Attraverso due testimonianze del mondo antico, ma appartenenti ad epoche e a generi del tutto distanti, si intende riflettere su come la percezione del paesaggio possa creare e poi veicolare un’identità di appartenenza politica; su quali siano, inoltre, le componenti di tale identità, anche in rapporto al concetto di integrazione. La prima è uno stralcio del viaggio di Elio Aristide che, partito dall’Asia minore nel secondo secolo d.C., racconterà poi le sue impressioni in una celebre orazione intitolata, semplicemente, “A Roma” e destinata ad essere pronunciata forse al cospetto dell’imperatore Antonino Pio e poi letta da un pubblico politicamente e culturalmente elevato. Anche se il fine ultimo del discorso è l’esaltazione dell’impero romano, il retore greco si sofferma a lungo, in modo quasi eccessivo, sulle qualità della sua capitale, tratteggiando i passaggi che l’hanno condotta verso l’attuale forma imperiale quasi come in un processo naturale di dilatazione della dimensione cittadina, che peraltro non viene mai del tutto soppiantata, continuando a vigere nei secoli successivi un sistema di organizzazione amministrativa simile a quello originario, sebbene ora proiettato su scala maggiore. La seconda voce è quella del nobile gallico Rutilio Namaziano, già prefetto di Roma, che intraprende - a ridosso della drammatica avanzata di Alarico, nel quinto secolo d.C. - un viaggio di ritorno a casa, per occuparsi delle proprie terre sconvolte dalle invasioni dei Goti. Turbato profondamente da quello che vede dal mare (la via più sicura in quel momento) lungo le coste, lo racconta nel De reditu, un piccolo poema. Come Elio Aristide aveva descritto giardini, fontane, palazzi, ginnasii, opere d’arte, di un mondo civilizzato all’apice del suo splendore, che esaltava lo sguardo e l’animo del viaggiatore, così lo scenario che si pone sotto gli occhi di Rutilio è, invece, assai desolante. Le drammatiche conseguenze della caduta delle barriere militari, ma prima politiche, sociali e culturali entro le quali l’impero romano era riuscito, per molti secoli fino ad allora, ad organizzare le proprie relazioni con i popoli limitrofi sono sotto gli occhi di tutti. Quella caduta aveva comportato un netto cambiamento anche nelle coscienze verso lo straniero, improvvisamente nemico, ostile, diverso.

Esperienze di viaggio, identità di appartenenza / Galgano, Francesca. - unico:(2019), pp. 39-49. [10.6093/ 978-88-6887-052-2]

Esperienze di viaggio, identità di appartenenza

Francesca Galgano
2019

Abstract

Attraverso due testimonianze del mondo antico, ma appartenenti ad epoche e a generi del tutto distanti, si intende riflettere su come la percezione del paesaggio possa creare e poi veicolare un’identità di appartenenza politica; su quali siano, inoltre, le componenti di tale identità, anche in rapporto al concetto di integrazione. La prima è uno stralcio del viaggio di Elio Aristide che, partito dall’Asia minore nel secondo secolo d.C., racconterà poi le sue impressioni in una celebre orazione intitolata, semplicemente, “A Roma” e destinata ad essere pronunciata forse al cospetto dell’imperatore Antonino Pio e poi letta da un pubblico politicamente e culturalmente elevato. Anche se il fine ultimo del discorso è l’esaltazione dell’impero romano, il retore greco si sofferma a lungo, in modo quasi eccessivo, sulle qualità della sua capitale, tratteggiando i passaggi che l’hanno condotta verso l’attuale forma imperiale quasi come in un processo naturale di dilatazione della dimensione cittadina, che peraltro non viene mai del tutto soppiantata, continuando a vigere nei secoli successivi un sistema di organizzazione amministrativa simile a quello originario, sebbene ora proiettato su scala maggiore. La seconda voce è quella del nobile gallico Rutilio Namaziano, già prefetto di Roma, che intraprende - a ridosso della drammatica avanzata di Alarico, nel quinto secolo d.C. - un viaggio di ritorno a casa, per occuparsi delle proprie terre sconvolte dalle invasioni dei Goti. Turbato profondamente da quello che vede dal mare (la via più sicura in quel momento) lungo le coste, lo racconta nel De reditu, un piccolo poema. Come Elio Aristide aveva descritto giardini, fontane, palazzi, ginnasii, opere d’arte, di un mondo civilizzato all’apice del suo splendore, che esaltava lo sguardo e l’animo del viaggiatore, così lo scenario che si pone sotto gli occhi di Rutilio è, invece, assai desolante. Le drammatiche conseguenze della caduta delle barriere militari, ma prima politiche, sociali e culturali entro le quali l’impero romano era riuscito, per molti secoli fino ad allora, ad organizzare le proprie relazioni con i popoli limitrofi sono sotto gli occhi di tutti. Quella caduta aveva comportato un netto cambiamento anche nelle coscienze verso lo straniero, improvvisamente nemico, ostile, diverso.
2019
978-88-6887-052-2
Esperienze di viaggio, identità di appartenenza / Galgano, Francesca. - unico:(2019), pp. 39-49. [10.6093/ 978-88-6887-052-2]
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