Edoardo Persico (1900-1936) rappresenta una figura di estremo interesse per l’ambito della critica architettonica ma per certi tratti anche misteriosa, tanto da aver ispirato anche diversi scritti di carattere letterario, ultimo dei quali è quello di Andrea Camilleri del 2012, Dentro il labirinto. In particolare la sua morte improvvisa e precoce ha sollevato spesso interrogativi, facendo ipotizzare che possa essere stato ucciso per motivi di carattere politico. Napoletano di nascita, trasferitosi nel 1927 a Torino, dove inizia una vera propria “nuova vita”, e poi a Milano, Persico diviene un critico d’arte, scopritore di molte figure di primo piano dell’arte moderna italiana. Si accosta all’architettura grazie ad Alberto Sartoris e, pur non avendola mai studiata, egli diviene uno dei più influenti critici italiani del periodo tra le due guerre, scrivendo sin dal 1931 su «Casabella» di cui nel 1935 diviene condirettore insieme a Giuseppe Pagano. Nel 1987 Maria Luisa Scalvini analizzava con estremo acume e con profonda attenzione il rapporto di Persico con l’architettura coeva tedesca e austriaca, rilevando il deciso cambio di opinione rispetto al milieu austriaco, prima ammirato e poi criticato, e la predilezione per una certa parte dell’ambiente tedesco. Si vuole qui approfondire una delle principali ragioni dell’ammirazione mostrata da Persico per alcune decisive figure dell’architettura tedesca, da ravvisare nel rifiuto di ogni radice “mediterranea”, “ellenica” o classicheggiante, da lui riscontrato in figure come quelle di Gropius e Mies. Questo rifiuto comporta un dissidio profondo con un’ampia frangia dell’ambiente italiano, che pone Persico in una posizione per molti versi isolata, nonostante l’autorevolezza e la notorietà dei suoi scritti. Anticipando la tesi contenuta nel libro di Nikolaus Pevsner Pioneers of Modern Movement, pubblicato nel 1936, Persico sostiene infatti il primato tedesco per la nascita dell’architettura moderna. Sebbene non abbia mai pubblicato un vero e proprio studio sistematico, ma solo articoli e saggi in maniera piuttosto frammentaria, la sua posizione risulta ben chiara. Egli non condivide quella che può essere definita “linea francese”, sostenuta da Sigfried Giedion già nel 1928 con Bauen in Frankreich: Bauen in Eisen. Bauen in Eisenbeton e piuttosto che a Le Corbusier accorda la sua preferenza a figure come quelle di Gropius e Mies van der Rohe. In particolare, la motivazione della mancata preferenza per Le Corbusier sembra coincidere con una delle ragioni per l’avversione nei confronti di Loos: una matrice “mediterranea” considerata troppo romantica e poco moderna. Anche se nei suoi diversi scritti, e nel giro di pochi anni, Persico modifica talvolta in maniera radicale il proprio giudizio – come avviene per esempio nel caso della Secessione viennese, prima lodata e poi aspramente criticata – alcune idee rimangono costanti e, al di là di un giudizio di valore, sembrano alla base del suo sistema interpretativo. Nel celebre Punto e a capo per l'architettura, pubblicato su «Domus» nel 1934, Holzmeister e Loos sono accomu¬nati in un giudizio negativo, nella chiave della loro adesione ad una «‘mediterra¬neità’ di maniera»; anzi, Loos è addirittura definito «un ar¬chitetto senza genio, che per le sue repli¬che delle case egee o capresi deve essere assegnato alle ultime propaggini del gu¬sto liberty». Secondo Persico la ricerca di una radice “mediterranea” è anche causa di un fallimento del razionalismo italiano, incapace di porsi sul piano di quello europeo. La presunta svolta da una matrice europeista a quella mediterranea è pure motivo di un duro attacco a Carlo Enrico Rava e quindi a tutto il “Gruppo 7” e al circolo della rivista «Quadrante». Persico considera il concetto di architettura “mediterranea” di per sé un equivoco, nato dal fallimento del razionalismo. Già nel 1933, in occasione della V Triennale milanese, egli annuncia che «il razionalismo è morto». In tal modo egli mina le fondamenta di una gran parte delle riflessioni della cultura disciplinare italiana, soprattutto di quella impegnata a costruire anche nelle colonie africane, che annovera nomi come quelli di Piccinato, Alpago Novello, Pellegrini, Limongelli, Di Segni e Rava stesso. Quando Le Corbusier immagina una «Federazione Mediterranea» imperniata sull’asse Parigi-Roma-Algeri-Niger, che vedeva riunite la Francia, l’Italia, la Spagna e l’Africa del Nord, questa idea è bersagliata ironicamente da Persico, ancora in Punto e da capo per l’architettura. In tal modo la critica ai razionalisti “mediterranei” italiani si salda a quella corbusiana e diviene un’ulteriore validazione della prevalenza del filone tedesco. Il rifiuto della “mediterraneità” pone Persico in una posizione marginale rispetto al mainstream dell’architettura italiana dei primi anni Trenta: poiché tale radice mediterranea alludeva in maniera non troppo nascosta ad un retaggio “romano” carico di implicazioni politiche, la posizione di Persico si può quasi considerare quella di un “dissidente”, anche se è quella di un dissidente a cui è dato un megafono ad ampia diffusione. Riferendosi poi alla Petizione a Mussolini per l’architettura di Bardi, Persico critica aspramente il rovesciamento dei principi su cui si sarebbe dovuto fondare il razionalismo, sottoposto così ai mutamenti della lotta politica. In definitiva, la linea tedesca, da Persico ricondotta all’opera pioneristica di Wright e all’influenza della cultura giapponese, va oltre i precedenti esposti dalle “storie” di Platz o di Behne e precede quella di Pevsner. La sua preferenza per il neues Bauen implica allo stesso tempo un rifiuto della tendenza nazionalista e conservatrice legata al regime nazionalsocialista. Eppure, tale preferenza corrisponde al rifiuto di quello che è diventato il razionalismo italiano e alla base di entrambe le prese di posizione v’è proprio la negazione delle presunte radici “mediterranee” dell’architettura moderna.

Against Mediterranean Roots: Edoardo Persico and the German Origin of “Modern” Architecture / Maglio, A.. - (2022), pp. 120-133.

Against Mediterranean Roots: Edoardo Persico and the German Origin of “Modern” Architecture

A. Maglio
2022

Abstract

Edoardo Persico (1900-1936) rappresenta una figura di estremo interesse per l’ambito della critica architettonica ma per certi tratti anche misteriosa, tanto da aver ispirato anche diversi scritti di carattere letterario, ultimo dei quali è quello di Andrea Camilleri del 2012, Dentro il labirinto. In particolare la sua morte improvvisa e precoce ha sollevato spesso interrogativi, facendo ipotizzare che possa essere stato ucciso per motivi di carattere politico. Napoletano di nascita, trasferitosi nel 1927 a Torino, dove inizia una vera propria “nuova vita”, e poi a Milano, Persico diviene un critico d’arte, scopritore di molte figure di primo piano dell’arte moderna italiana. Si accosta all’architettura grazie ad Alberto Sartoris e, pur non avendola mai studiata, egli diviene uno dei più influenti critici italiani del periodo tra le due guerre, scrivendo sin dal 1931 su «Casabella» di cui nel 1935 diviene condirettore insieme a Giuseppe Pagano. Nel 1987 Maria Luisa Scalvini analizzava con estremo acume e con profonda attenzione il rapporto di Persico con l’architettura coeva tedesca e austriaca, rilevando il deciso cambio di opinione rispetto al milieu austriaco, prima ammirato e poi criticato, e la predilezione per una certa parte dell’ambiente tedesco. Si vuole qui approfondire una delle principali ragioni dell’ammirazione mostrata da Persico per alcune decisive figure dell’architettura tedesca, da ravvisare nel rifiuto di ogni radice “mediterranea”, “ellenica” o classicheggiante, da lui riscontrato in figure come quelle di Gropius e Mies. Questo rifiuto comporta un dissidio profondo con un’ampia frangia dell’ambiente italiano, che pone Persico in una posizione per molti versi isolata, nonostante l’autorevolezza e la notorietà dei suoi scritti. Anticipando la tesi contenuta nel libro di Nikolaus Pevsner Pioneers of Modern Movement, pubblicato nel 1936, Persico sostiene infatti il primato tedesco per la nascita dell’architettura moderna. Sebbene non abbia mai pubblicato un vero e proprio studio sistematico, ma solo articoli e saggi in maniera piuttosto frammentaria, la sua posizione risulta ben chiara. Egli non condivide quella che può essere definita “linea francese”, sostenuta da Sigfried Giedion già nel 1928 con Bauen in Frankreich: Bauen in Eisen. Bauen in Eisenbeton e piuttosto che a Le Corbusier accorda la sua preferenza a figure come quelle di Gropius e Mies van der Rohe. In particolare, la motivazione della mancata preferenza per Le Corbusier sembra coincidere con una delle ragioni per l’avversione nei confronti di Loos: una matrice “mediterranea” considerata troppo romantica e poco moderna. Anche se nei suoi diversi scritti, e nel giro di pochi anni, Persico modifica talvolta in maniera radicale il proprio giudizio – come avviene per esempio nel caso della Secessione viennese, prima lodata e poi aspramente criticata – alcune idee rimangono costanti e, al di là di un giudizio di valore, sembrano alla base del suo sistema interpretativo. Nel celebre Punto e a capo per l'architettura, pubblicato su «Domus» nel 1934, Holzmeister e Loos sono accomu¬nati in un giudizio negativo, nella chiave della loro adesione ad una «‘mediterra¬neità’ di maniera»; anzi, Loos è addirittura definito «un ar¬chitetto senza genio, che per le sue repli¬che delle case egee o capresi deve essere assegnato alle ultime propaggini del gu¬sto liberty». Secondo Persico la ricerca di una radice “mediterranea” è anche causa di un fallimento del razionalismo italiano, incapace di porsi sul piano di quello europeo. La presunta svolta da una matrice europeista a quella mediterranea è pure motivo di un duro attacco a Carlo Enrico Rava e quindi a tutto il “Gruppo 7” e al circolo della rivista «Quadrante». Persico considera il concetto di architettura “mediterranea” di per sé un equivoco, nato dal fallimento del razionalismo. Già nel 1933, in occasione della V Triennale milanese, egli annuncia che «il razionalismo è morto». In tal modo egli mina le fondamenta di una gran parte delle riflessioni della cultura disciplinare italiana, soprattutto di quella impegnata a costruire anche nelle colonie africane, che annovera nomi come quelli di Piccinato, Alpago Novello, Pellegrini, Limongelli, Di Segni e Rava stesso. Quando Le Corbusier immagina una «Federazione Mediterranea» imperniata sull’asse Parigi-Roma-Algeri-Niger, che vedeva riunite la Francia, l’Italia, la Spagna e l’Africa del Nord, questa idea è bersagliata ironicamente da Persico, ancora in Punto e da capo per l’architettura. In tal modo la critica ai razionalisti “mediterranei” italiani si salda a quella corbusiana e diviene un’ulteriore validazione della prevalenza del filone tedesco. Il rifiuto della “mediterraneità” pone Persico in una posizione marginale rispetto al mainstream dell’architettura italiana dei primi anni Trenta: poiché tale radice mediterranea alludeva in maniera non troppo nascosta ad un retaggio “romano” carico di implicazioni politiche, la posizione di Persico si può quasi considerare quella di un “dissidente”, anche se è quella di un dissidente a cui è dato un megafono ad ampia diffusione. Riferendosi poi alla Petizione a Mussolini per l’architettura di Bardi, Persico critica aspramente il rovesciamento dei principi su cui si sarebbe dovuto fondare il razionalismo, sottoposto così ai mutamenti della lotta politica. In definitiva, la linea tedesca, da Persico ricondotta all’opera pioneristica di Wright e all’influenza della cultura giapponese, va oltre i precedenti esposti dalle “storie” di Platz o di Behne e precede quella di Pevsner. La sua preferenza per il neues Bauen implica allo stesso tempo un rifiuto della tendenza nazionalista e conservatrice legata al regime nazionalsocialista. Eppure, tale preferenza corrisponde al rifiuto di quello che è diventato il razionalismo italiano e alla base di entrambe le prese di posizione v’è proprio la negazione delle presunte radici “mediterranee” dell’architettura moderna.
2022
9788409411634
Against Mediterranean Roots: Edoardo Persico and the German Origin of “Modern” Architecture / Maglio, A.. - (2022), pp. 120-133.
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