Rigenerazione urbana, bonus edilizi e flessibilità urbanistica. Una riflessione dal caso Campania

Il concetto di rigenerazione urbana ha assunto negli ultimi anni una molteplicità di significati, generando ambiguità che si riflettono sia nel dibattito scientifico che nelle politiche pubbliche. In Italia, tale ambiguità semantica è stata seguita dal legislatore, il quale ha preferito concentrare risorse su interventi edilizi puntuali piuttosto che su trasformazioni urbanistiche di scala più ampia. La rigenerazione viene così spesso assimilata a semplici opere di riqualificazione o manutenzione, ostacolando il rinnovamento strutturale dei tessuti urbani e delle loro funzioni. Misure come il Superbonus 110%, pur stimolando l’attività edilizia, hanno prodotto benefici ambientali limitati e rischiano di consolidare insediamenti vetusti e poco sostenibili. Anche il “piano casa”, nato per rispondere al fabbisogno abitativo, si è tradotto in operazioni di deregulation che hanno favorito interventi periferici e di bassa qualità, trascurando la vera rigenerazione dei contesti urbani consolidati. In questo quadro, la Regione Campania ha recentemente aggiornato il proprio impianto normativo, introducendo principi innovativi legati alla sostenibilità, all’inclusione e al diritto alla casa. Il tentativo di superare la tradizionale rigidità pianificatoria si concretizza nella proposta dei piani programmatici per il PNRR, strumenti operativi flessibili, coerenti con una strategia strutturale di lungo periodo. Tuttavia, permangono criticità legate alla reale efficacia degli incentivi urbanistici, alla disuguaglianza territoriale e alla mancanza di una visione integrata. Il testo invita quindi a una profonda revisione della governance urbanistica nazionale, incentrata su strumenti pianificatori aggiornati, capaci di governare la trasformazione urbana in modo coordinato, sostenibile e socialmente equo.