Oggetto di analisi del presente contributo è la vasta area sovraregionale posizionata tra Regno di Napoli e Stato pontificio ed estesa su parte dei territori di Marche, Umbria, Lazio, Abruzzi. Un’area storicamente connotata da rapporti di scambio ininterrotti di natura non solo economica. Sul piano specifico delle interrelazioni di ambito commerciale nei secoli della prima età moderna si disegna un perimetro anche più vasto che sul lato costiero coinvolge l’intero Adriatico da Venezia alla Puglia fino alle sponde dalmata e croata. Ne sono aspetti fondativi il contrabbando, il commercio ambulante, il circuito delle fiere, la mobilità del lavoro, la presenza di mercanti forestieri. Già nel 1915 Francesco Savini ne sottolineava alcuni dei nessi esistenti nelle zone contigue di Ascoli e di Teramo dove era stata sperimentata anche un’unione politica nell’età antica e nell’alto medioevo. Certo a partire dal VI secolo e per circa tredici secoli fino all’Unità d’Italia una duratura linea di demarcazione politica ha separato il Regno di Napoli dallo Stato Pontificio che nella porzione tra Marche e Abruzzo si snodava per larga parte seguendo il corso del Tronto. Tuttavia non può dirsi che i rapporti tra le popolazioni ne siano stati condizionati o limitati. Volatilità e incertezza hanno connotato la definizione della sua linea lasciando spazio aperto a continue controversie, violenze, usurpazioni tra le comunità locali poste al di qua e al di là dello stesso, a causa dell’assenza fino a tutto il XVIII secolo di strumenti cartografici e di rilievo atti a testimoniarne l’andamento. Gli effetti di uno Stato lontano si misuravano anche in un controllo esercitato per maglie larghe tanto che la presenza del confine geo-politico non ha costituito una reale barriera al passaggio di uomini e merci. Ma per quanto labile e poroso, il confine dell’età moderna costituisce un dato materiale da cui non si può prescindere come i recenti studi e ricerche hanno indicato dimostrando la vitalità del tema insieme con la sua complessità e varietà di approcci. Il presente contributo si inserisce in questa tradizione di studi; nel richiamare i fattori istituzionali, territoriali ed economici che favorirono la definizione di questa area nonostante la separazione politica aggiunge qualche ulteriore tassello che la documentazione ha fornito. Parlare di integrazione economica richiama concetti contemporanei dove le barriere tra i mercati diminuiscono quando si realizzano interventi di riduzione o abolizione di dazi, quote o preferenze al fine di favorire movimenti di capitali, lavoro, beni e servizi tra paesi. Niente di tutto ciò ebbe a verificarsi eppure queste aree contermini vissero un’interazione profonda nonostante il confine dal momento che le relazioni funzionali non furono mai realmente ostacolate. L’attenzione verrà dunque focalizzata su quei centri che più spiccatamente la hanno resa evidente indirizzando più specificamente l’attenzione su Ascoli nello Stato pontificio e Teramo nel Regno di Napoli, le città più prossime al confine (circa 30/40 chilometri di distanza l’una dall’altra), considerate qui non nella loro dimensione urbana ma nella scala dell’intero distretto provinciale.

Nonostante il confine. Le forme dell'integrazione tra Abruzzi e Marche: prodotti, uomini, scambi (secoli XV-XVIII) / Bulgarelli, Alessandra. - (2019), pp. 197-218.

Nonostante il confine. Le forme dell'integrazione tra Abruzzi e Marche: prodotti, uomini, scambi (secoli XV-XVIII)

Alessandra Bulgarelli
Investigation
2019

Abstract

Oggetto di analisi del presente contributo è la vasta area sovraregionale posizionata tra Regno di Napoli e Stato pontificio ed estesa su parte dei territori di Marche, Umbria, Lazio, Abruzzi. Un’area storicamente connotata da rapporti di scambio ininterrotti di natura non solo economica. Sul piano specifico delle interrelazioni di ambito commerciale nei secoli della prima età moderna si disegna un perimetro anche più vasto che sul lato costiero coinvolge l’intero Adriatico da Venezia alla Puglia fino alle sponde dalmata e croata. Ne sono aspetti fondativi il contrabbando, il commercio ambulante, il circuito delle fiere, la mobilità del lavoro, la presenza di mercanti forestieri. Già nel 1915 Francesco Savini ne sottolineava alcuni dei nessi esistenti nelle zone contigue di Ascoli e di Teramo dove era stata sperimentata anche un’unione politica nell’età antica e nell’alto medioevo. Certo a partire dal VI secolo e per circa tredici secoli fino all’Unità d’Italia una duratura linea di demarcazione politica ha separato il Regno di Napoli dallo Stato Pontificio che nella porzione tra Marche e Abruzzo si snodava per larga parte seguendo il corso del Tronto. Tuttavia non può dirsi che i rapporti tra le popolazioni ne siano stati condizionati o limitati. Volatilità e incertezza hanno connotato la definizione della sua linea lasciando spazio aperto a continue controversie, violenze, usurpazioni tra le comunità locali poste al di qua e al di là dello stesso, a causa dell’assenza fino a tutto il XVIII secolo di strumenti cartografici e di rilievo atti a testimoniarne l’andamento. Gli effetti di uno Stato lontano si misuravano anche in un controllo esercitato per maglie larghe tanto che la presenza del confine geo-politico non ha costituito una reale barriera al passaggio di uomini e merci. Ma per quanto labile e poroso, il confine dell’età moderna costituisce un dato materiale da cui non si può prescindere come i recenti studi e ricerche hanno indicato dimostrando la vitalità del tema insieme con la sua complessità e varietà di approcci. Il presente contributo si inserisce in questa tradizione di studi; nel richiamare i fattori istituzionali, territoriali ed economici che favorirono la definizione di questa area nonostante la separazione politica aggiunge qualche ulteriore tassello che la documentazione ha fornito. Parlare di integrazione economica richiama concetti contemporanei dove le barriere tra i mercati diminuiscono quando si realizzano interventi di riduzione o abolizione di dazi, quote o preferenze al fine di favorire movimenti di capitali, lavoro, beni e servizi tra paesi. Niente di tutto ciò ebbe a verificarsi eppure queste aree contermini vissero un’interazione profonda nonostante il confine dal momento che le relazioni funzionali non furono mai realmente ostacolate. L’attenzione verrà dunque focalizzata su quei centri che più spiccatamente la hanno resa evidente indirizzando più specificamente l’attenzione su Ascoli nello Stato pontificio e Teramo nel Regno di Napoli, le città più prossime al confine (circa 30/40 chilometri di distanza l’una dall’altra), considerate qui non nella loro dimensione urbana ma nella scala dell’intero distretto provinciale.
2019
9788832800968
Nonostante il confine. Le forme dell'integrazione tra Abruzzi e Marche: prodotti, uomini, scambi (secoli XV-XVIII) / Bulgarelli, Alessandra. - (2019), pp. 197-218.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/786464
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact