Nel pubblicare il suo trattato dedicato all'Arte della Guerra nel 1521 Machiavelli intese porre una lastra tombale sul secolo dei condottieri, sottolineando le carenze e le insidie di un sistema inefficiente e corrotto che aveva spianato la strada alle invasioni straniere. Nel suo contributo Francesco Storti sottopone a vaglio critico il giudizio espresso dal Segretario sulle armi italiane, mostrandone le falle e le contraddizioni motivate dalle finalità perspicuamente politiche ed etiche dell'opera, che poco o nulla avevano a che fare con la reale prassi guerresca, tanto quella contemporanea al Machiavelli quando la precedente. Un'impostazione politica e ideologica che, supportata dal ruolo assegnato al Segretario dalla storiografia storicista, ha conservato la sua forza per secoli, inibendo la ricerca e sostenendo una visione delle armi italiane del tardo-medioevo e del Rinascimento che continua ad essere accolta nonostante le nuove acquisizioni documentarie e le più recenti e accorte revisioni scientifiche.
Macchine ideologiche e revisionismo di un ceto deprecabile. Machiavelli di fronte alle "arti" della guerra (secoli XIV-XV) / Storti, Francesco. - (2022), pp. 17-33.
Macchine ideologiche e revisionismo di un ceto deprecabile. Machiavelli di fronte alle "arti" della guerra (secoli XIV-XV)
Francesco Storti
2022
Abstract
Nel pubblicare il suo trattato dedicato all'Arte della Guerra nel 1521 Machiavelli intese porre una lastra tombale sul secolo dei condottieri, sottolineando le carenze e le insidie di un sistema inefficiente e corrotto che aveva spianato la strada alle invasioni straniere. Nel suo contributo Francesco Storti sottopone a vaglio critico il giudizio espresso dal Segretario sulle armi italiane, mostrandone le falle e le contraddizioni motivate dalle finalità perspicuamente politiche ed etiche dell'opera, che poco o nulla avevano a che fare con la reale prassi guerresca, tanto quella contemporanea al Machiavelli quando la precedente. Un'impostazione politica e ideologica che, supportata dal ruolo assegnato al Segretario dalla storiografia storicista, ha conservato la sua forza per secoli, inibendo la ricerca e sostenendo una visione delle armi italiane del tardo-medioevo e del Rinascimento che continua ad essere accolta nonostante le nuove acquisizioni documentarie e le più recenti e accorte revisioni scientifiche.File | Dimensione | Formato | |
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