La legislazione d'emergenza e il diritto giurisprudenziale hanno modificato le finalità, la giustificazione e le forme del processo. La tensione alla plasmabilità ed alla liquidità delle forme ha elevato a canoni di orientamento l'offensività e il pregiudizio effettivo, svuotando di significato il principio del giusto processo regolato dalla legge. Opzioni di politica criminale sono state riversate nel processo, determinando l'erosione delle garanzie a tutela dei diritti fondamentali con operazioni intrasistemiche e cioè attraverso relazioni tra concetti e categorie, armonizzate sulla base di un deludente criterio teleologico: il fine giustifica i mezzi. Da qui la permeabilità del diritto processuale penale ad influssi poco compatibili con tradizioni ordinamentali sudoccidentali da stato di diritto. Ad oggi, tra i tanti, l'effetto visibile è l'inadeguatezza delle procedure - così come rimaneggiate - a costituire spazi d'impronta accusatoria. Non sorprende, poi, l'affievolimento della funzione del giudice delle leggi come garante sostanziale dell'ordine costituzionale, che è la conseguenza finale di una questione che ha origini parecchio più complesse. Il riferimento è alla recente pronuncia di inammissibilità (sent. 219/2019), con la quale la Corte costituzionale si è limitata ad avallare la ricostruzione delle Sezioni unite in tema di inutilizzabilità degli atti che riporta in vita antichi residui del sistema probatorio, delineato dal codice di rito del 1930. Così ritorna l'attualità della querelle sul brocardo male captum bene retentum. Da qui l'interrogativo se la disposizione dell'art. 191 co.1 c.p.p. descriva l'ambito di attività della sanzione con riguardo alle sole prove acquisite in violazione delle norme processuali o si estenda pure alle prove conseguenti ad attività compiute in dispregio dei fondamentali diritti della persona, tutelati in via, non mediata, dalla Costituzione.

La funzione dissuasiva del processo penale nel relativismo delle tecniche di bilanciamento / Iasevoli, C.. - (2020), pp. 326-362.

La funzione dissuasiva del processo penale nel relativismo delle tecniche di bilanciamento

C. Iasevoli
2020

Abstract

La legislazione d'emergenza e il diritto giurisprudenziale hanno modificato le finalità, la giustificazione e le forme del processo. La tensione alla plasmabilità ed alla liquidità delle forme ha elevato a canoni di orientamento l'offensività e il pregiudizio effettivo, svuotando di significato il principio del giusto processo regolato dalla legge. Opzioni di politica criminale sono state riversate nel processo, determinando l'erosione delle garanzie a tutela dei diritti fondamentali con operazioni intrasistemiche e cioè attraverso relazioni tra concetti e categorie, armonizzate sulla base di un deludente criterio teleologico: il fine giustifica i mezzi. Da qui la permeabilità del diritto processuale penale ad influssi poco compatibili con tradizioni ordinamentali sudoccidentali da stato di diritto. Ad oggi, tra i tanti, l'effetto visibile è l'inadeguatezza delle procedure - così come rimaneggiate - a costituire spazi d'impronta accusatoria. Non sorprende, poi, l'affievolimento della funzione del giudice delle leggi come garante sostanziale dell'ordine costituzionale, che è la conseguenza finale di una questione che ha origini parecchio più complesse. Il riferimento è alla recente pronuncia di inammissibilità (sent. 219/2019), con la quale la Corte costituzionale si è limitata ad avallare la ricostruzione delle Sezioni unite in tema di inutilizzabilità degli atti che riporta in vita antichi residui del sistema probatorio, delineato dal codice di rito del 1930. Così ritorna l'attualità della querelle sul brocardo male captum bene retentum. Da qui l'interrogativo se la disposizione dell'art. 191 co.1 c.p.p. descriva l'ambito di attività della sanzione con riguardo alle sole prove acquisite in violazione delle norme processuali o si estenda pure alle prove conseguenti ad attività compiute in dispregio dei fondamentali diritti della persona, tutelati in via, non mediata, dalla Costituzione.
2020
978-88-495-4460-2
La funzione dissuasiva del processo penale nel relativismo delle tecniche di bilanciamento / Iasevoli, C.. - (2020), pp. 326-362.
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