Il contributo si inserisce nel volume "L'Apocalisse Immaginaria: scenari della comunicazione fra analogico e digitale" ed analizza le nuove narrative del disastro atomico, più caratterizzate in senso psicologico ed esistenziale, un repertorio che ha trovato il suo massimo compimento in tutta quella produzione artistica, animata e mangaesque, soprattutto di matrice giapponese, stagliata su una city-decadence, i cui luoghi cyberpunk e virtuali, rimandano a spazi mortiferi da gestire anche solipsisticamente, ripiegati in possibili intersezioni di una “realtà” allucinata, persino, favolistica, ma sostanzialmente “finta”. Sono gli anni della fine della contestazione "classica", e dell’emergere di élite senzienti e non che trasfigurano, brutalmente, all’esterno, sul proprio “habitus”, riconfigurazioni di una possibile conformità o dissidenza. Allo stesso modo, questo sub-strato immaginifico, diviene il portato attraverso cui si ri-configurano “resistenze simboliche” di giovani e di adulti infantilizzati, come li chiamerebbe Bruckner, dando vita ad inediti modelli di comportamento, che si “organizzano” mediante peculiari stili di vita, caratterizzati da una crisi apocalittica perenne, globale ed intimista, letta più come una risorsa che come rischio sociale, di cui i meccanismi di consumo tipici, concorrono a strutturare una vaga, instabile seppur plurima, cornice identitaria, senza fissa dimora.
I racconti della fine del mondo / Calia, Raffaella Monia. - (2019), pp. 124-158.
I racconti della fine del mondo
CALIA, Raffaella Monia
2019
Abstract
Il contributo si inserisce nel volume "L'Apocalisse Immaginaria: scenari della comunicazione fra analogico e digitale" ed analizza le nuove narrative del disastro atomico, più caratterizzate in senso psicologico ed esistenziale, un repertorio che ha trovato il suo massimo compimento in tutta quella produzione artistica, animata e mangaesque, soprattutto di matrice giapponese, stagliata su una city-decadence, i cui luoghi cyberpunk e virtuali, rimandano a spazi mortiferi da gestire anche solipsisticamente, ripiegati in possibili intersezioni di una “realtà” allucinata, persino, favolistica, ma sostanzialmente “finta”. Sono gli anni della fine della contestazione "classica", e dell’emergere di élite senzienti e non che trasfigurano, brutalmente, all’esterno, sul proprio “habitus”, riconfigurazioni di una possibile conformità o dissidenza. Allo stesso modo, questo sub-strato immaginifico, diviene il portato attraverso cui si ri-configurano “resistenze simboliche” di giovani e di adulti infantilizzati, come li chiamerebbe Bruckner, dando vita ad inediti modelli di comportamento, che si “organizzano” mediante peculiari stili di vita, caratterizzati da una crisi apocalittica perenne, globale ed intimista, letta più come una risorsa che come rischio sociale, di cui i meccanismi di consumo tipici, concorrono a strutturare una vaga, instabile seppur plurima, cornice identitaria, senza fissa dimora.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.