Alcuni filosofi del XX secolo hanno messo l’accento sul concetto di critica come chiave di comprensione del mondo moderno e dei processi che hanno contribuito alla costituzione della modernità. Inoltre, hanno cercato di individuare le condizioni per una critica trasformatrice dell’esistente. Tra questi si può considerare ad esempio Horkheimer, che, nei saggi pubblicati nel corso degli anni Trenta, presenta la teoria critica come un progetto multidisciplinare capace di mettere in luce le contraddizioni prodotte dall’economia di mercato su cui si basa il mondo moderno, con l’obiettivo di delineare la forma di una nuova società di individui liberi. Prima di Horkheimer, in Storia e Coscienza di classe (1923), Lukács ha analizzato la grande patologia del pensiero moderno, soprattutto dei grandi sistemi razionalisti. A suo avviso, la filosofia moderna è caratterizzata dal dualismo epistemologico e metafisico tra soggetto e oggetto (prima di Kant) e dalla barriera tra il fenomeno e la cosa in sé (con Kant). Tra i testi fondamentali che deve essere oggetto di particolare analisi va segnalata la Dialettica dell'Illuminismo (1944, 1947), il celebre libro nel quale Horkheimer e Adorno, che tendono a far coincidere il concetto di modernità con quello di illuminismo, esaminano l’ambivalenza della ragione moderna mostrando che se da un lato essa ha una funzione emancipatrice e liberatrice, dall’altro riduce la realtà nel suo insieme, compreso l’uomo, a oggetto di manipolazione e sfruttamento. Nella Dialettica negativa (1966), poi, respingendo la visione heideggeriana della tradizione filosofica e la de-concettualizzazione del pensiero, Adorno rinnova l’approccio di Kant, che ha saputo guardare alla ragione in modo critico: rivendica, dunque, la necessità di una riflessione critica della ragione su se stessa. La critica applicata alla modernità filosofica si manifesta nello sforzo di Adorno di trasformare il soggetto moderno e il rapporto che ha con l’oggetto: si tratta di assegnare il primato all’oggetto e fare in modo che il soggetto comprenda la sua autocoscienza come qualcosa d’altro rispetto alla pura auto-affermazione. A partire da queste problematiche – che indubbiamente possono essere arricchite dalla riflessione di altri autori novecenteschi (si considerino ad esempio alcuni testi e conferenze di Foucault, come Che cos’è la critica?, 1978) – questo ciclo seminariale si propone di articolare e di rispondere ad alcune questioni fondamentali per comprendere i rapporti tra il mondo moderno e la riflessione contemporanea: in che misura il concetto e la pratica della “critica” possono essere considerati come una chiave di lettura della modernità? Come si può rileggere il pensiero moderno analizzando lo strutturarsi di rapporti di dominio e di potere sulla base di una razionalità che è stata storicamente e geograficamente definita in Occidente fin dal XV secolo? È possibile individuare – come afferma Tosel in Études sur Marx (et Engels). Vers un communisme de la finitude (Paris, Kimé, 1996) – nel lungo discorso della modernità una persistente autocritica e un movimento autodistruttivo in cui ogni gesto critico sostituisce i precedenti proponendo una chiave di lettura che meglio corrisponde ai problemi mutevoli della storia e della società? Alla luce di tali questioni si tratta di individuare i nodi teorici delle possibili interpretazioni “critiche” dell’era moderna, che si focalizzano in particolare sull’ambiguità della nozione di progresso e sull’intreccio della ragione con il potere. Il ciclo di seminari proposto prosegue alcune attività del progetto "Modern Philosophy and Critical Theory in the Early Frankfurt School" (MO-SCHO), coordinato da Raffaele Carbone, avviato nel febbraio 2019 grazie a un finanziamento nell’ambito del programma STAR 2018 e giunto a conclusione il 24 novembre 2021. Il progetto MOSCHO si è proposto di ripensare la storia della filosofia moderna e la modernità attraverso le griglie di lettura e le analisi elaborate dagli studiosi che hanno animato l’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte a partire dagli anni ’30 (Horkheimer, Marcuse, Adorno) e da autori che hanno influenzato i loro lavori o con cui i “francofortesi” sono entrati in contatto (come Lukács e Ernst Bloch). Rispetto al precedente ciclo di seminari e alle attività del progetto MOSCHO la specificità di ciascun incontro seminariale di questo ciclo consisterà nell’analisi di un’opera filosofica del XX secolo che sviluppa una specifica visione “critica” della modernità o una particolare “genealogia” dei caratteri del moderno.

Genealogie della modernità: testi chiave e approcchi critici / Carbone, Raffaele. - (2022).

Genealogie della modernità: testi chiave e approcchi critici

Raffaele Carbone
2022

Abstract

Alcuni filosofi del XX secolo hanno messo l’accento sul concetto di critica come chiave di comprensione del mondo moderno e dei processi che hanno contribuito alla costituzione della modernità. Inoltre, hanno cercato di individuare le condizioni per una critica trasformatrice dell’esistente. Tra questi si può considerare ad esempio Horkheimer, che, nei saggi pubblicati nel corso degli anni Trenta, presenta la teoria critica come un progetto multidisciplinare capace di mettere in luce le contraddizioni prodotte dall’economia di mercato su cui si basa il mondo moderno, con l’obiettivo di delineare la forma di una nuova società di individui liberi. Prima di Horkheimer, in Storia e Coscienza di classe (1923), Lukács ha analizzato la grande patologia del pensiero moderno, soprattutto dei grandi sistemi razionalisti. A suo avviso, la filosofia moderna è caratterizzata dal dualismo epistemologico e metafisico tra soggetto e oggetto (prima di Kant) e dalla barriera tra il fenomeno e la cosa in sé (con Kant). Tra i testi fondamentali che deve essere oggetto di particolare analisi va segnalata la Dialettica dell'Illuminismo (1944, 1947), il celebre libro nel quale Horkheimer e Adorno, che tendono a far coincidere il concetto di modernità con quello di illuminismo, esaminano l’ambivalenza della ragione moderna mostrando che se da un lato essa ha una funzione emancipatrice e liberatrice, dall’altro riduce la realtà nel suo insieme, compreso l’uomo, a oggetto di manipolazione e sfruttamento. Nella Dialettica negativa (1966), poi, respingendo la visione heideggeriana della tradizione filosofica e la de-concettualizzazione del pensiero, Adorno rinnova l’approccio di Kant, che ha saputo guardare alla ragione in modo critico: rivendica, dunque, la necessità di una riflessione critica della ragione su se stessa. La critica applicata alla modernità filosofica si manifesta nello sforzo di Adorno di trasformare il soggetto moderno e il rapporto che ha con l’oggetto: si tratta di assegnare il primato all’oggetto e fare in modo che il soggetto comprenda la sua autocoscienza come qualcosa d’altro rispetto alla pura auto-affermazione. A partire da queste problematiche – che indubbiamente possono essere arricchite dalla riflessione di altri autori novecenteschi (si considerino ad esempio alcuni testi e conferenze di Foucault, come Che cos’è la critica?, 1978) – questo ciclo seminariale si propone di articolare e di rispondere ad alcune questioni fondamentali per comprendere i rapporti tra il mondo moderno e la riflessione contemporanea: in che misura il concetto e la pratica della “critica” possono essere considerati come una chiave di lettura della modernità? Come si può rileggere il pensiero moderno analizzando lo strutturarsi di rapporti di dominio e di potere sulla base di una razionalità che è stata storicamente e geograficamente definita in Occidente fin dal XV secolo? È possibile individuare – come afferma Tosel in Études sur Marx (et Engels). Vers un communisme de la finitude (Paris, Kimé, 1996) – nel lungo discorso della modernità una persistente autocritica e un movimento autodistruttivo in cui ogni gesto critico sostituisce i precedenti proponendo una chiave di lettura che meglio corrisponde ai problemi mutevoli della storia e della società? Alla luce di tali questioni si tratta di individuare i nodi teorici delle possibili interpretazioni “critiche” dell’era moderna, che si focalizzano in particolare sull’ambiguità della nozione di progresso e sull’intreccio della ragione con il potere. Il ciclo di seminari proposto prosegue alcune attività del progetto "Modern Philosophy and Critical Theory in the Early Frankfurt School" (MO-SCHO), coordinato da Raffaele Carbone, avviato nel febbraio 2019 grazie a un finanziamento nell’ambito del programma STAR 2018 e giunto a conclusione il 24 novembre 2021. Il progetto MOSCHO si è proposto di ripensare la storia della filosofia moderna e la modernità attraverso le griglie di lettura e le analisi elaborate dagli studiosi che hanno animato l’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte a partire dagli anni ’30 (Horkheimer, Marcuse, Adorno) e da autori che hanno influenzato i loro lavori o con cui i “francofortesi” sono entrati in contatto (come Lukács e Ernst Bloch). Rispetto al precedente ciclo di seminari e alle attività del progetto MOSCHO la specificità di ciascun incontro seminariale di questo ciclo consisterà nell’analisi di un’opera filosofica del XX secolo che sviluppa una specifica visione “critica” della modernità o una particolare “genealogia” dei caratteri del moderno.
2022
Genealogie della modernità: testi chiave e approcchi critici / Carbone, Raffaele. - (2022).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/884464
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