La settima funzione del linguaggio di Laurent Binet è un thriller accademico basato sulla scomparsa di un manoscritto di Roman Jakobson che rivela una scoperta sul linguaggio in grado di sconvolgere il prestigioso ambiente intellettuale della French Theory. Il romanzo ha come punto di partenza un avvenimento reale, l’incidente mortale occorso a Roland Barthes, poi si trasforma in un’affaire internazionale che si svolge durante la campagna presidenziale francese del 1980-1 in cui si sfidarono Giscard d’Estaing e Mitterrand. L’articolo rintraccia i riferimenti intertestuali presenti nel romanzo e rinviene alcuni procedimenti metafinzionali già utilizzati dall’autore in HHhH: entrambi i romanzi sarebbero influenzati dalla riflessione del rimpianto maître à penser. L’articolo mette in luce la dimensione politica della Settima funzione del linguaggio che problematizza la dialettica tra la competitività insita nel reale e il presunto idealismo della ricerca. La frenesia autoritaria degli esponenti della French Theory ad accaparrarsi il controllo sulla parola grazie al manoscritto farà implodere il loro piccolo mondo e non solo quello. Attraverso l’analisi di una rete di citazioni implicite ed esplicite delle pubblicazioni più note della French Theory, Binet ironizza sui limiti di ogni consorteria intellettuale, esprimendosi in favore di posizioni intellettuali meno dogmatiche, e preconizza che la settima funzione del linguaggio, capace di condizionare la nostra opinione, è già tra noi.
Laurent Binet e il potere della parola: un campus novel sui generis / Sperti, Valeria. - (2020), pp. 197-215.
Laurent Binet e il potere della parola: un campus novel sui generis
valeria sperti
2020
Abstract
La settima funzione del linguaggio di Laurent Binet è un thriller accademico basato sulla scomparsa di un manoscritto di Roman Jakobson che rivela una scoperta sul linguaggio in grado di sconvolgere il prestigioso ambiente intellettuale della French Theory. Il romanzo ha come punto di partenza un avvenimento reale, l’incidente mortale occorso a Roland Barthes, poi si trasforma in un’affaire internazionale che si svolge durante la campagna presidenziale francese del 1980-1 in cui si sfidarono Giscard d’Estaing e Mitterrand. L’articolo rintraccia i riferimenti intertestuali presenti nel romanzo e rinviene alcuni procedimenti metafinzionali già utilizzati dall’autore in HHhH: entrambi i romanzi sarebbero influenzati dalla riflessione del rimpianto maître à penser. L’articolo mette in luce la dimensione politica della Settima funzione del linguaggio che problematizza la dialettica tra la competitività insita nel reale e il presunto idealismo della ricerca. La frenesia autoritaria degli esponenti della French Theory ad accaparrarsi il controllo sulla parola grazie al manoscritto farà implodere il loro piccolo mondo e non solo quello. Attraverso l’analisi di una rete di citazioni implicite ed esplicite delle pubblicazioni più note della French Theory, Binet ironizza sui limiti di ogni consorteria intellettuale, esprimendosi in favore di posizioni intellettuali meno dogmatiche, e preconizza che la settima funzione del linguaggio, capace di condizionare la nostra opinione, è già tra noi.File | Dimensione | Formato | |
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