La casa coloniale rappresenta un progetto di gran successo per Piccinato, sebbene nei decenni successivi alla fine della guerra abbia subito un ingiusto oblio, come alcuni giudizi alquanto sprezzanti confermano . A partire dal libro dedicato a Piccinato da Cesare De Sessa, secondo cui è «tra le migliori» sue opere, e «ingiustamente poco conosciuta», ma soprattutto nell’ultimo quindicennio, essa è stata invece oggetto di studi e riflessioni in grado di restituirne l’importanza storica e il valore sperimentale . Rispetto al ricchissimo dibattito sull’architettura coloniale qui sinteticamente tratteggiato, che si intreccia strettamente con quello sui modelli razionalisti, la casa di Piccinato svolge un ruolo centrale, da un lato perché il suo autore è già una figura di primo piano del panorama nazionale e dall’altro perché viene eretta a Milano, ossia nel luogo cruciale di quel dibattito, e per di più all’interno della Triennale, con una visibilità che nessun modello sul territorio libico può acquisire. Appare chiaro, come afferma lo stesso Rava, quanto il tema dell’architettura coloniale implichi una serie di questioni cruciali per la modernità e rappresenti un campo di sperimentazione privilegiato. La casa coloniale diviene in tal senso un brillante, innovativo e “radicale” esercizio di metodo. Non può aspirare ad essere un prototipo universale, ma indica un procedimento capace di iterazione in quanto fondato sulla necessità di coniugare attenzione al luogo, tecniche innovative e funzionalità. Come ha giustamente rilevato Fulvio Irace, Piccinato realizza «un set cinematografico» dove possa svolgersi il teatro della vita mondana in colonia . Tuttavia, in maniera probabilmente consapevole, con questo progetto l’architetto veneto richiama questioni ben più complesse, che investono i temi dell’industria edilizia e di una modernità altra da quella nordeuropea, profilando un approccio metodologico generalizzante ma ben calato nella prassi costruttiva. Una casa razionalista, costruita per resistere al ghibli libico, emerge decontestualizzata dalla vegetazione dei giardini della Triennale milanese mostrando quella modernità che Gadda non avrebbe mai definito “gnucca”.

Una domus moderna per il clima libico: Luigi Piccinato e la Casa coloniale alla V triennale milanese del 1933 / Maglio, A.. - (2021), pp. 219-249.

Una domus moderna per il clima libico: Luigi Piccinato e la Casa coloniale alla V triennale milanese del 1933

A. maglio
2021

Abstract

La casa coloniale rappresenta un progetto di gran successo per Piccinato, sebbene nei decenni successivi alla fine della guerra abbia subito un ingiusto oblio, come alcuni giudizi alquanto sprezzanti confermano . A partire dal libro dedicato a Piccinato da Cesare De Sessa, secondo cui è «tra le migliori» sue opere, e «ingiustamente poco conosciuta», ma soprattutto nell’ultimo quindicennio, essa è stata invece oggetto di studi e riflessioni in grado di restituirne l’importanza storica e il valore sperimentale . Rispetto al ricchissimo dibattito sull’architettura coloniale qui sinteticamente tratteggiato, che si intreccia strettamente con quello sui modelli razionalisti, la casa di Piccinato svolge un ruolo centrale, da un lato perché il suo autore è già una figura di primo piano del panorama nazionale e dall’altro perché viene eretta a Milano, ossia nel luogo cruciale di quel dibattito, e per di più all’interno della Triennale, con una visibilità che nessun modello sul territorio libico può acquisire. Appare chiaro, come afferma lo stesso Rava, quanto il tema dell’architettura coloniale implichi una serie di questioni cruciali per la modernità e rappresenti un campo di sperimentazione privilegiato. La casa coloniale diviene in tal senso un brillante, innovativo e “radicale” esercizio di metodo. Non può aspirare ad essere un prototipo universale, ma indica un procedimento capace di iterazione in quanto fondato sulla necessità di coniugare attenzione al luogo, tecniche innovative e funzionalità. Come ha giustamente rilevato Fulvio Irace, Piccinato realizza «un set cinematografico» dove possa svolgersi il teatro della vita mondana in colonia . Tuttavia, in maniera probabilmente consapevole, con questo progetto l’architetto veneto richiama questioni ben più complesse, che investono i temi dell’industria edilizia e di una modernità altra da quella nordeuropea, profilando un approccio metodologico generalizzante ma ben calato nella prassi costruttiva. Una casa razionalista, costruita per resistere al ghibli libico, emerge decontestualizzata dalla vegetazione dei giardini della Triennale milanese mostrando quella modernità che Gadda non avrebbe mai definito “gnucca”.
2021
9786078789283
Una domus moderna per il clima libico: Luigi Piccinato e la Casa coloniale alla V triennale milanese del 1933 / Maglio, A.. - (2021), pp. 219-249.
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