La natura coercitiva della collaborazione processuale

Con la tecnica premiale l’inquisizione si fa soave, il condannato che collabora diviene cooperatore attivo nella ricerca processuale, sotto la sollecitazione di stimoli adeguati. Tuttavia, questa ‘spinta’ mostra la debolezza dello Stato proprio sul versante della repressione delle forme più gravi di criminalità, affievolendo l’onere della prova in capo all’accusa nel contesto di paradigmi processuali di tipo transattivo. E se i premi e le promesse sono strumenti di persuasione meno violenti della tortura, resta il tratto comune: per un verso, la capacità di condizionare la coscienza e la volontà, per altro verso, lo sprone a deposizioni interessate, non autentiche, e a chiamate di correo spesso calunniose. Agli occhi del giurista non sfugge lo svilimento della presunzione di non colpevolezza, né passano inosservati gli innocenti condannati, sebbene non facciano notizia .