La città è fatta di strata spesso invisibili e poco intellegibili, soprattutto quando non vi è un’architettura chiamata a renderli manifesti. È il caso delle mura greche del V-IV secolo a.C. di Piazza Bellini a Napoli che – rinvenute per caso nel 1954 e lasciate scoperte e inaccessibili, sottoposte e recintate – non riescono a stabilire alcun chiaro rapporto con la città “di sopra” che, a sua volta, si organizza secondo un ordine completamente differente. Il progetto, esito di un workshop-tirocinio con giovani studentesse, si pone l’obiettivo di risistemare l’intera piazza Bellini, posta sul limite del centro greco-romano della città, a partire dalla necessità di proteggere, ma anche e forse soprattutto di ‘rivelare’, le mura della cui presenza si rischia di non accorgersi neppure per l’assenza di un disegno sintetico che vede oggi lo spazio sgombrato rappresentato nel Settecento da Antonio Joli inutilmente affollato di alberature, monumenti – innanzitutto quello al musicista catanese Vincenzo Bellini formatosi a Napoli nel Collegio di Musica di San Sebastiano, oggi Conservatorio di San Pietro a Majella, adiacente la piazza – dehors e arredo urbano. Razionalizzato lo scavo, un alto riparo dorato rende manifesta la giacitura ruotata delle mura, nella foratura e nel disegno della pavimentazione, e trova il suo contrappunto in un portico che ordina gli spazi all’aperto di bar, caffe letterari e ristoranti che “abitano” la piazza, reimmettendo in tal modo le rovine nella dinamica urbana e costruendo un doppio registro seguendo il quale la città rende manifesta e non finge o dissimula le radici millenarie dalle quali proviene. La copertura in acciaio dipinto di giallo oro – di “giallo Napoli” – vuole essere un riparo per l’antico che, nel riprendere allineamenti, altezze e scansioni dei fronti degli edifici esistenti, introduce una nuova singolarità urbana, chiamata a caratterizzare lo spazio pubblico, e, nell’affondare nelle profondità ctonie tufacee, al tempo stesso, si libera come una grande pergola a segnalare le antiche vestigia che ombreggia e protegge. Un abri souverain, come nella nota definizione di Auguste Perret, che nella esattezza delle proporzioni – un quadrato in pianta, due quadrati in alzato – e nella essenzialità logica della costruzione tettonica – quattro coppie di piedritti a sorreggere due travi mediane a sezione variabile che a loro volta sorreggono una graticcio pergolato – ha il compito di mettere in opera e in scæna la grandezza dell’antico senza mimetismi ma neppure irrisioni perché, seguendo il noto aforisma di Karl Kraus, Ursprung ist das Ziel.

Un riparo per l’antico. Progetto di una copertura archeologica a Piazza Bellini Napoli, 2023 / Capozzi, Renato; Visconti, Federica; Alfano, Mariarosaria; Arena, Alessandra; Castiello, Filomena; Cioffi, CLAUDIA LUNA. - (2023), pp. 54-55.

Un riparo per l’antico. Progetto di una copertura archeologica a Piazza Bellini Napoli, 2023

Renato Capozzi;Federica Visconti;Claudia Luna Cioffi
2023

Abstract

La città è fatta di strata spesso invisibili e poco intellegibili, soprattutto quando non vi è un’architettura chiamata a renderli manifesti. È il caso delle mura greche del V-IV secolo a.C. di Piazza Bellini a Napoli che – rinvenute per caso nel 1954 e lasciate scoperte e inaccessibili, sottoposte e recintate – non riescono a stabilire alcun chiaro rapporto con la città “di sopra” che, a sua volta, si organizza secondo un ordine completamente differente. Il progetto, esito di un workshop-tirocinio con giovani studentesse, si pone l’obiettivo di risistemare l’intera piazza Bellini, posta sul limite del centro greco-romano della città, a partire dalla necessità di proteggere, ma anche e forse soprattutto di ‘rivelare’, le mura della cui presenza si rischia di non accorgersi neppure per l’assenza di un disegno sintetico che vede oggi lo spazio sgombrato rappresentato nel Settecento da Antonio Joli inutilmente affollato di alberature, monumenti – innanzitutto quello al musicista catanese Vincenzo Bellini formatosi a Napoli nel Collegio di Musica di San Sebastiano, oggi Conservatorio di San Pietro a Majella, adiacente la piazza – dehors e arredo urbano. Razionalizzato lo scavo, un alto riparo dorato rende manifesta la giacitura ruotata delle mura, nella foratura e nel disegno della pavimentazione, e trova il suo contrappunto in un portico che ordina gli spazi all’aperto di bar, caffe letterari e ristoranti che “abitano” la piazza, reimmettendo in tal modo le rovine nella dinamica urbana e costruendo un doppio registro seguendo il quale la città rende manifesta e non finge o dissimula le radici millenarie dalle quali proviene. La copertura in acciaio dipinto di giallo oro – di “giallo Napoli” – vuole essere un riparo per l’antico che, nel riprendere allineamenti, altezze e scansioni dei fronti degli edifici esistenti, introduce una nuova singolarità urbana, chiamata a caratterizzare lo spazio pubblico, e, nell’affondare nelle profondità ctonie tufacee, al tempo stesso, si libera come una grande pergola a segnalare le antiche vestigia che ombreggia e protegge. Un abri souverain, come nella nota definizione di Auguste Perret, che nella esattezza delle proporzioni – un quadrato in pianta, due quadrati in alzato – e nella essenzialità logica della costruzione tettonica – quattro coppie di piedritti a sorreggere due travi mediane a sezione variabile che a loro volta sorreggono una graticcio pergolato – ha il compito di mettere in opera e in scæna la grandezza dell’antico senza mimetismi ma neppure irrisioni perché, seguendo il noto aforisma di Karl Kraus, Ursprung ist das Ziel.
2023
9791221501940
Un riparo per l’antico. Progetto di una copertura archeologica a Piazza Bellini Napoli, 2023 / Capozzi, Renato; Visconti, Federica; Alfano, Mariarosaria; Arena, Alessandra; Castiello, Filomena; Cioffi, CLAUDIA LUNA. - (2023), pp. 54-55.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/951777
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