Il progetto per la cappella nel cimitero comunale di Siano affronta il tema del significato, per l’oggi, di un luogo sacro, della preghiera, del commiato e del ricordo. L’architettura della cappella, nella sua scarna essenzialità tettonica posta al di sopra di un crepìdoma su un suolo terrazzato, ancora e di nuovo a cospetto della natura, vuole celebrare la sacralità della vita e della morte su uno sfondo naturale potente, un costone ripido che protegge e realizza l’orizzonte di questa piccola città dei morti: un punto di vista intenzionale per testimoniare, attraverso le forme, la costruzione e la qualità degli spazi, il contrappunto artificiale, il doppio, il complemento umano di quella natura cangiante e inattingibile da cui noi tutti proveniamo. La cappella preesistente, realizzata solo nell’ipogeo, presenta una organizzazione tipologica ad aula absidata: una possente muratura entroterra, un temenos ctonio che cela alla vista diretta la fossa comune con i resti mortali. Niente o poco altro con cui rapportare il nuovo e da cui trovare ispirazione per rispondere alla domanda di progetto: realizzare una cappella sul sedime della cripta, per ospitare funzioni o accogliere i feretri per un ultimo commiato. La scelta è stata quella di non lavorare in accordo ridondante con la forma della cripta con un registro murario ma per contrappunto secondo un registro tettonico che definisse una potenziale esternità dell’interno “numinoso” in grado di introitare il contesto immediato ma anche quel bosco ripido e lontano. Assumendo la soluzione costruttiva, tettonica, come rappresentazione della connessione tra gli elementi, come modo distintivo adeguato del carattere e del senso dell’edificio, il progetto si propone quindi di costruire “un riparo posto davanti al bosco”, un edificio in cui gli elementi siano riconoscibili nella loro individualità e nel ruolo che ognuno svolge per la determinazione del tutto. Lo spazio del riparo semi-aperto e coperto è definito e intelligibile perché misurato e scandito da soli quattro pilastri agli estremi, con due travi a sorreggere il piano del tetto e una invetriata a doppio ordine a contornare, all’interno, un altare e definire, all’esterno, un portico che rende abitabile il più vasto crepìdoma inteso come piano di mediazione tra il suolo e l’aula sacra. Una ‘ultima’ casa dell’uomo che intende assumere il monito lanciato da Rogers, nel 1946, dalle pagine di Domus-La casa dell’uomo: «Perché rinunciare agli uomini? perché agli dei? perché alla bellezza, che spesso sostituisce le virtù nel fare da tramite? Nessun problema è risolto se non risponde all’utilità, alla morale e all’estetica nello stesso tempo».

Un riparo (posto) davanti al bosco / Capozzi, R.; Visconti, F.. - (2019). (Intervento presentato al convegno Identità dell’architettura italiana tenutosi a Dipartimento di Architettura Via della Mattonaia, 14 Firenze nel 11 e 12 dicembre 2019).

Un riparo (posto) davanti al bosco

R. Capozzi;F. Visconti
2019

Abstract

Il progetto per la cappella nel cimitero comunale di Siano affronta il tema del significato, per l’oggi, di un luogo sacro, della preghiera, del commiato e del ricordo. L’architettura della cappella, nella sua scarna essenzialità tettonica posta al di sopra di un crepìdoma su un suolo terrazzato, ancora e di nuovo a cospetto della natura, vuole celebrare la sacralità della vita e della morte su uno sfondo naturale potente, un costone ripido che protegge e realizza l’orizzonte di questa piccola città dei morti: un punto di vista intenzionale per testimoniare, attraverso le forme, la costruzione e la qualità degli spazi, il contrappunto artificiale, il doppio, il complemento umano di quella natura cangiante e inattingibile da cui noi tutti proveniamo. La cappella preesistente, realizzata solo nell’ipogeo, presenta una organizzazione tipologica ad aula absidata: una possente muratura entroterra, un temenos ctonio che cela alla vista diretta la fossa comune con i resti mortali. Niente o poco altro con cui rapportare il nuovo e da cui trovare ispirazione per rispondere alla domanda di progetto: realizzare una cappella sul sedime della cripta, per ospitare funzioni o accogliere i feretri per un ultimo commiato. La scelta è stata quella di non lavorare in accordo ridondante con la forma della cripta con un registro murario ma per contrappunto secondo un registro tettonico che definisse una potenziale esternità dell’interno “numinoso” in grado di introitare il contesto immediato ma anche quel bosco ripido e lontano. Assumendo la soluzione costruttiva, tettonica, come rappresentazione della connessione tra gli elementi, come modo distintivo adeguato del carattere e del senso dell’edificio, il progetto si propone quindi di costruire “un riparo posto davanti al bosco”, un edificio in cui gli elementi siano riconoscibili nella loro individualità e nel ruolo che ognuno svolge per la determinazione del tutto. Lo spazio del riparo semi-aperto e coperto è definito e intelligibile perché misurato e scandito da soli quattro pilastri agli estremi, con due travi a sorreggere il piano del tetto e una invetriata a doppio ordine a contornare, all’interno, un altare e definire, all’esterno, un portico che rende abitabile il più vasto crepìdoma inteso come piano di mediazione tra il suolo e l’aula sacra. Una ‘ultima’ casa dell’uomo che intende assumere il monito lanciato da Rogers, nel 1946, dalle pagine di Domus-La casa dell’uomo: «Perché rinunciare agli uomini? perché agli dei? perché alla bellezza, che spesso sostituisce le virtù nel fare da tramite? Nessun problema è risolto se non risponde all’utilità, alla morale e all’estetica nello stesso tempo».
2019
Un riparo (posto) davanti al bosco / Capozzi, R.; Visconti, F.. - (2019). (Intervento presentato al convegno Identità dell’architettura italiana tenutosi a Dipartimento di Architettura Via della Mattonaia, 14 Firenze nel 11 e 12 dicembre 2019).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/764981
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