Negli ultimi decenni la riflessione sull’umanesimo è ritornata in auge: si è sviluppato un intenso dibattito all’interno del quale emergono perorazioni a favore di un umanesimo “rivoluzionario” dopo la morte dell’uomo (Negri), proposte di un “umanesimo scientifico” (Latour), riflessioni sul ruolo dell’umanesimo nell’attuale globalizzazione (Kallweit) o tesi secondo cui un umanesimo che voglia assicurare coerenza e forza ai suoi valori (dignità, diritti, uguaglianza) debba costruirsi su basi metafisiche o religiose (Osborn). A queste voci si aggiungono appelli per un nuovo umanesimo (appelli che portano legittimamente a interrogarsi su ciò che è stato l’umanesimo rinascimentale, come sostiene Ciliberto) senza contare i discorsi del “trans-umanesimo” o del “post-umanesimo”. Se ripercorriamo la storia dell’idea di umanesimo – considerando che il termine è stato coniato da Friedrich Immanuel Niethammer nel 1808 e applicato all’epoca umanistico-rinascimentale, che conosceva quelli di “humanista” e “humanitas” –, constatiamo che gli appelli per un rinnovato umanesimo tornano periodicamente: il progetto di Herder di educazione dell’umanità, il nuovo umanesimo di Siegfried Marck del 1938, la teorica critica come “umanesimo attivo” (Horkheimer), l’umanesimo notturno (Th. Mann), l’umanesimo etnografico (De Martino). Una “storia dell’umanesimo” è stata (in parte) già tracciata da A. Buck (1987) in un libro che ricostruisce questa idea dalle origini romane fino all’inizio del Novecento, al quale cui si aggiunge il lavoro di Toussaint (2008) che problematizza storia e usi del concetto di umanesimo. Questo progetto intende allora affrontare la questione dell’umanesimo da una prospettiva più laterale e decentrata, mettendo in luce le tensioni interne, le tendenze anti-umanistiche o anti-umanocentriche che emergono nella stessa “storia” dell’umanesimo. In quest’ottica sarà fondamentale rileggere alcuni autori dell’epoca rinascimentale che prendono le distanze dai discorsi sulla dignitas hominis e dalla retorica dell’eccellenza umana sottolineando le doti degli animali o ricollocando l’uomo nel più ampio orizzonte della natura (Guy de Bruès, Montaigne, Pasquier, Bruno etc.), e riscostruire gli sviluppi successivi di questo discorso anti-umanocentrico interno alla tradizione umanistica. Al riguardo, la ricerca si soffermerà in particolare sul ritorno dell’“umanesimo” e sugli appelli per un “nuovo umanesimo” nella prima parte del Novecento, epoca segnata da profondi odi nazionali, da crisi economiche e da due conflitti mondiali, con l’intento di verificare che cosa resta delle originarie idee di “humanitas” e di “umanesimo” negli autori che, esaminando gli sviluppi dell’epoca moderna e della società borghese, cercano risposte alla barbarie totalitaria nella tradizione culturale occidentale (Croce, Th. Mann, Horkheimer, Adorno etc.).

Sviluppi e tensioni interne dell’umanesimo: dal Rinascimento al Novecento / Carbone, Raffaele. - (2022).

Sviluppi e tensioni interne dell’umanesimo: dal Rinascimento al Novecento

Raffaele Carbone
2022

Abstract

Negli ultimi decenni la riflessione sull’umanesimo è ritornata in auge: si è sviluppato un intenso dibattito all’interno del quale emergono perorazioni a favore di un umanesimo “rivoluzionario” dopo la morte dell’uomo (Negri), proposte di un “umanesimo scientifico” (Latour), riflessioni sul ruolo dell’umanesimo nell’attuale globalizzazione (Kallweit) o tesi secondo cui un umanesimo che voglia assicurare coerenza e forza ai suoi valori (dignità, diritti, uguaglianza) debba costruirsi su basi metafisiche o religiose (Osborn). A queste voci si aggiungono appelli per un nuovo umanesimo (appelli che portano legittimamente a interrogarsi su ciò che è stato l’umanesimo rinascimentale, come sostiene Ciliberto) senza contare i discorsi del “trans-umanesimo” o del “post-umanesimo”. Se ripercorriamo la storia dell’idea di umanesimo – considerando che il termine è stato coniato da Friedrich Immanuel Niethammer nel 1808 e applicato all’epoca umanistico-rinascimentale, che conosceva quelli di “humanista” e “humanitas” –, constatiamo che gli appelli per un rinnovato umanesimo tornano periodicamente: il progetto di Herder di educazione dell’umanità, il nuovo umanesimo di Siegfried Marck del 1938, la teorica critica come “umanesimo attivo” (Horkheimer), l’umanesimo notturno (Th. Mann), l’umanesimo etnografico (De Martino). Una “storia dell’umanesimo” è stata (in parte) già tracciata da A. Buck (1987) in un libro che ricostruisce questa idea dalle origini romane fino all’inizio del Novecento, al quale cui si aggiunge il lavoro di Toussaint (2008) che problematizza storia e usi del concetto di umanesimo. Questo progetto intende allora affrontare la questione dell’umanesimo da una prospettiva più laterale e decentrata, mettendo in luce le tensioni interne, le tendenze anti-umanistiche o anti-umanocentriche che emergono nella stessa “storia” dell’umanesimo. In quest’ottica sarà fondamentale rileggere alcuni autori dell’epoca rinascimentale che prendono le distanze dai discorsi sulla dignitas hominis e dalla retorica dell’eccellenza umana sottolineando le doti degli animali o ricollocando l’uomo nel più ampio orizzonte della natura (Guy de Bruès, Montaigne, Pasquier, Bruno etc.), e riscostruire gli sviluppi successivi di questo discorso anti-umanocentrico interno alla tradizione umanistica. Al riguardo, la ricerca si soffermerà in particolare sul ritorno dell’“umanesimo” e sugli appelli per un “nuovo umanesimo” nella prima parte del Novecento, epoca segnata da profondi odi nazionali, da crisi economiche e da due conflitti mondiali, con l’intento di verificare che cosa resta delle originarie idee di “humanitas” e di “umanesimo” negli autori che, esaminando gli sviluppi dell’epoca moderna e della società borghese, cercano risposte alla barbarie totalitaria nella tradizione culturale occidentale (Croce, Th. Mann, Horkheimer, Adorno etc.).
2022
Sviluppi e tensioni interne dell’umanesimo: dal Rinascimento al Novecento / Carbone, Raffaele. - (2022).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/951944
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