L’analisi quantitativa e qualitativa della corruzione in Italia e nel Mondo richiede l’utilizzo di misure precise e affidabili per fornire un fondamento empirico alle indagini sulla sua crescita, riduzione ed eventuali cause ed effetti del fenomeno, specie se l’osservazione si riduce a scala nazionale o dei singoli contesti locali (Dimant - Schulte, 2016, pp. 53-72). La sua performance, inoltre, risente delle politiche di contrasto realizzate e dell’ambiente sociale, il che conferisce al fenomeno anche aspetti particolari. Ecco perché occorrono misure adeguate per comprendere il peso relativo dei fattori che possono influenzare il livello di corruzione e spiegare l’influenza che esso assume sull’economia del paese o su particolari aree territoriali. Se quindi è necessaria una corretta informazione sugli indicatori di varia natura usati, anche in chiave comparata, per descrivere il fenomeno, è pur vero che siamo ancora lontani dal disporne di fondati per accertare sia il rischio che la corruzione si verifichi in alcune aree piuttosto che altre, sia che essa sia consumata in settori particolari, sia infine che il contrasto possa affidarsi a particolari strategie così efficaci da poter innalzare un livello di consapevolezza tale nell’opinione pubblica del peso della corruzione da tenere lontane categorie di amministratori, soggetti economici, politici e funzionari pubblici (Giacalone, 2009). Sappiamo che la corruzione è un fenomeno multidimensionale e, in quanto tale, assume una diversa connotazione a seconda che sia il giurista, piuttosto che il sociologo o l’economista, ad esaminarlo. Una definizione di corruzione legata o meno alle specifiche fattispecie giuridiche rappresenta un problema di non facile soluzione perché implica il riferimento a misure di diversa natura: soggettive (o di percezione) oppure oggettive (o esperienziali, giudiziarie come: denunce, sentenze penali e contabili), nonché i divari che spesso esistono tra queste. Per cui, fare riferimento alla corruzione nella sua accezione più ampia come deviazione comportamentale rispetto alle regole vigenti in cambio di una ricompensa o della promessa di essa è sicuramente altra cosa che fare riferimento alle specifiche fattispecie giuridiche del nostro ordinamento (Corica - Scaglione, 2019, pp. 469-478). Analizzare, quindi, i diversi metodi di misurazione della corruzione richiede che sia presupposta la definizione e si distinguano gli indicatori di corruzione percepita da quella esperienziale. Le fonti basate su aspetti soggettivi del fenomeno sono quelle di Transparency International che, non tengono conto degli aspetti oggettivi, infatti esse risultano viziate da una discrezionalità inevitabile quando si considerano aspetti molto personali come la percezione. Invece, le tabelle, che vedremo riportate nei paragrafi successivi, essendo basate sui reati del codice di procedura penale sono oggettive ma presentano come unico limite il fatto che esse misurano aspetti molto vicini alla corruzione ma non la corruzione in sé. Nell’ambito della corruzione molto importante è il concetto di lobbying ovvero le attività di gruppi organizzati o dei loro rappresentanti volte ad influenzare le decisioni pubbliche. Esso è un fenomeno estremamente diffuso ma al tempo stesso difficile da conoscere. Nonostante il lobbying sia parte integrante di una sana democrazia, la mancanza di regolazione comporta che gli interessi di chi ha maggiori risorse e conoscenze prevalgono sugli interessi della collettività. Il tema delle lobbies, già da alcuni anni al centro del dibattito pubblico, ha finito per occupare una posizione di primo piano nelle politiche anticorruzione, in quanto snodo significativo nel labile confine tra lobbying lecito e traffico di influenze (illecito). Altra importante distinzione è quella tra corruzione politico-amministrativa e le altre forme di cui si rendono responsabili il pubblico ufficiale, il privato, il soggetto politico e quello economico. Anche se è comune il conseguimento di benefici personali, il potere discrezionale di allocare le risorse e di applicare le regole, è evidente che i partecipanti al patto corruttivo presuppongono sempre più bassa la probabilità di essere scoperti, perseguiti e puniti rispetto al risultato (Rose-Ackerman, 1975, pp. 187-203). Sebbene le misure giudiziarie facciano specifico riferimento alle fattispecie dei reati contro la pubblica amministrazione in cui si manifesta un abuso di potere da parte di un agente pubblico al fine di indurre intenzionalmente delle distorsioni nell’attuazione di regole o leggi in cambio di una ricompensa effettiva, promessa o attesa, la corruzione amministrativa spesso si dispiega in rivoli normativi che ne attenuano la portata. La misurazione della corruzione è, dunque, una questione metodologica complessa soggetta a numerosi ostacoli: difficoltà di definizione, carenza di dati oggettivi nonché errori di misura. La ricerca quantitativa in materia ha fatto notevoli progressi negli ultimi vent’anni ma ulteriori sviluppi in tema di misurazione della corruzione si indirizzano verso un approccio multi-angolare finalizzato a combinare micro e macro dati in un processo di interazione tra le misure soggettive e oggettive. Nessuno dei diversi metodi di misurazione della corruzione attualmente disponibili, singolarmente, si rivela pienamente soddisfacente e privo di problemi concettuali o statistici (Carloni, 2017, pp. 445-466). La scelta della misura da utilizzare dipende sostanzialmente dal tipo di analisi che si intende effettuare. Nel presente capitolo verranno analizzate le principali fonti statistiche sulla corruzione, in particolare nel paragrafo 8.1 vengono analizzati i dati sulla corruzione nel mondo considerando le fonti Eurispes e Transparency International che fanno riferimento all’indice di percezione della corruzione CPI (Corruption Perceptions Index), quest’ultimo è stato pubblicato per la prima volta nel 1995 come indicatore composito, ed è utilizzato per misurare la percezione della corruzione nel settore pubblico in diversi Paesi di tutto il mondo (De Nicola Gargano, 2010). Nel paragrafo 8.2 esamineremo le principali fonti (Istat e Formez) riguardanti il fenomeno della corruzione in ambito nazionale. Infine, nel paragrafo 8.4 si evidenzieranno i dati del Piano Triennale di prevenzione della corruzione della Campania 2020- 2022 che sottolineano la forte presenza del fenomeno analizzato nella regione.

Misurare la corruzione: fonti e limiti degli indicatori / Giacalone, Massimiliano. - (2020), pp. 217-246.

Misurare la corruzione: fonti e limiti degli indicatori

Giacalone Massimiliano
2020

Abstract

L’analisi quantitativa e qualitativa della corruzione in Italia e nel Mondo richiede l’utilizzo di misure precise e affidabili per fornire un fondamento empirico alle indagini sulla sua crescita, riduzione ed eventuali cause ed effetti del fenomeno, specie se l’osservazione si riduce a scala nazionale o dei singoli contesti locali (Dimant - Schulte, 2016, pp. 53-72). La sua performance, inoltre, risente delle politiche di contrasto realizzate e dell’ambiente sociale, il che conferisce al fenomeno anche aspetti particolari. Ecco perché occorrono misure adeguate per comprendere il peso relativo dei fattori che possono influenzare il livello di corruzione e spiegare l’influenza che esso assume sull’economia del paese o su particolari aree territoriali. Se quindi è necessaria una corretta informazione sugli indicatori di varia natura usati, anche in chiave comparata, per descrivere il fenomeno, è pur vero che siamo ancora lontani dal disporne di fondati per accertare sia il rischio che la corruzione si verifichi in alcune aree piuttosto che altre, sia che essa sia consumata in settori particolari, sia infine che il contrasto possa affidarsi a particolari strategie così efficaci da poter innalzare un livello di consapevolezza tale nell’opinione pubblica del peso della corruzione da tenere lontane categorie di amministratori, soggetti economici, politici e funzionari pubblici (Giacalone, 2009). Sappiamo che la corruzione è un fenomeno multidimensionale e, in quanto tale, assume una diversa connotazione a seconda che sia il giurista, piuttosto che il sociologo o l’economista, ad esaminarlo. Una definizione di corruzione legata o meno alle specifiche fattispecie giuridiche rappresenta un problema di non facile soluzione perché implica il riferimento a misure di diversa natura: soggettive (o di percezione) oppure oggettive (o esperienziali, giudiziarie come: denunce, sentenze penali e contabili), nonché i divari che spesso esistono tra queste. Per cui, fare riferimento alla corruzione nella sua accezione più ampia come deviazione comportamentale rispetto alle regole vigenti in cambio di una ricompensa o della promessa di essa è sicuramente altra cosa che fare riferimento alle specifiche fattispecie giuridiche del nostro ordinamento (Corica - Scaglione, 2019, pp. 469-478). Analizzare, quindi, i diversi metodi di misurazione della corruzione richiede che sia presupposta la definizione e si distinguano gli indicatori di corruzione percepita da quella esperienziale. Le fonti basate su aspetti soggettivi del fenomeno sono quelle di Transparency International che, non tengono conto degli aspetti oggettivi, infatti esse risultano viziate da una discrezionalità inevitabile quando si considerano aspetti molto personali come la percezione. Invece, le tabelle, che vedremo riportate nei paragrafi successivi, essendo basate sui reati del codice di procedura penale sono oggettive ma presentano come unico limite il fatto che esse misurano aspetti molto vicini alla corruzione ma non la corruzione in sé. Nell’ambito della corruzione molto importante è il concetto di lobbying ovvero le attività di gruppi organizzati o dei loro rappresentanti volte ad influenzare le decisioni pubbliche. Esso è un fenomeno estremamente diffuso ma al tempo stesso difficile da conoscere. Nonostante il lobbying sia parte integrante di una sana democrazia, la mancanza di regolazione comporta che gli interessi di chi ha maggiori risorse e conoscenze prevalgono sugli interessi della collettività. Il tema delle lobbies, già da alcuni anni al centro del dibattito pubblico, ha finito per occupare una posizione di primo piano nelle politiche anticorruzione, in quanto snodo significativo nel labile confine tra lobbying lecito e traffico di influenze (illecito). Altra importante distinzione è quella tra corruzione politico-amministrativa e le altre forme di cui si rendono responsabili il pubblico ufficiale, il privato, il soggetto politico e quello economico. Anche se è comune il conseguimento di benefici personali, il potere discrezionale di allocare le risorse e di applicare le regole, è evidente che i partecipanti al patto corruttivo presuppongono sempre più bassa la probabilità di essere scoperti, perseguiti e puniti rispetto al risultato (Rose-Ackerman, 1975, pp. 187-203). Sebbene le misure giudiziarie facciano specifico riferimento alle fattispecie dei reati contro la pubblica amministrazione in cui si manifesta un abuso di potere da parte di un agente pubblico al fine di indurre intenzionalmente delle distorsioni nell’attuazione di regole o leggi in cambio di una ricompensa effettiva, promessa o attesa, la corruzione amministrativa spesso si dispiega in rivoli normativi che ne attenuano la portata. La misurazione della corruzione è, dunque, una questione metodologica complessa soggetta a numerosi ostacoli: difficoltà di definizione, carenza di dati oggettivi nonché errori di misura. La ricerca quantitativa in materia ha fatto notevoli progressi negli ultimi vent’anni ma ulteriori sviluppi in tema di misurazione della corruzione si indirizzano verso un approccio multi-angolare finalizzato a combinare micro e macro dati in un processo di interazione tra le misure soggettive e oggettive. Nessuno dei diversi metodi di misurazione della corruzione attualmente disponibili, singolarmente, si rivela pienamente soddisfacente e privo di problemi concettuali o statistici (Carloni, 2017, pp. 445-466). La scelta della misura da utilizzare dipende sostanzialmente dal tipo di analisi che si intende effettuare. Nel presente capitolo verranno analizzate le principali fonti statistiche sulla corruzione, in particolare nel paragrafo 8.1 vengono analizzati i dati sulla corruzione nel mondo considerando le fonti Eurispes e Transparency International che fanno riferimento all’indice di percezione della corruzione CPI (Corruption Perceptions Index), quest’ultimo è stato pubblicato per la prima volta nel 1995 come indicatore composito, ed è utilizzato per misurare la percezione della corruzione nel settore pubblico in diversi Paesi di tutto il mondo (De Nicola Gargano, 2010). Nel paragrafo 8.2 esamineremo le principali fonti (Istat e Formez) riguardanti il fenomeno della corruzione in ambito nazionale. Infine, nel paragrafo 8.4 si evidenzieranno i dati del Piano Triennale di prevenzione della corruzione della Campania 2020- 2022 che sottolineano la forte presenza del fenomeno analizzato nella regione.
2020
978-88-6887-096-6
Misurare la corruzione: fonti e limiti degli indicatori / Giacalone, Massimiliano. - (2020), pp. 217-246.
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