Fino all'avvento della regia e alle sperimentazioni avanguardistiche il teatro è stato per secoli il luogo dove il primato del racconto competeva quasi esclusivamente alla parola. Nelle rappresentazioni l'elemento che coinvolgeva lo spettatore conducendolo attraverso la storia era principalmente ciò che ascoltava dai personaggi. Con l’avvento del cinema e dei new media, invece, è l'immagine ad aver acquisito un ruolo decisivo nel coinvolgimento del fruitore. Gli stati di rabbia, terrore, eccitazione, tenerezza sono veicolati da fotogrammi incisivi, che fanno leva sui meccanismi di immediata riproducibilità e diffusione per la creazione di un opinione pubblica. La pervasività e l’immediatezza dell'immagine hanno sicuramente condizionato e modificato la scena teatrale contemporanea, grazie anche alla capacità del teatro di fagocitare gli stimoli provenienti da più ambiti per farne nuovi strumenti per la messa in scena. Il caso teatrale che mi propongo di analizzare è un tentativo del teatro di raccontare un evento le cui testimonianze visive hanno segnato l'immaginario collettivo contemporaneo: il 9/11. Legato all'ambito delle riscritture di fatti di cronaca in chiave teatrale Decade. Two Towers. Ten Years. Twenty plays è un'antologia di atti unici che affronta il ricordo degli attentati al World Trade Center cercando, con la forza dell'apparato teatrale, di dare voce a un trauma collettivo che ha lasciato senza parole, ma che ha riempito il mondo di nuove immagini simboliche, almeno quanto di discorsi retorici. Nel rielaborare attraverso il racconto un evento catastrofico di tale portata il teatro si propone come strategia di riconfigurazione della memoria che fa sua l'arma della verbalizzazione per vincere l'afasia propria dei ricordi traumatici. Con l’aiuto del linguaggio proprio dei media che si fa parola scritta pensata per diventare parola scenica, di vari espedienti che giocano sulla voce e sulla sua riproducibilità e grazie al lavoro sulle testimonianze orali, si arriva alla messa in scena di un vissuto difficilmente narrabile e profondamente intimo che tratta la difficoltà di raccontare un trauma. Proprio attraverso questo difficile lavoro però l’operazione ha l'intento di riabilitare il teatro come luogo in cui lavorare sulla consapevolezza collettiva della Storia grazie al potere terapeutico della parola, concepita come atto non solo narrativo, ma soprattutto performativo.

Decade: messinscene del Trauma post 9/11 / Natale, Aureliana. - (2018), pp. 154-163.

Decade: messinscene del Trauma post 9/11

Aureliana Natale
2018

Abstract

Fino all'avvento della regia e alle sperimentazioni avanguardistiche il teatro è stato per secoli il luogo dove il primato del racconto competeva quasi esclusivamente alla parola. Nelle rappresentazioni l'elemento che coinvolgeva lo spettatore conducendolo attraverso la storia era principalmente ciò che ascoltava dai personaggi. Con l’avvento del cinema e dei new media, invece, è l'immagine ad aver acquisito un ruolo decisivo nel coinvolgimento del fruitore. Gli stati di rabbia, terrore, eccitazione, tenerezza sono veicolati da fotogrammi incisivi, che fanno leva sui meccanismi di immediata riproducibilità e diffusione per la creazione di un opinione pubblica. La pervasività e l’immediatezza dell'immagine hanno sicuramente condizionato e modificato la scena teatrale contemporanea, grazie anche alla capacità del teatro di fagocitare gli stimoli provenienti da più ambiti per farne nuovi strumenti per la messa in scena. Il caso teatrale che mi propongo di analizzare è un tentativo del teatro di raccontare un evento le cui testimonianze visive hanno segnato l'immaginario collettivo contemporaneo: il 9/11. Legato all'ambito delle riscritture di fatti di cronaca in chiave teatrale Decade. Two Towers. Ten Years. Twenty plays è un'antologia di atti unici che affronta il ricordo degli attentati al World Trade Center cercando, con la forza dell'apparato teatrale, di dare voce a un trauma collettivo che ha lasciato senza parole, ma che ha riempito il mondo di nuove immagini simboliche, almeno quanto di discorsi retorici. Nel rielaborare attraverso il racconto un evento catastrofico di tale portata il teatro si propone come strategia di riconfigurazione della memoria che fa sua l'arma della verbalizzazione per vincere l'afasia propria dei ricordi traumatici. Con l’aiuto del linguaggio proprio dei media che si fa parola scritta pensata per diventare parola scenica, di vari espedienti che giocano sulla voce e sulla sua riproducibilità e grazie al lavoro sulle testimonianze orali, si arriva alla messa in scena di un vissuto difficilmente narrabile e profondamente intimo che tratta la difficoltà di raccontare un trauma. Proprio attraverso questo difficile lavoro però l’operazione ha l'intento di riabilitare il teatro come luogo in cui lavorare sulla consapevolezza collettiva della Storia grazie al potere terapeutico della parola, concepita come atto non solo narrativo, ma soprattutto performativo.
2018
8899737703
Decade: messinscene del Trauma post 9/11 / Natale, Aureliana. - (2018), pp. 154-163.
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7)“Decade messinscene del Trauma post 911” in Lingua orale e parola scenica. Risorsa e Testimonianza,Imola, CUE PRESS, 2018, pp.154-163 (ISBN8899737703).pdf

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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/913135
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