerose, con minori, a volte monogenitoriali (quasi sempre con una donna sola) a volte plurigenerazionali (la necessità costringe alla convivenza in un unico aggregato domestico di più generazioni); il tasso medio di attività di queste famiglie è molto basso, ma è in aumento la categoria dei working poors (famiglie povere nonostante il bread winner – colui che procura il reddito – abbia un lavoro). L'identikit sociologico traccia il quadro tipico delle grandi periferie metropolitane, dove in effetti si concentra il grosso della povertà (Napoli e Palermo in particolare). Nelle aree metropolitane di Napoli e Palermo si concentrano i tassi di disoccupazione più alti del paese e i tassi di occupazione più bassi (appena 4 cittadini su 10 in età da lavoro hanno una occupazione). Nei confini amministrativi della città di Napoli il tasso di disoccupazione sfora il 40%, con punte nei quartieri periferici di oltre il 60%. L'area metropolitana di Napoli, che si estende su tutto il territorio provinciale e oltre e che conta oltre 3 milioni di abitanti, costituisce ormai, come risultato di un processo di suburbanizzazione che inizia negli anni 70 del novecento, una unica conurbazione con i tassi di povertà più elevati in Italia.
2009
Profili di povertà a Napoli e nel mezzogiorno / Brancaccio, Luciano. - (2009). (Intervento presentato al convegno Povertà e nuovi bisogni: una riflessione sul disagio sociale a Napoli e nella sua area metropolitana tenutosi a Napoli nel 11 settembre 2009).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/355189
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact