Laus urbis, celebrazione e valorizzazione del territorio del regno, eulogium, celebrazione del principe costituiscono senz’altro una porzione importante della letteratura umanistica sviluppatasi nella Napoli aragonese, nell’arco di circa 80 anni, tra il 1435 ed il 1503, una stagione breve, ma intensa, che vide all’opera umanisti del calibro di Antonio Panormita, Giovanni Pontano, Jacopo Sannazzaro. Questi i più noti, legati senz’altro da un vincolo forte di collaborazione, spesso da un rapporto maestro-discepolo, da una frequentazione quotidiana a corte e in accademia. Ma accanto a questi nomi famosi possiamo inserire anche altri intellettuali- spesso a torto considerati figure marginali – che ebbero circuiti di azioni alternativi: una di queste figure è proprio quella di Angelo Catone, medico, filosofo, letterato, fortemente caratterizzato da interessi prevalentemente scientifici, attivo alla corte aragonese di Napoli come medico e curatore della biblioteca di Ferrante, ma anche attivo come docente presso lo Studium Napoletano, e stranamente invece non presente nell’accademia pontaniana, anche se con il Pontano certamente intrattenne rapporti di collaborazione. Proprio Angelo Catone ha lasciato una celebrazione del regno di Napoli e del suo sovrano Ferrante I d’Aragona, databile al 1474: una celebrazione del Regno che come cercherò di mostrare è perfettamente allineata ai dettami di una precettistica retorica che aveva in Menandro Retore la sua codificazione meglio definita.
Una descrizione del Regno di Napoli nella prefazione all’edizione delle Pandectae di Matteo Silvatico curata da Angelo Catone e la precettistica della Laus urbis / Iacono, Antonietta. - (2023). (Intervento presentato al convegno Journée d’étude Réécritures, commentaires et détournements des textes antiques tenutosi a SORBONNE UNIVERSITE - Amphithéâtre Bilsky-Pasquier Campus des Cordeliers 15, rue de l’École de Médecine 75006 Paris nel 10 febbraio 2023).
Una descrizione del Regno di Napoli nella prefazione all’edizione delle Pandectae di Matteo Silvatico curata da Angelo Catone e la precettistica della Laus urbis
Antonietta Iacono
2023
Abstract
Laus urbis, celebrazione e valorizzazione del territorio del regno, eulogium, celebrazione del principe costituiscono senz’altro una porzione importante della letteratura umanistica sviluppatasi nella Napoli aragonese, nell’arco di circa 80 anni, tra il 1435 ed il 1503, una stagione breve, ma intensa, che vide all’opera umanisti del calibro di Antonio Panormita, Giovanni Pontano, Jacopo Sannazzaro. Questi i più noti, legati senz’altro da un vincolo forte di collaborazione, spesso da un rapporto maestro-discepolo, da una frequentazione quotidiana a corte e in accademia. Ma accanto a questi nomi famosi possiamo inserire anche altri intellettuali- spesso a torto considerati figure marginali – che ebbero circuiti di azioni alternativi: una di queste figure è proprio quella di Angelo Catone, medico, filosofo, letterato, fortemente caratterizzato da interessi prevalentemente scientifici, attivo alla corte aragonese di Napoli come medico e curatore della biblioteca di Ferrante, ma anche attivo come docente presso lo Studium Napoletano, e stranamente invece non presente nell’accademia pontaniana, anche se con il Pontano certamente intrattenne rapporti di collaborazione. Proprio Angelo Catone ha lasciato una celebrazione del regno di Napoli e del suo sovrano Ferrante I d’Aragona, databile al 1474: una celebrazione del Regno che come cercherò di mostrare è perfettamente allineata ai dettami di una precettistica retorica che aveva in Menandro Retore la sua codificazione meglio definita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


