Il benessere delle società contemporanee sembra fondarsi su un sistema energetico in crisi poiché non più capace di garantire, in modo conveniente e costante, un adeguato flusso di energia. Le risorse oggi impiegate sono esauribili, inquinanti, localizzate in aree geopolitiche instabili e il modello organizzativo, accentrato e verticistico, è poco adatto agli scenari di incertezza contemporanei. Il sistema energetico vive un momento caotico strutturale e le soluzioni socio–tecniche individuate lo spingono verso una transizione in bilico tra opzioni conservative e innovative (idrocarburi non–convenzionali contro co–provision reticolare, ad esempio). Nel campo organizzativo energetico gli attori sociali supportano alternative differenti, condizionando le dinamiche di cambiamento, ed in tal senso la transizione appare come un processo conflittuale in cui si misurano discorsi e contro–discorsi sociali. Il tema del conflitto nella letteratura sulla transizione energetica non sembra però molto sviluppato anche quando è esaminato il ruolo della società civile. La protesta ambientalista sui temi energetici si rivolge spesso contro certe opzioni green, mettendole in discussione ed avanzando alternative in cui talora si ravvisano innovazioni sociali di rilievo. Pare pertanto plausibile considerare il conflitto come parte del processo di transizione energetica. In questo lavoro il contributo intende approfondire tale aspetto grazie ai risultati di una ricerca relativa ad una protesta in corso, sviluppatasi in Basilicata nel 2013, contro un progetto di centrale ibrida termodinamico–metano. La ricerca si avvale di una prospettiva analitica habermasiana utile a esaminare le dimensioni dello scontro come dialoghi pubblici.
Discorsi e controdiscorsi della transizione energetica / Scotti, Ivano. - (2016), pp. 43-59.
Discorsi e controdiscorsi della transizione energetica
Ivano Scotti
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2016
Abstract
Il benessere delle società contemporanee sembra fondarsi su un sistema energetico in crisi poiché non più capace di garantire, in modo conveniente e costante, un adeguato flusso di energia. Le risorse oggi impiegate sono esauribili, inquinanti, localizzate in aree geopolitiche instabili e il modello organizzativo, accentrato e verticistico, è poco adatto agli scenari di incertezza contemporanei. Il sistema energetico vive un momento caotico strutturale e le soluzioni socio–tecniche individuate lo spingono verso una transizione in bilico tra opzioni conservative e innovative (idrocarburi non–convenzionali contro co–provision reticolare, ad esempio). Nel campo organizzativo energetico gli attori sociali supportano alternative differenti, condizionando le dinamiche di cambiamento, ed in tal senso la transizione appare come un processo conflittuale in cui si misurano discorsi e contro–discorsi sociali. Il tema del conflitto nella letteratura sulla transizione energetica non sembra però molto sviluppato anche quando è esaminato il ruolo della società civile. La protesta ambientalista sui temi energetici si rivolge spesso contro certe opzioni green, mettendole in discussione ed avanzando alternative in cui talora si ravvisano innovazioni sociali di rilievo. Pare pertanto plausibile considerare il conflitto come parte del processo di transizione energetica. In questo lavoro il contributo intende approfondire tale aspetto grazie ai risultati di una ricerca relativa ad una protesta in corso, sviluppatasi in Basilicata nel 2013, contro un progetto di centrale ibrida termodinamico–metano. La ricerca si avvale di una prospettiva analitica habermasiana utile a esaminare le dimensioni dello scontro come dialoghi pubblici.File | Dimensione | Formato | |
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