La cosiddetta transizione ecologica è un segmento di una complessiva transizione culturale che ci investe in maniera pervasiva, estendendosi su moltissimi diversi livelli. Qui si intende portare l’attenzione sulle relazioni non deterministiche tra tre diversi piani, attraverso i quali i positivi dissesti portati dalla transizione si manifestano in maniera significativa per la nostra disciplina. Nello spazio ibrido, fisico e culturale, sostenuto da questi piani, la ricerca progettuale consente di elaborare scenari e illuminare visioni di rilevante impatto che non solo registrano le transizioni in atto, ma possono orientarle, fornendo allo stesso tempo strumenti per coltivare una più ampia consapevolezza delle collettività e per contribuire ai processi decisionali di amministratori e stakeholder. Il primo piano è costituito dallo spazio di cambiamento dei paradigmi, soprattutto in relazione alle sostanziali mutazioni nella relazione natura-cultura e ad un suo sostanziale superamento. Il secondo è costituito dagli spazi di transizione della città e del territorio contemporanei, spazi di scarto che abbiamo difficoltà a definire attraverso lo strumentario tradizionale della progettazione architettonica e urbana e che costituiscono una risorsa che non possiamo più permetterci di ignorare. Il terzo e ultimo spazio è lo spazio di transizione tra architettura e ingegneria, che oggi più che mai costituisce un terreno di grande interesse per sperimentare nuovi paradigmi e delineare scenari futuri dello spazio antropizzato. Uno spazio in cui l’ingegneria, nel rimodellare continuamente il paesaggio, deve necessariamente farsi architettura, e l’architettura deve necessariamente utilizzare i materiali formali dell’ingegneria per generare spazi nei quali le collettività contemporanee possano rispecchiarsi. Le intersezioni di questi piani costituiscono il terreno di lavoro di diversi progetti di ricerca sull’architettura e la città in corso presso dipartimenti universitari di ingegneria. In particolare, in questo contributo si illustreranno alcuni aspetti teorici e metodologici, oltre che alcuni risultati provvisori del progetto di ricerca B-ROAD_Below the Road. Scenari pilota per l’upcycling di spazi residuali delle infrastrutture urbane (progetto di ricerca biennale, finanziato nella cornice del bando FRA 2020, dell’Università di Napoli Federico II, in corso presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale).
Ricerca progettuale al tempo delle transizioni. Il caso B-ROAD / Stendardo, Luigi. - (2022), pp. 539-544. (Intervento presentato al convegno Transizioni. L’avvenire della didattica e della ricerca per il progetto di architettura, IX Forum ProArch tenutosi a Cagliari nel 17-19 novembre 2022).
Ricerca progettuale al tempo delle transizioni. Il caso B-ROAD
Luigi Stendardo
2022
Abstract
La cosiddetta transizione ecologica è un segmento di una complessiva transizione culturale che ci investe in maniera pervasiva, estendendosi su moltissimi diversi livelli. Qui si intende portare l’attenzione sulle relazioni non deterministiche tra tre diversi piani, attraverso i quali i positivi dissesti portati dalla transizione si manifestano in maniera significativa per la nostra disciplina. Nello spazio ibrido, fisico e culturale, sostenuto da questi piani, la ricerca progettuale consente di elaborare scenari e illuminare visioni di rilevante impatto che non solo registrano le transizioni in atto, ma possono orientarle, fornendo allo stesso tempo strumenti per coltivare una più ampia consapevolezza delle collettività e per contribuire ai processi decisionali di amministratori e stakeholder. Il primo piano è costituito dallo spazio di cambiamento dei paradigmi, soprattutto in relazione alle sostanziali mutazioni nella relazione natura-cultura e ad un suo sostanziale superamento. Il secondo è costituito dagli spazi di transizione della città e del territorio contemporanei, spazi di scarto che abbiamo difficoltà a definire attraverso lo strumentario tradizionale della progettazione architettonica e urbana e che costituiscono una risorsa che non possiamo più permetterci di ignorare. Il terzo e ultimo spazio è lo spazio di transizione tra architettura e ingegneria, che oggi più che mai costituisce un terreno di grande interesse per sperimentare nuovi paradigmi e delineare scenari futuri dello spazio antropizzato. Uno spazio in cui l’ingegneria, nel rimodellare continuamente il paesaggio, deve necessariamente farsi architettura, e l’architettura deve necessariamente utilizzare i materiali formali dell’ingegneria per generare spazi nei quali le collettività contemporanee possano rispecchiarsi. Le intersezioni di questi piani costituiscono il terreno di lavoro di diversi progetti di ricerca sull’architettura e la città in corso presso dipartimenti universitari di ingegneria. In particolare, in questo contributo si illustreranno alcuni aspetti teorici e metodologici, oltre che alcuni risultati provvisori del progetto di ricerca B-ROAD_Below the Road. Scenari pilota per l’upcycling di spazi residuali delle infrastrutture urbane (progetto di ricerca biennale, finanziato nella cornice del bando FRA 2020, dell’Università di Napoli Federico II, in corso presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale).File | Dimensione | Formato | |
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