Tra le pagine della letteratura modernista, mentre il mondo va precipitando verso la grande guerra, prendono corpo visioni apocalittiche contrastanti. Un rumore di fondo si diffonde, verso il 1910, intorno alle vicende dell’homo fictus, un «rumore di cose che si rompono, cadono, si fracassano, e vanno distrutte» (Woolf). Tra le ombre lunghe di un Occidente al suo tramonto, ormai dominato dalla degenerazione, il futuro, sulla cui esperienza Minkovskij, a ridosso dell’armistizio del 1918, inizia a stendere il primo embrione di Tempo vissuto, assume figurazioni diverse, intrecciando nelle pagine di romanzo distopie, ucronie, cataclismi biblici ed esplosioni artificiali di mondi degenerati. In un tempo che si ricurva su sé stesso, il mondo pre-adamitico de Il crocifisso di Tozzi finisce per coincidere con l’apocalisse-diluvio di Adamo ed Eva, l’incompiuto progetto romanzesco di Pirandello destinato fino alla fine a visitare la sua mente. E il capitolo conclusivo de L’imperio di De Roberto, attraverso la teoria del «suicidio cosmico» di Hartmann, si sovrappone all’ultimo capitolo della Coscienza di Zeno, a quell’esplosione artificiale che decretando la fine paradossale di ogni civiltà, diventa autoannientamento e cancellazione delle tracce umane. In tutte queste visioni dell’apocalisse, ogni movimento progressivo appare annullato nella vastità di una notte dei tempi, sovrastorica, dove il futuro si rovescia al punto di sconfinare in un passato primordiale, accumunati, i due estremi del tempo, dall’assenza totale dell’uomo.
Visioni dell’apocalisse: cataclismi biblici e moderne esplosioni / Acocella, Silvia. - In: NUOVA CORRENTE. - ISSN 0029-6155. - (2019), pp. 11-25.
Visioni dell’apocalisse: cataclismi biblici e moderne esplosioni
Silvia Acocella
2019
Abstract
Tra le pagine della letteratura modernista, mentre il mondo va precipitando verso la grande guerra, prendono corpo visioni apocalittiche contrastanti. Un rumore di fondo si diffonde, verso il 1910, intorno alle vicende dell’homo fictus, un «rumore di cose che si rompono, cadono, si fracassano, e vanno distrutte» (Woolf). Tra le ombre lunghe di un Occidente al suo tramonto, ormai dominato dalla degenerazione, il futuro, sulla cui esperienza Minkovskij, a ridosso dell’armistizio del 1918, inizia a stendere il primo embrione di Tempo vissuto, assume figurazioni diverse, intrecciando nelle pagine di romanzo distopie, ucronie, cataclismi biblici ed esplosioni artificiali di mondi degenerati. In un tempo che si ricurva su sé stesso, il mondo pre-adamitico de Il crocifisso di Tozzi finisce per coincidere con l’apocalisse-diluvio di Adamo ed Eva, l’incompiuto progetto romanzesco di Pirandello destinato fino alla fine a visitare la sua mente. E il capitolo conclusivo de L’imperio di De Roberto, attraverso la teoria del «suicidio cosmico» di Hartmann, si sovrappone all’ultimo capitolo della Coscienza di Zeno, a quell’esplosione artificiale che decretando la fine paradossale di ogni civiltà, diventa autoannientamento e cancellazione delle tracce umane. In tutte queste visioni dell’apocalisse, ogni movimento progressivo appare annullato nella vastità di una notte dei tempi, sovrastorica, dove il futuro si rovescia al punto di sconfinare in un passato primordiale, accumunati, i due estremi del tempo, dall’assenza totale dell’uomo.File | Dimensione | Formato | |
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