Se “ritornare alle cose stesse” è il motto della fenomenologia, in questo lavoro ci si propone, a più di 75 anni di distanza dalla svolta operata da Maurice Merleau-Ponty nel suo Fenomenologia della percezione, di ritornare alla percezione. Per la prima volta, in quel testo, la fenomenologia scopriva la percezione, che è in primo luogo percezione corporea. Da allora la filosofia non ha smesso di interrogarne il significato, non solo nei vari domini filosofici (nella teoria della conoscenza, nell’estetica e persino nella morale), ma anche, e sempre di più, in un’ottica multidisciplinare che lega il problema della percezione a questioni antropologiche e di geografia umana (il tema della situazionalità nello spazio), di psicologia cognitiva (lo schema corporeo e la percezione del mondo esterno), o di semiotica (la percezione come mezzo espressivo). L’intento principale è stato analizzare il modo in cui la percezione abbia rimodulato le domande intorno allo statuto del corpo proprio, ai suoi limiti e alle sue possibilità di espressione, al suo situarsi nel mondo e all’incontro con l’altro, registrando la funzionalità del dibattito sulla percezione in un mondo sempre più esposto all’immagine (spesso digitale) e alla rappresentazione. Questo volume rappresenta dunque il naturale proseguimento di una riflessione collettiva attorno alla svolta percettiva operata Merleau-Ponty, e su come quest’ultima accolga su di sé un rinnovato significato sociale, un nuovo valore epistemologico e culturale che spinge ancora una volta a porci la seguente domanda: che ne è della percezione oggi?
Maurice Merleau-Pontyt tra antropologia e geografia umana / Amodio, Paolo. - (2022), pp. 7-15.
Maurice Merleau-Pontyt tra antropologia e geografia umana
Paolo Amodio
2022
Abstract
Se “ritornare alle cose stesse” è il motto della fenomenologia, in questo lavoro ci si propone, a più di 75 anni di distanza dalla svolta operata da Maurice Merleau-Ponty nel suo Fenomenologia della percezione, di ritornare alla percezione. Per la prima volta, in quel testo, la fenomenologia scopriva la percezione, che è in primo luogo percezione corporea. Da allora la filosofia non ha smesso di interrogarne il significato, non solo nei vari domini filosofici (nella teoria della conoscenza, nell’estetica e persino nella morale), ma anche, e sempre di più, in un’ottica multidisciplinare che lega il problema della percezione a questioni antropologiche e di geografia umana (il tema della situazionalità nello spazio), di psicologia cognitiva (lo schema corporeo e la percezione del mondo esterno), o di semiotica (la percezione come mezzo espressivo). L’intento principale è stato analizzare il modo in cui la percezione abbia rimodulato le domande intorno allo statuto del corpo proprio, ai suoi limiti e alle sue possibilità di espressione, al suo situarsi nel mondo e all’incontro con l’altro, registrando la funzionalità del dibattito sulla percezione in un mondo sempre più esposto all’immagine (spesso digitale) e alla rappresentazione. Questo volume rappresenta dunque il naturale proseguimento di una riflessione collettiva attorno alla svolta percettiva operata Merleau-Ponty, e su come quest’ultima accolga su di sé un rinnovato significato sociale, un nuovo valore epistemologico e culturale che spinge ancora una volta a porci la seguente domanda: che ne è della percezione oggi?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.