L’attuale assetto fisiografico del territorio è il risultato della mutua interazione tra molteplici fattori e fenomeni, riconducibili a vari processi geomorfici verificatisi, in tempi e modi diversi, soprattutto nel corso del Quaternario. Questi processi mostrano componenti globali, regionali e locali che si manifestano nel lungo (>100 anni), medio (<100 anni) e breve periodo (<10 anni). Tuttavia, il modellamento recente del paesaggio conserva il timbro del processo primario – tettogenetico o morfoclimatico – che nel passato ha contribuito alla sua evoluzione geomorfologica, spesso attivatasi su morfologie ereditate. A tali processi naturali si aggiunge l’attività antropica sul paesaggio che, proprio in quanto interagisce con le contigue componenti ambientali fisiche e biologiche, va considerata al pari dell’azione esplicata da un agente esogeno, ma concentrata nello spazio e nel tempo. L’esame integrato dell’assetto geomorfologico del paesaggio, degli aspetti litologici, vegetazionali ed antropici della Campania consente di evidenziare le strette relazioni tra fenomeni naturali ed insediamenti umani, ma anche le perturbazioni che questi ultimi hanno determinato nel tempo sugli equilibri naturali e gli stress ambientali ai quali un’area è stata sottoposta nel corso della sua storia o è al momento potenzialmente esposta. Tra le attività dell’uomo che hanno una certa influenza su alcuni processi morfodinamici o ne subiscono gli effetti, vi sono la costruzione delle infrastrutture stradali in ambito urbano e periurbano. L’alta variabilità morfologica e litologica del paesaggio campano comporta di frequente la coesistenza in spazi ristretti di tipologie stradali a diversa morfografia, tra di loro spesso confluenti, che nell’insieme tendono ad incrementare l’impatto ambientale sul territorio. Pertanto, la progettazione, la realizzazione e la riqualificazione di una strada deve necessariamente ottenere che il rapporto tra infrastruttura e contesto ambientale risulti a basso impatto, specie nei casi in cui la pericolosità è più elevata. Spesso, il maggior degrado si registra proprio lungo i tracciati periurbani e nelle aree comunali periferiche, laddove confluiscono le tratte di differente competenza gestionale. In particolare, anche le opere accessorie per la regimazione delle acque superficiali e la stabilizzazione dei pendii dovrebbero essere realizzate secondo criteri di ingegneria naturalistica e bioarchitettura, privilegiando le sistemazioni idraulico-forestali a monte ed a valle dell’infrastruttura stessa. Tra gli interventi che riducono la pericolosità contribuendo a controllare il drenaggio delle acque ruscellanti ed incrementare la stabilità complessiva dell’area vi sono quelli basati su tecniche che mirano a ridurre i fenomeni di erosione del terreno negli interventi di consolidamento. Tali tecniche prevedono l’utilizzo di piante vive o parti di esse (semi, radici, talee), in genere di specie endemiche, da sole o in combinazione con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno), materiali artificiali biodegradabili (biostuoie, geojuta) o non biodegradabili (reti zincate, geogriglie, georeti, geotessili). In particolare risultati soddisfacenti per i versanti e le sponde si ottengono con la messa a dimora di viminate vive, fascinate con piantine radicate e cordonate, con la costruzione di palificate ad una o a doppia parete con canalette in legno e pietrame a fondo scabroso, mentre per le vallecole si hanno mediante la realizzazione di briglie in legname e pietrame. Questi interventi d’impostazione ecologico-naturalistica sono preferibili alle più diffuse opere ingegneristiche impositive (muri di sostegno, canali e briglie in c.a.) ed anche alle gabbionate in pietra e rete metallica, nude o rinverdite, in quanto hanno un impatto paesaggistico del tutto trascurabile e conseguono i medesimi risultati in tempi di poco più lunghi rispetto a quelli richiesti dalle soluzioni tradizionali. Applicando con cura questi accorgimenti di rinaturazione, ovvero di ricostruzione mediante biotopi ed ecosistemi paranaturali finalizzati alla stabilizzazione complessiva dei terreni sede di infrastrutture stradali, tenendo conto delle diverse situazioni sintetizzate dalla classificazione morfotipologica delle strade, è possibile rivalutare anche i vecchi tracciati periurbani, a percorrenza limitata e più lenta, offrendo agli utenti una consapevole fruizione in alternativa alle nuove arterie e non solo in caso di intenso traffico.

Aspetti geomorfologici delle infrastrutture stradali urbane e periurbane in Campania / Donadio, Carlo. - STAMPA. - (2008), pp. 97-110.

Aspetti geomorfologici delle infrastrutture stradali urbane e periurbane in Campania

DONADIO, CARLO
2008

Abstract

L’attuale assetto fisiografico del territorio è il risultato della mutua interazione tra molteplici fattori e fenomeni, riconducibili a vari processi geomorfici verificatisi, in tempi e modi diversi, soprattutto nel corso del Quaternario. Questi processi mostrano componenti globali, regionali e locali che si manifestano nel lungo (>100 anni), medio (<100 anni) e breve periodo (<10 anni). Tuttavia, il modellamento recente del paesaggio conserva il timbro del processo primario – tettogenetico o morfoclimatico – che nel passato ha contribuito alla sua evoluzione geomorfologica, spesso attivatasi su morfologie ereditate. A tali processi naturali si aggiunge l’attività antropica sul paesaggio che, proprio in quanto interagisce con le contigue componenti ambientali fisiche e biologiche, va considerata al pari dell’azione esplicata da un agente esogeno, ma concentrata nello spazio e nel tempo. L’esame integrato dell’assetto geomorfologico del paesaggio, degli aspetti litologici, vegetazionali ed antropici della Campania consente di evidenziare le strette relazioni tra fenomeni naturali ed insediamenti umani, ma anche le perturbazioni che questi ultimi hanno determinato nel tempo sugli equilibri naturali e gli stress ambientali ai quali un’area è stata sottoposta nel corso della sua storia o è al momento potenzialmente esposta. Tra le attività dell’uomo che hanno una certa influenza su alcuni processi morfodinamici o ne subiscono gli effetti, vi sono la costruzione delle infrastrutture stradali in ambito urbano e periurbano. L’alta variabilità morfologica e litologica del paesaggio campano comporta di frequente la coesistenza in spazi ristretti di tipologie stradali a diversa morfografia, tra di loro spesso confluenti, che nell’insieme tendono ad incrementare l’impatto ambientale sul territorio. Pertanto, la progettazione, la realizzazione e la riqualificazione di una strada deve necessariamente ottenere che il rapporto tra infrastruttura e contesto ambientale risulti a basso impatto, specie nei casi in cui la pericolosità è più elevata. Spesso, il maggior degrado si registra proprio lungo i tracciati periurbani e nelle aree comunali periferiche, laddove confluiscono le tratte di differente competenza gestionale. In particolare, anche le opere accessorie per la regimazione delle acque superficiali e la stabilizzazione dei pendii dovrebbero essere realizzate secondo criteri di ingegneria naturalistica e bioarchitettura, privilegiando le sistemazioni idraulico-forestali a monte ed a valle dell’infrastruttura stessa. Tra gli interventi che riducono la pericolosità contribuendo a controllare il drenaggio delle acque ruscellanti ed incrementare la stabilità complessiva dell’area vi sono quelli basati su tecniche che mirano a ridurre i fenomeni di erosione del terreno negli interventi di consolidamento. Tali tecniche prevedono l’utilizzo di piante vive o parti di esse (semi, radici, talee), in genere di specie endemiche, da sole o in combinazione con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno), materiali artificiali biodegradabili (biostuoie, geojuta) o non biodegradabili (reti zincate, geogriglie, georeti, geotessili). In particolare risultati soddisfacenti per i versanti e le sponde si ottengono con la messa a dimora di viminate vive, fascinate con piantine radicate e cordonate, con la costruzione di palificate ad una o a doppia parete con canalette in legno e pietrame a fondo scabroso, mentre per le vallecole si hanno mediante la realizzazione di briglie in legname e pietrame. Questi interventi d’impostazione ecologico-naturalistica sono preferibili alle più diffuse opere ingegneristiche impositive (muri di sostegno, canali e briglie in c.a.) ed anche alle gabbionate in pietra e rete metallica, nude o rinverdite, in quanto hanno un impatto paesaggistico del tutto trascurabile e conseguono i medesimi risultati in tempi di poco più lunghi rispetto a quelli richiesti dalle soluzioni tradizionali. Applicando con cura questi accorgimenti di rinaturazione, ovvero di ricostruzione mediante biotopi ed ecosistemi paranaturali finalizzati alla stabilizzazione complessiva dei terreni sede di infrastrutture stradali, tenendo conto delle diverse situazioni sintetizzate dalla classificazione morfotipologica delle strade, è possibile rivalutare anche i vecchi tracciati periurbani, a percorrenza limitata e più lenta, offrendo agli utenti una consapevole fruizione in alternativa alle nuove arterie e non solo in caso di intenso traffico.
2008
9788860552211
Aspetti geomorfologici delle infrastrutture stradali urbane e periurbane in Campania / Donadio, Carlo. - STAMPA. - (2008), pp. 97-110.
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