I Cultural Studies hanno ormai evidenziato come l’identità individuale e collettiva si strutturi anche sulla base di macro-narrazioni condivise che generano complessi mosaici sociali. Le dinamiche che muovono queste narrazioni emergono ancora con maggior evidenza nei periodi di crisi di tali identità e in questo la Gran Bretagna degli ultimi anni non ha fatto certo eccezione. Da quando nel 2015 David Cameroon promosse il referendum che ha poi sancito l’uscita dell’isola dall’UE, due storie an- tagoniste, infatti, sono andate a confliggere nel racconto di una delle più grandi crisi che abbiano scosso la storia d’oltremanica. Se da una parte lo storytelling mediati- co e cronachistico di stampo populista fece leva sulle paure dell’opinione pubblica (con una ripresa della retorica sulla Gran Bretagna come roccaforte d’oltremare, alla mercé di terrorismo, flussi migratori e sanzioni europee), dall’altra molti intellettuali o esponenti del mondo dello spettacolo provarono invano a rintracciare e ricordare quanto la storia del paese fosse indissolubilmente ibridata con quella europea, anche a colpi di provocazioni intellettuali come quelle di Ian McEwan, o alle trovate più pop di attori come Hugh Grant. Lo scopo di tale impegno, talvolta semiserio nei toni, ma decisamente serio negli intenti, era infatti contrastare la manipolazione delle informazioni operata, come ha mostrato lo scandalo di Cambridge Analytica, dalla fazione referendaria per il leave. Il racconto della Brexit ha così a tal fine spesso as- sunto tinte tragicomiche, tipiche della satira che da sempre caratterizza il british hu- mor e i suoi innuendo, da una parte auto-ironizzando sui luoghi comuni dell’identità britannica, dall’altra denunciando con amarezza le tragiche conseguenze della crisi che ha portato a una scelta così radicale. Per comporre un quadro composito di come le narrazioni presentino questo tratto comune si propone un’analisi che si muove tra media diversi: dalla letteratura, con Auntumn di Ali Smith (2017), Middle England (2018) di Jonathan Coe e The Lie of the Land (2017) di Amanda Craig, al mockumen- tary Death to 2020, dalle tragicomiche serie on demand State of The Union (2019) e Years and Years (2019), all’irriverente testo March of the Lemmings: Brexit in Print and Performance 2016–2019 (2019) dello stand up comedian Stewart Lee.

Una terra di re e di clown che si agitano sulla scena del mondo: il racconto tragicomico della Brexit / Natale, Aureliana. - (2021), pp. 236-252.

Una terra di re e di clown che si agitano sulla scena del mondo: il racconto tragicomico della Brexit

Aureliana Natale
2021

Abstract

I Cultural Studies hanno ormai evidenziato come l’identità individuale e collettiva si strutturi anche sulla base di macro-narrazioni condivise che generano complessi mosaici sociali. Le dinamiche che muovono queste narrazioni emergono ancora con maggior evidenza nei periodi di crisi di tali identità e in questo la Gran Bretagna degli ultimi anni non ha fatto certo eccezione. Da quando nel 2015 David Cameroon promosse il referendum che ha poi sancito l’uscita dell’isola dall’UE, due storie an- tagoniste, infatti, sono andate a confliggere nel racconto di una delle più grandi crisi che abbiano scosso la storia d’oltremanica. Se da una parte lo storytelling mediati- co e cronachistico di stampo populista fece leva sulle paure dell’opinione pubblica (con una ripresa della retorica sulla Gran Bretagna come roccaforte d’oltremare, alla mercé di terrorismo, flussi migratori e sanzioni europee), dall’altra molti intellettuali o esponenti del mondo dello spettacolo provarono invano a rintracciare e ricordare quanto la storia del paese fosse indissolubilmente ibridata con quella europea, anche a colpi di provocazioni intellettuali come quelle di Ian McEwan, o alle trovate più pop di attori come Hugh Grant. Lo scopo di tale impegno, talvolta semiserio nei toni, ma decisamente serio negli intenti, era infatti contrastare la manipolazione delle informazioni operata, come ha mostrato lo scandalo di Cambridge Analytica, dalla fazione referendaria per il leave. Il racconto della Brexit ha così a tal fine spesso as- sunto tinte tragicomiche, tipiche della satira che da sempre caratterizza il british hu- mor e i suoi innuendo, da una parte auto-ironizzando sui luoghi comuni dell’identità britannica, dall’altra denunciando con amarezza le tragiche conseguenze della crisi che ha portato a una scelta così radicale. Per comporre un quadro composito di come le narrazioni presentino questo tratto comune si propone un’analisi che si muove tra media diversi: dalla letteratura, con Auntumn di Ali Smith (2017), Middle England (2018) di Jonathan Coe e The Lie of the Land (2017) di Amanda Craig, al mockumen- tary Death to 2020, dalle tragicomiche serie on demand State of The Union (2019) e Years and Years (2019), all’irriverente testo March of the Lemmings: Brexit in Print and Performance 2016–2019 (2019) dello stand up comedian Stewart Lee.
2021
978-88-6719-229-8
2724-5519
Una terra di re e di clown che si agitano sulla scena del mondo: il racconto tragicomico della Brexit / Natale, Aureliana. - (2021), pp. 236-252.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Una terra di re e di clown che si agitano sulla scena del mondo. Il racconto tragicomico della Brexit (2021).pdf

solo utenti autorizzati

Descrizione: Articolo in volume
Tipologia: Versione Editoriale (PDF)
Licenza: Accesso privato/ristretto
Dimensione 9.15 MB
Formato Adobe PDF
9.15 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/878957
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact