Nel paesaggio partenopeo il concetto di “città storica” acquista un più esteso significato territoriale in cui risuona l’eco della polis greca. Non a caso, nel 1965, Vittorio Gregotti sceglie lo studio su Napoli di Salvatore Bisogni e Agostino Renna come copertina del bellissimo numero di “Edilizia moderna” dedicato alla “Forma del territorio”. La straordinaria geomorfologia partenopea assurge a campo sperimentale emblematico (“tale da permettere indicazioni metodologiche generalizzabili”) per verificare l’operatività del ‘paesaggio’ nella accezione di “struttura formale di un territorio, continuum nella sua unicità, campo di indagine e di intervento specifico della nostra disciplina”. Alla grande come alla piccola scala, il progetto di architettura può rivelare e reinventare, di volta in volta, la valenza semantica dei “campi di relazioni formali” di una ‘natura’ reinterpretata nella sua concreta fisicità e storicità di morfologia territoriale mutevole nel tempo. Cuma, luogo delle origini, di Napoli e della cultura greca in occidente, dell’origine stessa dell’Architettura, torna in primo piano nell’orizzonte utopico della neo-nata Napoli metropolitana: è qui che dal cielo approda Dedalo, l’architetto più antico della storia. Ed è da qui che l’architettura contemporanea può ripartire per rifondare su solide radici la prospettiva ambientale di una ‘Grande Napoli’, riscoprendo le relazioni strutturali della polis greca, il grande disegno naturalistico dei siti borbonici, il progetto francese per l’acropoli ‘civile’ di Neapolis, le ‘utopie interrotte’ del moderno che nella geomorfologia partenopea trovarono un campo ideale di verifica.
Campi relazionali del paesaggio partenopeo: architettura e monumenti geografici / Pagano, Lilia. - (2022), pp. 74-81.
Campi relazionali del paesaggio partenopeo: architettura e monumenti geografici
Lilia Pagano
2022
Abstract
Nel paesaggio partenopeo il concetto di “città storica” acquista un più esteso significato territoriale in cui risuona l’eco della polis greca. Non a caso, nel 1965, Vittorio Gregotti sceglie lo studio su Napoli di Salvatore Bisogni e Agostino Renna come copertina del bellissimo numero di “Edilizia moderna” dedicato alla “Forma del territorio”. La straordinaria geomorfologia partenopea assurge a campo sperimentale emblematico (“tale da permettere indicazioni metodologiche generalizzabili”) per verificare l’operatività del ‘paesaggio’ nella accezione di “struttura formale di un territorio, continuum nella sua unicità, campo di indagine e di intervento specifico della nostra disciplina”. Alla grande come alla piccola scala, il progetto di architettura può rivelare e reinventare, di volta in volta, la valenza semantica dei “campi di relazioni formali” di una ‘natura’ reinterpretata nella sua concreta fisicità e storicità di morfologia territoriale mutevole nel tempo. Cuma, luogo delle origini, di Napoli e della cultura greca in occidente, dell’origine stessa dell’Architettura, torna in primo piano nell’orizzonte utopico della neo-nata Napoli metropolitana: è qui che dal cielo approda Dedalo, l’architetto più antico della storia. Ed è da qui che l’architettura contemporanea può ripartire per rifondare su solide radici la prospettiva ambientale di una ‘Grande Napoli’, riscoprendo le relazioni strutturali della polis greca, il grande disegno naturalistico dei siti borbonici, il progetto francese per l’acropoli ‘civile’ di Neapolis, le ‘utopie interrotte’ del moderno che nella geomorfologia partenopea trovarono un campo ideale di verifica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.