Un paesaggio di rovine che si sgretola e scompare, ma piano, pianissimo, come una lenta ma irreversibile agonia, è il luogo raccontato, ne La dismissione di Ermanno Rea (2002), da Vincenzo Buonocore, l’operaio aveva lavorato tutta la vita all’Ilva di Bagnoli e ora ne sovrintendeva lo smantellamento. La chiusura del complesso siderurgico coincide con la scomparsa di un’idea di città e con la perdita di una realtà sociale e produttiva oggi affidata a monchi frammenti di macchine che, nelle parole amaramente ironiche di Vincenzo, «resteranno là dove sono, testimonianza a futura memoria (come l’altoforno e l’acciaieria) con il titolo di “archeologia industriale”: qui c’era una volta una fabbrica, anzi, LA FABBRICA» (E. Rea, La dismissione). Registrando la documentazione presso l’Archivio Italsider di Bagnoli, il contributo è incentrato su due drastiche trasformazioni del paesaggio occidentale di Napoli, la prima legata alla costruzione dell’Ilva di Bagnoli nel 1910 e l’altra, ugualmente violenta, alla sua dismissione nel 1996 causa di un abbandono urbano e sociale tuttora irrisolto, non essendo mai stato compiuta la riqualificazione urbana programmata dal Consiglio Comunale. In seguito alla dismissione, quel groviglio di macchine ed edifici fumanti innervato sulla terra e proteso verso il mare, veniva gradualmente a ridursi a un insieme di macchine sventrate che appaiono come silenziose, isolate e gigantesche sculture di ferro, ruggine e cemento, con l’Altoforno spogliato del suo involucro, l’Acciaieria svuotata e frammenti di impianti conservati, ma ormai muti frammenti di un paesaggio ormai vacuo.

"Ferropoli" e il paesaggio occidentale di Napoli / DI LIELLO, Salvatore. - In: ARCHISTOR. - ISSN 2384-8898. - (2020), pp. 568-591. [10.14633/AHR235]

"Ferropoli" e il paesaggio occidentale di Napoli

Salvatore Di Liello
2020

Abstract

Un paesaggio di rovine che si sgretola e scompare, ma piano, pianissimo, come una lenta ma irreversibile agonia, è il luogo raccontato, ne La dismissione di Ermanno Rea (2002), da Vincenzo Buonocore, l’operaio aveva lavorato tutta la vita all’Ilva di Bagnoli e ora ne sovrintendeva lo smantellamento. La chiusura del complesso siderurgico coincide con la scomparsa di un’idea di città e con la perdita di una realtà sociale e produttiva oggi affidata a monchi frammenti di macchine che, nelle parole amaramente ironiche di Vincenzo, «resteranno là dove sono, testimonianza a futura memoria (come l’altoforno e l’acciaieria) con il titolo di “archeologia industriale”: qui c’era una volta una fabbrica, anzi, LA FABBRICA» (E. Rea, La dismissione). Registrando la documentazione presso l’Archivio Italsider di Bagnoli, il contributo è incentrato su due drastiche trasformazioni del paesaggio occidentale di Napoli, la prima legata alla costruzione dell’Ilva di Bagnoli nel 1910 e l’altra, ugualmente violenta, alla sua dismissione nel 1996 causa di un abbandono urbano e sociale tuttora irrisolto, non essendo mai stato compiuta la riqualificazione urbana programmata dal Consiglio Comunale. In seguito alla dismissione, quel groviglio di macchine ed edifici fumanti innervato sulla terra e proteso verso il mare, veniva gradualmente a ridursi a un insieme di macchine sventrate che appaiono come silenziose, isolate e gigantesche sculture di ferro, ruggine e cemento, con l’Altoforno spogliato del suo involucro, l’Acciaieria svuotata e frammenti di impianti conservati, ma ormai muti frammenti di un paesaggio ormai vacuo.
2020
"Ferropoli" e il paesaggio occidentale di Napoli / DI LIELLO, Salvatore. - In: ARCHISTOR. - ISSN 2384-8898. - (2020), pp. 568-591. [10.14633/AHR235]
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