Pasquino in piazza: una statua a Roma fra arte e vituperio

Scopo del libro è colmare una lacuna negli studi storico-artistici: a differenza di altre statue antiche riscoperte fra il tardo XV e il XVI sec. (quali il Torso e l’Apollo del Belvedere, o il Laocoonte) Pasquino ha ricevuto scarsa attenzione nelle indagini sul revival dell’Antico in età moderna (il contributo più valido resta la breve scheda di F. Haskell-N. Penny in Taste and the antique,1982). Ciò si deve a ragioni diverse fra cui spicca il forte ruolo politico e sociale attribuito alla statua fin dalla sua ‘rinascita’ che ha oscurato (e condizionato) la sua fortuna come opera d’arte. La storia della statua è stata quindi studiata (attraverso fonti e documenti editi ed inediti) in relazione a: 1. il luogo in cui fu esposta (sulla piazza, sulla via papalis, all’angolo di Palazzo Orsini) beneficiando di ricerche sull’urbanistica del centro di Roma e sull’uso di questi spazi fra XV-XVII sec.; 2. la cultura e i legami politici del suo mecenate, il cardinal Oliviero Carafa; 3. altre statue antiche, recuperando tutte le cit. nelle fonti letterarie, periegetiche e antiquarie in cui P. è confrontato con queste; 4. gli artisti, a partire dai travestimenti e restauri effimeri che la interessarono (sono per la prima volta analizzati tutti i frontespizi dei Carmina che ne serbano memoria) fino alle copie o libere ispirazioni tratte da Pasquino. I risultati hanno permesso di tracciare una cornice storicamente convincente per comprendere la singolare scelta espositiva di Carafa (illuminando aspetti del suo mecenatismo trascurati nella pur nell’ampia bibliografia a lui dedicata) e recuperare il dibattito, dimenticato ma in realtà vivacissimo, sull’iconografia e lo stile di P. e il posto di eccelso modello artistico che aveva fra ‘5 e ‘600. Il lavoro evidenzia la complessità della ricezione multiforme di P. e quanto ciò abbia condizionato anche la moderna ricerca storico-artistica.