"L’Illusione" di Federico De Roberto (1891) è un caso molto forte di romanzo figurale, un caso unico in Italia – e anche fuori, probabilmente, all’altezza cronologica della sua composizione – per la coerenza “integralista” (e già modernista) dei suoi fenomeni. Si fa riferimento alle categorie di F. K. Stanzel, che adopera l’aggettivo (da figure, “personaggio”) a designare quel tipo di narrazione in terza persona in cui sembra che il mondo finto nel testo – quello che Doležel ha definito storyworld – sia tutto visto dagli occhi e filtrato dalla mente di qualche personaggio. Questo tipo narrativo non fu ovviamente inventato da De Roberto, che anzi ne riconosceva i modelli fondanti in Flaubert; ma né Flaubert né ancora nessuno dei suoi prosecutori era stato, adottandolo, così radicale. "L’Illusione" è eccezionale nel panorama tardo-ottocentesco per l’unicità del suo fuoco. È un romanzo figurale monistico: dalla prima all’ultima riga impera un solo reflector-character, come Stanzel lo chiama, ovvero la protagonista Teresa Uzeda. Lo studio mira a valorizzare l’originalità e la novità sperimentale dell’operazione derobertiana, attraverso una minuziosa analisi narratologica del testo e un confronto attento tra la prima e (più coraggiosa) edizione e quella definitiva del 1900.
«Un monologo di 450 pagine». Note su 'L’Illusione' di Federico De Roberto / Maffei, Giovanni. - II:(2019), pp. 68-92.
«Un monologo di 450 pagine». Note su 'L’Illusione' di Federico De Roberto
Giovanni Maffei
2019
Abstract
"L’Illusione" di Federico De Roberto (1891) è un caso molto forte di romanzo figurale, un caso unico in Italia – e anche fuori, probabilmente, all’altezza cronologica della sua composizione – per la coerenza “integralista” (e già modernista) dei suoi fenomeni. Si fa riferimento alle categorie di F. K. Stanzel, che adopera l’aggettivo (da figure, “personaggio”) a designare quel tipo di narrazione in terza persona in cui sembra che il mondo finto nel testo – quello che Doležel ha definito storyworld – sia tutto visto dagli occhi e filtrato dalla mente di qualche personaggio. Questo tipo narrativo non fu ovviamente inventato da De Roberto, che anzi ne riconosceva i modelli fondanti in Flaubert; ma né Flaubert né ancora nessuno dei suoi prosecutori era stato, adottandolo, così radicale. "L’Illusione" è eccezionale nel panorama tardo-ottocentesco per l’unicità del suo fuoco. È un romanzo figurale monistico: dalla prima all’ultima riga impera un solo reflector-character, come Stanzel lo chiama, ovvero la protagonista Teresa Uzeda. Lo studio mira a valorizzare l’originalità e la novità sperimentale dell’operazione derobertiana, attraverso una minuziosa analisi narratologica del testo e un confronto attento tra la prima e (più coraggiosa) edizione e quella definitiva del 1900.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.