La sua complessa stratificazione rende Napoli una città dalle fasi di crescita quasi inestricabili, ma consente analisi trasversali capaci di individuare alcune peculiarità ricorrenti. L’ipotesi di questa indagine collettiva coordinata da LAN (Local Architecture Network) è che si possa precisare una traccia latente nell’architettura napoletana, e specificamente in quella d’epoca moderna: la rinuncia a definire modelli astratti e universali, unita alla capacità, se non addirittura alla necessità, di misurare il progetto con il contesto fisico, storico, sociale e paesaggistico. Il volume si concentra sul periodo che va dagli anni Trenta agli anni Sessanta e deroga così dalle consuete cronologie, che vedono nella guerra una cesura risolutiva, mostrando quindi gli elementi di permanenza che attraversano e oltrepassano gli eventi storici; inoltre, riunisce opere celebrate, come il Palazzo delle Poste (Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi) e Villa Oro (Luigi Cosenza e Bernard Rudofsky), insieme con molte altre architetture di notevole interesse e con un imprescindibile radicamento nella città, quali ad esempio quelle di Marcello Canino, Renato Avolio De Martino, Stefania Filo Speziale e quelle di autori non napoletani come Cesare Bazzani e Luigi Piccinato.
Perché moderna / Freda, Gianluigi. - (2020), pp. 99-103.
Perché moderna
Gianluigi Freda
2020
Abstract
La sua complessa stratificazione rende Napoli una città dalle fasi di crescita quasi inestricabili, ma consente analisi trasversali capaci di individuare alcune peculiarità ricorrenti. L’ipotesi di questa indagine collettiva coordinata da LAN (Local Architecture Network) è che si possa precisare una traccia latente nell’architettura napoletana, e specificamente in quella d’epoca moderna: la rinuncia a definire modelli astratti e universali, unita alla capacità, se non addirittura alla necessità, di misurare il progetto con il contesto fisico, storico, sociale e paesaggistico. Il volume si concentra sul periodo che va dagli anni Trenta agli anni Sessanta e deroga così dalle consuete cronologie, che vedono nella guerra una cesura risolutiva, mostrando quindi gli elementi di permanenza che attraversano e oltrepassano gli eventi storici; inoltre, riunisce opere celebrate, come il Palazzo delle Poste (Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi) e Villa Oro (Luigi Cosenza e Bernard Rudofsky), insieme con molte altre architetture di notevole interesse e con un imprescindibile radicamento nella città, quali ad esempio quelle di Marcello Canino, Renato Avolio De Martino, Stefania Filo Speziale e quelle di autori non napoletani come Cesare Bazzani e Luigi Piccinato.File | Dimensione | Formato | |
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