Lo psicologo di comunità si occupa, tra le altre cose, di fare ricerca circa tematiche che riguardino le relazioni e i fenomeni sociali e i bisogni espressi dalle comunità, che possano avere ricadute su benessere ed empowerment individuali e sociali attraverso la successiva progettazione di interventi. Nella società 2.0, con la sempre maggiore presenza dei social media nelle nostre vite quotidiane, anche le modalità di fare ricerca si stanno aprendo a nuove prospettive: per riconfigurare il ruolo e le competenze dello psicologo di comunità e renderli spendibili in questi nuovi contesti online, sempre più intersecati con quelli tradizionali, si fanno dunque cruciali la competenza riflessiva e un’adeguata lettura di dinamiche e fenomeni sociali che li caratterizzano. Tali contesti presentano nuove potenzialità ma anche nuovi rischi (Moreno, Goniu, Moreno, Diekema, 2016), di cui è necessario essere consapevoli per muovervisi adeguatamente e non inficiare i risultati ottenuti. La riflessione proposta nasce da esperienze di ricerca svolte attraverso i contesti online gestendone i vantaggi (es. ampi campioni e studi cross-culturali; Kraut et al., 2004; Reips, 2002) ma anche i peculiari rischi (es. rappresentatività del campione; Couper, 2000). Un aspetto importante riguarda il primo contatto e il riconoscimento del ruolo dello psicologo in riferimento alla rappresentazione della figura professionale, spesso legata all’ambito clinico: rispetto a queste esigenze, assumono particolare rilievo la gestione della comunicazione scritta e lo scambio, anche in termini pratici (lunghezza del messaggio, tempi di risposta). Altro aspetto da affrontare riguarda l’etica e la privacy; peculiare attenzione richiede la riservatezza, in quanto i motori di ricerca online rendono più facilmente identificabili gli individui a partire da frasi o dati personali riportati nei loro profili (Moreno et al., 2016). Tali contesti richiedono anche attenzione a risposte multiple o non serie e ai dropouts (Gosling et al., 2004; Porter, Whitcomb, 2003). Inoltre, si fanno necessarie competenze relazionali per adattarsi a stile e linguaggio degli individui con cui si interagisce: nonostante le interazioni siano computer-mediate, esse richiedono ai ricercatori un adeguato utilizzo della netiquette, soprattutto quando dall’altra parte dello schermo vi sono persone adulte. Abbiamo appreso una nuova formalità caratteristica dei gruppi Facebook di adulti, che passa per la comunicazione con gli amministratori, e modalità comunicative specifiche dei gruppi di giovani, più liberi. L’utilizzo di contesti online si è dimostrato funzionale per campioni costituiti da giovani o giovani adulti e quando le tematiche riguardano argomenti più intimi, in quanto l’essere dietro lo schermo consente ai partecipanti di rispondere più apertamente e sinceramente (Sassenberg, Kreutz, 2002) e al ricercatore di ridurre l’influenza di bias (McKee, 2013; Walker, 2013). Per contro, nell’interazione con adulti e rispetto a tematiche comuni ci è sembrato che i partecipanti percepissero talvolta gli strumenti usati come limitanti rispetto a quanto avrebbero voluto dire. Quanto emerso invita a riflettere su come gli psicologi possano muoversi in contesti online e social media, adattare ad essi le proprie competenze per sfruttare i vantaggi derivanti dal loro utilizzo e contenere i rischi.

Psicologi di Comunità 2.0: nuove e vecchie competenze per fare ricerca usando i social media / Gatti, Flora; Procentese, Fortuna. - (2017).

Psicologi di Comunità 2.0: nuove e vecchie competenze per fare ricerca usando i social media

GATTI, FLORA;Fortuna Procentese
2017

Abstract

Lo psicologo di comunità si occupa, tra le altre cose, di fare ricerca circa tematiche che riguardino le relazioni e i fenomeni sociali e i bisogni espressi dalle comunità, che possano avere ricadute su benessere ed empowerment individuali e sociali attraverso la successiva progettazione di interventi. Nella società 2.0, con la sempre maggiore presenza dei social media nelle nostre vite quotidiane, anche le modalità di fare ricerca si stanno aprendo a nuove prospettive: per riconfigurare il ruolo e le competenze dello psicologo di comunità e renderli spendibili in questi nuovi contesti online, sempre più intersecati con quelli tradizionali, si fanno dunque cruciali la competenza riflessiva e un’adeguata lettura di dinamiche e fenomeni sociali che li caratterizzano. Tali contesti presentano nuove potenzialità ma anche nuovi rischi (Moreno, Goniu, Moreno, Diekema, 2016), di cui è necessario essere consapevoli per muovervisi adeguatamente e non inficiare i risultati ottenuti. La riflessione proposta nasce da esperienze di ricerca svolte attraverso i contesti online gestendone i vantaggi (es. ampi campioni e studi cross-culturali; Kraut et al., 2004; Reips, 2002) ma anche i peculiari rischi (es. rappresentatività del campione; Couper, 2000). Un aspetto importante riguarda il primo contatto e il riconoscimento del ruolo dello psicologo in riferimento alla rappresentazione della figura professionale, spesso legata all’ambito clinico: rispetto a queste esigenze, assumono particolare rilievo la gestione della comunicazione scritta e lo scambio, anche in termini pratici (lunghezza del messaggio, tempi di risposta). Altro aspetto da affrontare riguarda l’etica e la privacy; peculiare attenzione richiede la riservatezza, in quanto i motori di ricerca online rendono più facilmente identificabili gli individui a partire da frasi o dati personali riportati nei loro profili (Moreno et al., 2016). Tali contesti richiedono anche attenzione a risposte multiple o non serie e ai dropouts (Gosling et al., 2004; Porter, Whitcomb, 2003). Inoltre, si fanno necessarie competenze relazionali per adattarsi a stile e linguaggio degli individui con cui si interagisce: nonostante le interazioni siano computer-mediate, esse richiedono ai ricercatori un adeguato utilizzo della netiquette, soprattutto quando dall’altra parte dello schermo vi sono persone adulte. Abbiamo appreso una nuova formalità caratteristica dei gruppi Facebook di adulti, che passa per la comunicazione con gli amministratori, e modalità comunicative specifiche dei gruppi di giovani, più liberi. L’utilizzo di contesti online si è dimostrato funzionale per campioni costituiti da giovani o giovani adulti e quando le tematiche riguardano argomenti più intimi, in quanto l’essere dietro lo schermo consente ai partecipanti di rispondere più apertamente e sinceramente (Sassenberg, Kreutz, 2002) e al ricercatore di ridurre l’influenza di bias (McKee, 2013; Walker, 2013). Per contro, nell’interazione con adulti e rispetto a tematiche comuni ci è sembrato che i partecipanti percepissero talvolta gli strumenti usati come limitanti rispetto a quanto avrebbero voluto dire. Quanto emerso invita a riflettere su come gli psicologi possano muoversi in contesti online e social media, adattare ad essi le proprie competenze per sfruttare i vantaggi derivanti dal loro utilizzo e contenere i rischi.
2017
Psicologi di Comunità 2.0: nuove e vecchie competenze per fare ricerca usando i social media / Gatti, Flora; Procentese, Fortuna. - (2017).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/759447
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact