Il capitolo affronta il tema dei wastescape delle aree portuali, definiti come il risultato spaziale di processi di crescita lineare ed ineguale di porto e città. L’articolo approfondisce il caso di Napoli, città portuale in cui i processi di crescita lineare e disomogenea hanno dato vita, nel corso degli anni ad un mosaico di frammenti, territori marginali e frange urbane. Tuttavia, questi luoghi possono diventare oggetto della pianificazione come territori da cui ripartire per poter innescare processi virtuosi di rigenerazione dando vita a nuove forme di integrazione spaziale, sociale ed economica tra porto e paesaggio. Le attuali aree portuali abbandonate e sottoutilizzate sono il risultato di un modello di crescita oggi obsoleto, ma che tuttavia continua a guardare a questi territori come a degli scarti. Questo rischia di non far comprendere la complessità delle questioni in campo. Oltre ai wastescape, un tempo territori appartenenti al sistema economico industriale, le lente trasformazioni napoletane hanno consentito che si preservasse, grazie a dei processi di inerzia territoriale, un ricco patrimonio architettonico dentro e fuori dal porto: esistono ancora edifici rappresentativi, magazzini, moli e bacini di carenaggio sebbene siano principalmente sottoutilizzati o abbandonati. Il valore architettonico e storico di questi edifici testimonia l’identità locale di Napoli come città portuale con un forte atteggiamento verso il cambiamento e l’adattamento. Inoltre, la ricchezza di relazioni tra la città e il porto è un valore importante da salvaguardare. La nuova visione della città portuale dovrebbe trarre vantaggio dal suo passato storico e recente e migliorare l’approccio culturale ed ecologico nelle strategie di rigenerazione concentrandosi su sistemi di risorse reticolari al fine di ridefinire le aree tra il porto e la città. La metodologia proposta per la lettura territoriale del caso napoletano ha evidenziato che la rigenerazione dei wastescape può riequilibrare la crescita irregolare tra città e porto. Come dimostra il caso napoletano, questo approccio dovrebbe derivare da specificità locali, sviluppo storico, valori, culture e risorse. Nuovi strumenti di pianificazione e progettazione possono essere inquadrati comprendendo la natura dei wastescape, le loro condizioni e il loro ruolo potenziale nell’insediamento urbano, con l’obiettivo di creare una rete di spazi che contribuisca a ridefinire le relazioni tra il porto e la città permettendo una migliore accessibilità e una nuova qualità spaziale. Inoltre, è necessario prendere in considerazione percorsi di sviluppo locale attenti a un livello più ampio di trasformazioni regionali. In effetti, il disegno di nuovi modelli di città portuale influenza l’area in cui si svolgono le azioni portuali, la scala regionale, coinvolgendo porti interni e porti minori con le loro connessioni infrastrutturali. Pertanto, ciò comporta la ridistribuzione delle sfide infrastrutturali, specialmente nella dimensione logistica. Oltre a ciò, l’incorporamento delle aree di scarto portuali nelle direzioni dello sviluppo pubblico e culturale della città può far parte di politiche compensative di distribuzione del welfare che mirano sia a ripensare i bisogni delle infrastrutture portuali come materia regionale sia a migliorare la vita pubblica locale nelle aree portuali urbane.

Rigenerare il paesaggio dei wastescape del territorio portuale regionale campano / De Martino, Paolo; Amenta, Libera; Castigliano, Marica; Russo, Michelangelo. - Volume 2:(2022), pp. 105-111.

Rigenerare il paesaggio dei wastescape del territorio portuale regionale campano

Libera Amenta
Secondo
;
Marica Castigliano
Penultimo
;
Michelangelo Russo
Ultimo
2022

Abstract

Il capitolo affronta il tema dei wastescape delle aree portuali, definiti come il risultato spaziale di processi di crescita lineare ed ineguale di porto e città. L’articolo approfondisce il caso di Napoli, città portuale in cui i processi di crescita lineare e disomogenea hanno dato vita, nel corso degli anni ad un mosaico di frammenti, territori marginali e frange urbane. Tuttavia, questi luoghi possono diventare oggetto della pianificazione come territori da cui ripartire per poter innescare processi virtuosi di rigenerazione dando vita a nuove forme di integrazione spaziale, sociale ed economica tra porto e paesaggio. Le attuali aree portuali abbandonate e sottoutilizzate sono il risultato di un modello di crescita oggi obsoleto, ma che tuttavia continua a guardare a questi territori come a degli scarti. Questo rischia di non far comprendere la complessità delle questioni in campo. Oltre ai wastescape, un tempo territori appartenenti al sistema economico industriale, le lente trasformazioni napoletane hanno consentito che si preservasse, grazie a dei processi di inerzia territoriale, un ricco patrimonio architettonico dentro e fuori dal porto: esistono ancora edifici rappresentativi, magazzini, moli e bacini di carenaggio sebbene siano principalmente sottoutilizzati o abbandonati. Il valore architettonico e storico di questi edifici testimonia l’identità locale di Napoli come città portuale con un forte atteggiamento verso il cambiamento e l’adattamento. Inoltre, la ricchezza di relazioni tra la città e il porto è un valore importante da salvaguardare. La nuova visione della città portuale dovrebbe trarre vantaggio dal suo passato storico e recente e migliorare l’approccio culturale ed ecologico nelle strategie di rigenerazione concentrandosi su sistemi di risorse reticolari al fine di ridefinire le aree tra il porto e la città. La metodologia proposta per la lettura territoriale del caso napoletano ha evidenziato che la rigenerazione dei wastescape può riequilibrare la crescita irregolare tra città e porto. Come dimostra il caso napoletano, questo approccio dovrebbe derivare da specificità locali, sviluppo storico, valori, culture e risorse. Nuovi strumenti di pianificazione e progettazione possono essere inquadrati comprendendo la natura dei wastescape, le loro condizioni e il loro ruolo potenziale nell’insediamento urbano, con l’obiettivo di creare una rete di spazi che contribuisca a ridefinire le relazioni tra il porto e la città permettendo una migliore accessibilità e una nuova qualità spaziale. Inoltre, è necessario prendere in considerazione percorsi di sviluppo locale attenti a un livello più ampio di trasformazioni regionali. In effetti, il disegno di nuovi modelli di città portuale influenza l’area in cui si svolgono le azioni portuali, la scala regionale, coinvolgendo porti interni e porti minori con le loro connessioni infrastrutturali. Pertanto, ciò comporta la ridistribuzione delle sfide infrastrutturali, specialmente nella dimensione logistica. Oltre a ciò, l’incorporamento delle aree di scarto portuali nelle direzioni dello sviluppo pubblico e culturale della città può far parte di politiche compensative di distribuzione del welfare che mirano sia a ripensare i bisogni delle infrastrutture portuali come materia regionale sia a migliorare la vita pubblica locale nelle aree portuali urbane.
2022
978-88-569-0852-7
Rigenerare il paesaggio dei wastescape del territorio portuale regionale campano / De Martino, Paolo; Amenta, Libera; Castigliano, Marica; Russo, Michelangelo. - Volume 2:(2022), pp. 105-111.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/910717
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