Disabilità, ‘esperienze di formazione e lavoro’ ed inserimento lavorativo: dagli Atenei Campani un modello di collaborazione con aziende pubbliche o private

L’A., partendo dalle disposizioni europee in materia ed, in particolare, dalle osservazioni sollevate dalla Commissione europea già nell’ambito della strategia Europa 2020 e ribadite dal Consiglio dell’Unione Europea con la Raccomandazione del 10 marzo 2014 “Su un quadro di qualità per i tirocini”, si è soffermato sui punti di criticità già evidenziati dalla normativa precedente ed ha affrontato le principali questioni inerenti alla genuinità ed alla qualità dei tirocini che dovrebbero, in effetti, rappresentare uno strumento di primo accesso dei giovani nel mercato del lavoro, anziché una modalità di acquisizione di manodopera a basso costo o gratuita. Più in particolare, osservando che la disciplina di riferimento considera i tirocini come misure di politica attiva, volti quindi all’inserimento/reinserimento al lavoro, ha valutato la possibilità, da un lato, di pensare a tale strumento come un effettivo “trampolino di lancio” verso il mercato del lavoro; dall’altro lato, di considerare anche altri strumenti di politica attiva che, in base al grado di disabilità, possano consentire il diretto inserimento occupazionale, anche nella Pubblica Amministrazione, con diverse tipologie di contratti di lavoro, anziché con uno stage. Partendo, quindi, da tale strumento ed in considerazione anche delle attuali prospettive di politica attiva dell’occupazione, accolte pure dal legislatore nazionale, i soggetti e gli Enti (tra cui le Università), già attivi sul territorio, oltre che attivarsi per un ricorso più efficace ai tirocini, potrebbero agire come promotori di occupazione garantendo il passaggio per persone con disabilità dal sistema universitario al mondo del lavoro nel pieno rispetto, naturalmente, dei “meriti acquisiti” e dei principi di trasparenza e non discriminazione.