Nel complesso della raccolta degli Epigrammata del Sannazaro significativi elementi paesaggistici sono presenti solo nelle due saffiche liminari poste in apertura del primo e del secondo libro e dedicate al re Federico, di cui da amico fedele volle condividere il destino di esule, e nelle tre saffiche dedicate all’interno del secondo libro a San Nazario, che il poeta considerava non solo il santo eponimo della sua famiglia, ma quasi come una sorta di alter ego, ed al cui destino accomunava per certi tratti il proprio. In tali componimenti, tuttavia, le notazioni paesaggistiche sono limitate alla rappresentazione di singole sfaccettature di Mergellina ed hanno un valore poetologico, che per un verso riconducono l’ispirazione del Sannazaro nel solco della tradizione fondata dal suo maestro Pontano, il grande teorizzatore del rinnovamento poetico nell’ambito della cultura aragonese, ma d’altra parte ne affermano l’originalità e l’autonomia nella codifica del simbolo di quella ninfa Mergellina, che fungeva per il poeta da Musa ispiratrice, così come per il Pontano lo era stata la ninfa Antiniana, ambedue ninfe eponime di un fondo e di una villa, in cui i due poeti si riconoscevano e si identificavano. È come se il Sannazaro avesse voluto, così, in prima persona definire l’identificazione della propria poesia con la spazialità di Mergellina, istituire la sua sede privilegiata proprio in quel fondo e in quella villa, lasciando ai posteri, oltre alla sua poesia, un luogo preciso che potesse evocare anche la sua memoria.

Notazioni paesaggistiche negli 'Epigrammaton libri tres' di Iacopo Sannazaro / Germano, Giuseppe. - (2021). (Intervento presentato al convegno Convegno Internazionale di Studi in memoria di Marco Santagata: Iacopo Sannazaro tra latino e volgare tenutosi a Pisa nel 8-9 luglio 021).

Notazioni paesaggistiche negli 'Epigrammaton libri tres' di Iacopo Sannazaro

Giuseppe Germano
2021

Abstract

Nel complesso della raccolta degli Epigrammata del Sannazaro significativi elementi paesaggistici sono presenti solo nelle due saffiche liminari poste in apertura del primo e del secondo libro e dedicate al re Federico, di cui da amico fedele volle condividere il destino di esule, e nelle tre saffiche dedicate all’interno del secondo libro a San Nazario, che il poeta considerava non solo il santo eponimo della sua famiglia, ma quasi come una sorta di alter ego, ed al cui destino accomunava per certi tratti il proprio. In tali componimenti, tuttavia, le notazioni paesaggistiche sono limitate alla rappresentazione di singole sfaccettature di Mergellina ed hanno un valore poetologico, che per un verso riconducono l’ispirazione del Sannazaro nel solco della tradizione fondata dal suo maestro Pontano, il grande teorizzatore del rinnovamento poetico nell’ambito della cultura aragonese, ma d’altra parte ne affermano l’originalità e l’autonomia nella codifica del simbolo di quella ninfa Mergellina, che fungeva per il poeta da Musa ispiratrice, così come per il Pontano lo era stata la ninfa Antiniana, ambedue ninfe eponime di un fondo e di una villa, in cui i due poeti si riconoscevano e si identificavano. È come se il Sannazaro avesse voluto, così, in prima persona definire l’identificazione della propria poesia con la spazialità di Mergellina, istituire la sua sede privilegiata proprio in quel fondo e in quella villa, lasciando ai posteri, oltre alla sua poesia, un luogo preciso che potesse evocare anche la sua memoria.
2021
Notazioni paesaggistiche negli 'Epigrammaton libri tres' di Iacopo Sannazaro / Germano, Giuseppe. - (2021). (Intervento presentato al convegno Convegno Internazionale di Studi in memoria di Marco Santagata: Iacopo Sannazaro tra latino e volgare tenutosi a Pisa nel 8-9 luglio 021).
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