A chi da tempo è impegnato nella ricerca che si occupa della marginalizzazione delle aree interne , l’accostamento tra le pratiche rigenerative e l’immaginario che accompagna la poetica del “piccolo borgo antico” risulta a dir poco stridente, soprattutto se il tema è quello dei paesi con i loro territori. Leggere la marginalizzazione e lo spopolamento dei paesi in stretta connessione con la condizione territoriale da cui sono stati generati e della quale, in un continuo vicendevole modificarsi nel tempo, costituiscono ragione, misura, confine ed anche disegno, è il presupposto di uno sguardo che considera i temi delle aree interne come terreno di ricerca e non di facili soluzionismi da propagandare. Leggendo il Bando Borghi ci si domanda dove sia finito il territorio, in particolare nella linea A, in cui 21 borghi riceveranno un finanziamento di 20 mln di euro ciascuno, ciascun borgo è visto rigorosamente come un unicum in sé concluso in uno con il proprio rilevante patrimonio storico-artistico, per una “crescita sostenibile e di qualità” scrive il ministro Franceschini, e sovviene immediatamente alla memoria quella “crescita senza sviluppo” di cui scriveva profeticamente Manlio Rossi Doria a proposito della ricostruzione post-terremoto in Irpinia. Se la mission della linea A è esplicitamente quella del “recupero del patrimonio storico artistico anche grazie all’individuazione di una vocazione specifica”, non ci si meraviglia che fiocchino proposte di alberghi diffusi, di incubatori turistici, in un proliferare di museificazioni generalizzate. Il contraltare dei 21 progetti della linea A sono le 1800 proposte che ha raccolto la linea B, le cui direttrici nel bando differiscono in toto da quelle dell’altra linea, viene, infatti, accolta la dimensione di piccole reti, pur se di massimo tre comuni, ma quanto basta per ampliare sguardo e scala ed includere le connessioni territoriali, il riconoscimento, nell’ambito degli insediamenti, della relazione con le trame dei sistemi territoriali da cui sono originati. Compare la possibilità di delineare una policentricità diffusa, pur dovendo rispondere al requisito della integrità e riconoscibilità dell’impianto originario degli insediamenti, un requisito che tende a storicizzare le necessità di rigenerazione.

Quei piccoli borghi antichi / Picone, Adelina. - (2022), pp. 155-160.

Quei piccoli borghi antichi

Adelina Picone
2022

Abstract

A chi da tempo è impegnato nella ricerca che si occupa della marginalizzazione delle aree interne , l’accostamento tra le pratiche rigenerative e l’immaginario che accompagna la poetica del “piccolo borgo antico” risulta a dir poco stridente, soprattutto se il tema è quello dei paesi con i loro territori. Leggere la marginalizzazione e lo spopolamento dei paesi in stretta connessione con la condizione territoriale da cui sono stati generati e della quale, in un continuo vicendevole modificarsi nel tempo, costituiscono ragione, misura, confine ed anche disegno, è il presupposto di uno sguardo che considera i temi delle aree interne come terreno di ricerca e non di facili soluzionismi da propagandare. Leggendo il Bando Borghi ci si domanda dove sia finito il territorio, in particolare nella linea A, in cui 21 borghi riceveranno un finanziamento di 20 mln di euro ciascuno, ciascun borgo è visto rigorosamente come un unicum in sé concluso in uno con il proprio rilevante patrimonio storico-artistico, per una “crescita sostenibile e di qualità” scrive il ministro Franceschini, e sovviene immediatamente alla memoria quella “crescita senza sviluppo” di cui scriveva profeticamente Manlio Rossi Doria a proposito della ricostruzione post-terremoto in Irpinia. Se la mission della linea A è esplicitamente quella del “recupero del patrimonio storico artistico anche grazie all’individuazione di una vocazione specifica”, non ci si meraviglia che fiocchino proposte di alberghi diffusi, di incubatori turistici, in un proliferare di museificazioni generalizzate. Il contraltare dei 21 progetti della linea A sono le 1800 proposte che ha raccolto la linea B, le cui direttrici nel bando differiscono in toto da quelle dell’altra linea, viene, infatti, accolta la dimensione di piccole reti, pur se di massimo tre comuni, ma quanto basta per ampliare sguardo e scala ed includere le connessioni territoriali, il riconoscimento, nell’ambito degli insediamenti, della relazione con le trame dei sistemi territoriali da cui sono originati. Compare la possibilità di delineare una policentricità diffusa, pur dovendo rispondere al requisito della integrità e riconoscibilità dell’impianto originario degli insediamenti, un requisito che tende a storicizzare le necessità di rigenerazione.
2022
9788855223560
Quei piccoli borghi antichi / Picone, Adelina. - (2022), pp. 155-160.
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