L’intuizione di una vita strutturata e sempre ulteriormente determinabile – vita abscondita – fa da filo conduttore concettuale per quell’indirizzo di pensiero ermeneutico che da Dilthey e la sua scuola si estende fino all’antropologia filosofica del Novecento. In particolare a Plessner si devono riflessioni originali: per lui l’insondabilità corrisponde alla capacità creativa dell’essere umano, che produce da sé le forme culturali da cui riceve senso la sua esistenza. Insondabilità della vita e creatività culturale sono due aspetti della stessa realtà. Viene da chiedersi in che rapporto sia questa concezione di una insondabile potenzialità umana con il più noto filone di pensiero ermeneutico che fa capo a Heidegger e Gadamer. Questi autori si sono opposti al modello di razionalità portato avanti dall’illuminismo e dalle scienze naturali e sociali, cui attribuiscono tutt’al più un valore tecnico-applicativo. La loro polemica nei confronti dell’illuminismo riecheggia in altre posizioni ermeneutiche: penso ad esempio agli allievi di Joachim Ritter, soprattutto a Odo Marquard, noto anche in Italia per le posizioni che combinano ermeneutica, scetticismo e conservatorismo politico. Considerando questo orientamento tradizionalistico del mainstream ermeneutico, parrebbe che anche il concetto di insondabilità vada a rinforzare un atteggiamento scettico nei confronti del progetto razionale della modernità. Nelle riflessioni che seguono cercherò di mostrare che la Lebensphilosophie di derivazione diltheyana si è orientata invece nel senso di una matura modernità, senza per questo rinunciare all’idea dell’autonomia, di cui Kant e l’illuminismo sono stati portatori. In questo senso, il concetto di insondabilità va inteso come uno strumento al servizio di un sapere critico.

Vita abscondita / Giammusso, Salvatore. - II:(2021), pp. 49-61.

Vita abscondita

Salvatore Giammusso
2021

Abstract

L’intuizione di una vita strutturata e sempre ulteriormente determinabile – vita abscondita – fa da filo conduttore concettuale per quell’indirizzo di pensiero ermeneutico che da Dilthey e la sua scuola si estende fino all’antropologia filosofica del Novecento. In particolare a Plessner si devono riflessioni originali: per lui l’insondabilità corrisponde alla capacità creativa dell’essere umano, che produce da sé le forme culturali da cui riceve senso la sua esistenza. Insondabilità della vita e creatività culturale sono due aspetti della stessa realtà. Viene da chiedersi in che rapporto sia questa concezione di una insondabile potenzialità umana con il più noto filone di pensiero ermeneutico che fa capo a Heidegger e Gadamer. Questi autori si sono opposti al modello di razionalità portato avanti dall’illuminismo e dalle scienze naturali e sociali, cui attribuiscono tutt’al più un valore tecnico-applicativo. La loro polemica nei confronti dell’illuminismo riecheggia in altre posizioni ermeneutiche: penso ad esempio agli allievi di Joachim Ritter, soprattutto a Odo Marquard, noto anche in Italia per le posizioni che combinano ermeneutica, scetticismo e conservatorismo politico. Considerando questo orientamento tradizionalistico del mainstream ermeneutico, parrebbe che anche il concetto di insondabilità vada a rinforzare un atteggiamento scettico nei confronti del progetto razionale della modernità. Nelle riflessioni che seguono cercherò di mostrare che la Lebensphilosophie di derivazione diltheyana si è orientata invece nel senso di una matura modernità, senza per questo rinunciare all’idea dell’autonomia, di cui Kant e l’illuminismo sono stati portatori. In questo senso, il concetto di insondabilità va inteso come uno strumento al servizio di un sapere critico.
2021
9788857580210
Vita abscondita / Giammusso, Salvatore. - II:(2021), pp. 49-61.
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