A Urbino, Berlino e Baltimora sono custoditi tre dipinti su legno noti come “Tavole della Città Ideale”. Gli spazi della città che queste rappresentazioni emblematizzano sono caratterizzati da equilibrio e perfezione formale basati non solo sul valore degli edifici ma anche sul sistema di relazioni che essi stabiliscono mutuamente conformando lo spazio pubblico. È stato scritto che esse non sono “vedute ideali” ma piuttosto “virtuali”: «Una veduta ideale è costituita dalle Carceri di Piranesi, perché gli edifici rappresentati non sono costruibili, non potendosi trarre informazioni sulle piante, prospetti e sezioni. Cosa che ne la Città Ideale è al contrario possibile»1 : possibile perché in quella città ci sono regole, metriche e misure riconoscibili, intelligibili e condivise. Alcune delle architetture delle Tavole sono oltre che riconoscibili anche nominabili: palazzo Rucellai a Firenze, il tempio Malatestiano di Rimini, la facciata di Santa Maria Novella ma anche, nella tavola di Baltimora, il Colosseo e l’arco di Costantino. “Città ideali” dunque, ma anche “Città analoghe” come i Capricci del Canaletto dove la composizione architettonica dello spazio ci restituisce immagini di una Venezia tanto irreale quanto verosimile. Allo stesso modo, con un ulteriore salto temporale, la Città Analoga di Arduino Cantafora, “Manifesto” della XV Triennale di Milano la cui Sezione Internazionale di Architettura fu, nel 1973, curata da Aldo Rossi, rappresentò un momento significativo nella costruzione di una linea di pensiero sulla relazione inscindibile tra architettura e città.

Progetti urbani v/s Architettura Urbana / Capozzi, R.; Visconti, F.. - (2017). (Intervento presentato al convegno LA CITTÀ - PROGETTI URBANI | DIE STADT - STÄDTISCHE PROJEKTE tenutosi a Sala Carmeli, Via G. Galilei, 36 - Padova nel 4 e 5 maggio 2017).

Progetti urbani v/s Architettura Urbana

R. CAPOZZI;F. VISCONTI
2017

Abstract

A Urbino, Berlino e Baltimora sono custoditi tre dipinti su legno noti come “Tavole della Città Ideale”. Gli spazi della città che queste rappresentazioni emblematizzano sono caratterizzati da equilibrio e perfezione formale basati non solo sul valore degli edifici ma anche sul sistema di relazioni che essi stabiliscono mutuamente conformando lo spazio pubblico. È stato scritto che esse non sono “vedute ideali” ma piuttosto “virtuali”: «Una veduta ideale è costituita dalle Carceri di Piranesi, perché gli edifici rappresentati non sono costruibili, non potendosi trarre informazioni sulle piante, prospetti e sezioni. Cosa che ne la Città Ideale è al contrario possibile»1 : possibile perché in quella città ci sono regole, metriche e misure riconoscibili, intelligibili e condivise. Alcune delle architetture delle Tavole sono oltre che riconoscibili anche nominabili: palazzo Rucellai a Firenze, il tempio Malatestiano di Rimini, la facciata di Santa Maria Novella ma anche, nella tavola di Baltimora, il Colosseo e l’arco di Costantino. “Città ideali” dunque, ma anche “Città analoghe” come i Capricci del Canaletto dove la composizione architettonica dello spazio ci restituisce immagini di una Venezia tanto irreale quanto verosimile. Allo stesso modo, con un ulteriore salto temporale, la Città Analoga di Arduino Cantafora, “Manifesto” della XV Triennale di Milano la cui Sezione Internazionale di Architettura fu, nel 1973, curata da Aldo Rossi, rappresentò un momento significativo nella costruzione di una linea di pensiero sulla relazione inscindibile tra architettura e città.
2017
Progetti urbani v/s Architettura Urbana / Capozzi, R.; Visconti, F.. - (2017). (Intervento presentato al convegno LA CITTÀ - PROGETTI URBANI | DIE STADT - STÄDTISCHE PROJEKTE tenutosi a Sala Carmeli, Via G. Galilei, 36 - Padova nel 4 e 5 maggio 2017).
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