In questo articolo viene esaminata la tomba della regina Maria d'Ungheria (morta nel 1323) da un metodologicamente innovativo punto di vista, vale a dire il suo uso politico e diplomatico nel corso del Ventennio, in coincidenza con il restauro integrale del monastero in cui era custodita, cioè la chiesa di Donnaregina a Napoli. Eseguita intorno al 1325-1326 dallo scultore senese Tino di Camaino, si tratta di uno dei monumenti sepolcrali più famosi dell'Europa medievale. Le parti figurative del sarcofago furono concepite per dare particolare enfasi alla fecondità della regina, madre di molti figli, il primo dei quali (Carlo Martello) ereditò da lei la corona del Regno d'Ungheria, mentre il secondo (Luigi di Tolosa) fu santo nel 1317 e il terzo (Roberto d'Angiò) fu consacrato re di Napoli nel 1309. L'epigrafe frontale del monumento funerario aveva a sua volta lo scopo di sottolineare l'esistenza di Maria come figlia di un re (Stefano V d'Ungheria), moglie di un re (Carlo II d'Angiò) e madre di un re (Roberto). Proprio questi elementi di connessione tra il Regno di Napoli e il Regno d'Ungheria fecero sì che negli anni successivi al Trattato di Trianon (firmato a Parigi nel 1920), quando le opere d'arte assunsero la funzione di vettori privilegiati delle posizioni politiche dei diversi stati che vi avevano partecipato, anche la tomba di Maria d'Ungheria fu al centro di un nuovo interesse dagli evidenti risvolti propagandistici. L'articolo ricostruisce questa vicenda inedita attraverso la documentazione d'archivio relativa agli scambi diplomatici che intercorsero tra l'Italia di Mussolini e l'Ungheria dell'ammiraglio Horthy.

Arte medievale e diplomazia culturale italo-ungherese nel Ventennio fascista. Intorno alla tomba di Maria d’Ungheria a Napoli / Lucherini, V.. - In: ROMISCHES JAHRBUCH DER BIBLIOTHECA HERTZIANA. - ISSN 0940-7855. - 44:(2020), pp. 407-447.

Arte medievale e diplomazia culturale italo-ungherese nel Ventennio fascista. Intorno alla tomba di Maria d’Ungheria a Napoli

V. Lucherini
2020

Abstract

In questo articolo viene esaminata la tomba della regina Maria d'Ungheria (morta nel 1323) da un metodologicamente innovativo punto di vista, vale a dire il suo uso politico e diplomatico nel corso del Ventennio, in coincidenza con il restauro integrale del monastero in cui era custodita, cioè la chiesa di Donnaregina a Napoli. Eseguita intorno al 1325-1326 dallo scultore senese Tino di Camaino, si tratta di uno dei monumenti sepolcrali più famosi dell'Europa medievale. Le parti figurative del sarcofago furono concepite per dare particolare enfasi alla fecondità della regina, madre di molti figli, il primo dei quali (Carlo Martello) ereditò da lei la corona del Regno d'Ungheria, mentre il secondo (Luigi di Tolosa) fu santo nel 1317 e il terzo (Roberto d'Angiò) fu consacrato re di Napoli nel 1309. L'epigrafe frontale del monumento funerario aveva a sua volta lo scopo di sottolineare l'esistenza di Maria come figlia di un re (Stefano V d'Ungheria), moglie di un re (Carlo II d'Angiò) e madre di un re (Roberto). Proprio questi elementi di connessione tra il Regno di Napoli e il Regno d'Ungheria fecero sì che negli anni successivi al Trattato di Trianon (firmato a Parigi nel 1920), quando le opere d'arte assunsero la funzione di vettori privilegiati delle posizioni politiche dei diversi stati che vi avevano partecipato, anche la tomba di Maria d'Ungheria fu al centro di un nuovo interesse dagli evidenti risvolti propagandistici. L'articolo ricostruisce questa vicenda inedita attraverso la documentazione d'archivio relativa agli scambi diplomatici che intercorsero tra l'Italia di Mussolini e l'Ungheria dell'ammiraglio Horthy.
2020
Arte medievale e diplomazia culturale italo-ungherese nel Ventennio fascista. Intorno alla tomba di Maria d’Ungheria a Napoli / Lucherini, V.. - In: ROMISCHES JAHRBUCH DER BIBLIOTHECA HERTZIANA. - ISSN 0940-7855. - 44:(2020), pp. 407-447.
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