In occasione del cinquantenario del Sessantotto si è definito un trend revisionista che ha proposto un ripensamento delle istanze emergenti in questo complesso momento storico, individuandone la spinta di fondo in un freudiano “principio di piacere” ed in una nietzschiana “volontà di potenza” e decretandone in blocco la damnatio memoriae. Le summenzionate critiche sono, nondimeno, riduttive e parziali in quanto, da diverse angolature e in modo pregiudiziale, evidenziano solo le derive di un momento storico, che albergava invece, al suo interno, tutte le potenzialità di crescita derivanti dal lucido riferimento ad un “principio di realtà” e ad una istanza di cambiamento razionalmente orientata, progettuale, propositiva, prospettica. Questa istanza ha rappresentato l’autentica potenzialità educativa di un periodo storico che, con tutti i suoi limiti ha avuto il merito di porre la nostra società faccia a faccia con le proprie contraddizioni e con le proprie arretratezze e storture, mobilizzando energie, idee, progetti, in funzione di una utopia realizzabile e sostenibile, nonostante una serie di contraddizioni e soprattutto di occasioni perdute. Il fatto che dal punto di vista educativo e socio-politico non si sia poi dato il via ad un “autentico processo di elaborazione della funzione sociale della scuola e dell’università” sorto nel Sessantotto induce, alla luce del “principio di ragione” e del “principio di realtà”, ad impegnarci oggi nel ripensamento critico di strutture sociali, istituzioni e modelli culturali nella consapevolezza delle loro matrici storiche e delle loro potenzialità di trasformazione, per un autentico sviluppo sociale.
Il Sessantotto tra “principio di piacere”, “Principio di ragione” e “principio di realta’”: una lettura pedagogica / Striano, Maura. - 218:(2020), pp. 165-194.
Il Sessantotto tra “principio di piacere”, “Principio di ragione” e “principio di realta’”: una lettura pedagogica
Striano maura
2020
Abstract
In occasione del cinquantenario del Sessantotto si è definito un trend revisionista che ha proposto un ripensamento delle istanze emergenti in questo complesso momento storico, individuandone la spinta di fondo in un freudiano “principio di piacere” ed in una nietzschiana “volontà di potenza” e decretandone in blocco la damnatio memoriae. Le summenzionate critiche sono, nondimeno, riduttive e parziali in quanto, da diverse angolature e in modo pregiudiziale, evidenziano solo le derive di un momento storico, che albergava invece, al suo interno, tutte le potenzialità di crescita derivanti dal lucido riferimento ad un “principio di realtà” e ad una istanza di cambiamento razionalmente orientata, progettuale, propositiva, prospettica. Questa istanza ha rappresentato l’autentica potenzialità educativa di un periodo storico che, con tutti i suoi limiti ha avuto il merito di porre la nostra società faccia a faccia con le proprie contraddizioni e con le proprie arretratezze e storture, mobilizzando energie, idee, progetti, in funzione di una utopia realizzabile e sostenibile, nonostante una serie di contraddizioni e soprattutto di occasioni perdute. Il fatto che dal punto di vista educativo e socio-politico non si sia poi dato il via ad un “autentico processo di elaborazione della funzione sociale della scuola e dell’università” sorto nel Sessantotto induce, alla luce del “principio di ragione” e del “principio di realtà”, ad impegnarci oggi nel ripensamento critico di strutture sociali, istituzioni e modelli culturali nella consapevolezza delle loro matrici storiche e delle loro potenzialità di trasformazione, per un autentico sviluppo sociale.File | Dimensione | Formato | |
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